L'ex boss pentito è tornato a Somma Vesuviana?
LA VICENDA CONTRADDITTORIA. Per rispetto di chi crede non parliamo di «apparizione», ma resta il mistero. Diversi cittadini di Somma Vesuviana hanno comunicato di aver visto l’ex boss Fiore D’Avino, oggi collaboratore di giustizia, sul suo territorio. Addirittura per diversi giorni. «L’ho visto e posso dire che il periodo è di almeno una settimana. Io l’ho visto, ma non voglio che esca il mio nome. L’ho visto circolare per Somma, a piedi e in macchina, accompagnato». Ma alcuni ci hanno comunicato di non saperne nulla. Come ad esempio la presidente del Forum dei Giovani di Somma Vesuviana, con sede all’interno di un appartamento confiscato alla camorra. «Non è una bella cosa, ma non so cosa dire. Io e la mia famiglia ci siamo tenuti sempre lontani, ci siamo sempre fatti i fatti nostri, come si suol dire e vogliamo stare tranquilli. Lui (Fiore D’Avino, nda) è libero di fare quello che vuole. Che vi devo dire».
«Non sembra normale che un pentito di camorra possa stare liberamente in paese. Non penso sia normale. Uno che ha fatto tante cose cattive, come dicono i giornali, e lo vedono a Somma non penso sia una cosa bella». Queste parole sono state pronunciate da un cittadino di Somma Vesuviana, che sostiene di aver visto l’ex boss, oggi collaboratore, Fiore D’Avino. «Onestamente penso di fare tutto anche io, perché domani sono di nuovo a Somma».
Abbiamo ribadito al cittadino che oggi Fiore D’Avino è un collaboratore di giustizia. E, quindi, perché non potrebbe ritornare a Somma? «Uno che sceglie una via, dopo tante cose brutte, non penso che ci possa essere un pentimento. E non penso possa ritornare a Somma dove ci sono stati tanti e tanti morti. Ma come ragiona lo Stato su queste cose?».
Abbiamo chiesto al cittadino, di cui non facciamo il nome perché ha espressamente chiesto di restare nell’anonimato, per quanti giorni ha visto Fiore D’Avino sul territorio di Somma. «Precisamente non lo so, l’ho visto e posso dire che il periodo è di almeno una settimana. Io l’ho visto, ma non voglio che esca il mio nome. L’ho visto circolare per Somma, a piedi e in macchina, accompagnato».
Abbiamo chiesto anche la sensazione provata. «Mi sono allibito. Non pensavo che potesse ritornare nel suo paese». Ma è stato riconosciuto subito? «All’inizio ho fatto un po’ di fatica, perché è cambiato. Ma la faccia è quella. Ho sentito anche altre persone. La sua ombra è sempre presente. La gente, sicuramente, ha paura per la sua storia passata. Incute timore». La notizia del ritorno del collaboratore di giustizia sul territorio di Somma Vesuviana ci è stata riferita da più parti.
Abbiamo sentito anche la dottoressa Reale, presidente del Forum dei Giovani di Somma Vesuviana, con sede all’interno di un appartamento confiscato alla camorra. Era di proprietà proprio di Fiore D’Avino. «La sede non è ancora operativa». Abbiamo chiesto un parere sulla notizia rimbalzata nei giorni scorsi in città. «Non so nulla. Sono a conoscenza che il bene confiscato apparteneva a lui, ma non sapevo del suo ritorno a Somma Vesuviana. Francamente sono cose che nemmeno vorrei entrarci. Ci siamo insediati a settembre come Forum, poi c’è stato il blocco del Covid, quindi siamo un attimino fermi ma per altre problematiche, non per il ritorno di questo signor Fiore D’Avino. Ma io non lo conosco proprio. Non è una bella cosa, ma non so cosa dire. Io e la mia famiglia ci siamo tenuti sempre lontani, ci siamo sempre fatti i fatti nostri, come si suol dire e vogliamo stare tranquilli. Lui (Fiore D’Avino, nda) è libero di fare quello che vuole. Che vi devo dire».
È disarmante, sotto certi punti di vista, ascoltare certi concetti astrusi. Però resta la preoccupazione di una parte della cittadinanza. Per dovere di cronaca dobbiamo aggiungere che da domenica sera Fiore D’Avino non è stato più visto in giro. Il nostro dovere è raccontare i fatti e raccogliere testimonianze. Noi lo abbiamo fatto ponendo un semplice interrogativo: il collaboratore di giustizia Fiore D’Avino è ritornato sul territorio di Somma Vesuviana? Abbiamo cercato di contattare anche il parroco, don Nicola della Parrocchia S. Michele Arcangelo. Dopo diversi tentativi non siamo riusciti a metterci in contatto con lui.
Il passato: la storia del clan D’Avino
Sono passati tanti anni da quando a Somma Vesuviana il clan D'Avino, capeggiato dai fratelli Fiore e Luigi, aveva la sua roccaforte. Fiore D’Avino, 60 anni, secondo gli inquirenti, iniziò negli anni Ottanta la sua ascesa criminale all’ombra di Mario Fabbrocino, il superboss di San Gennaro Vesuviano che godeva di forti legami anche a Pomigliano e a Somma Vesuviana.
In quel periodo Fabbrocino aveva stretto un patto di non belligeranza con Carmine Alfieri, un patto cementato dal comune odio verso Raffaele Cutolo. Quando però, nel 1987, Fabbrocino tentò di impossessarsi di Castellammare, già allora dominata da Michele D’Alessandro, suscitò il disappunto del capoclan, Piazzolla di Nola.
Fu a quel punto che, sempre secondo gli inquirenti, l’allora trentenne Fiore D’Avino decise di trasmigrare, insieme al fratello Luigi, alla corte di don Carmine.
Una scelta che portò notevoli benefici. In poco tempo conquistò la piena fiducia del padrino nolano, tessendo una serie di legami anche con politici e colletti bianchi. Emblematico in questo senso un episodio, risalente al periodo tra il 1989 e il 1994, quando il D’Avino, su richiesta di Alfieri, riuscì a gestire la fattiva collaborazione di tre carabinieri del gruppo di Castello di Cisterna.
Militari pagati dalla camorra, con stipendi mensili di 5 milioni di vecchie lire e con una serie di spettacolari regali. Nel 1994 i carabinieri infedeli furono scoperti e arrestati dai loro stessi colleghi. Il 1997 è l’anno della cattura dei fratelli Fiore e Luigi. Il primo si pentì quasi subito.
Un clan, quello dei D'Avino, alle dirette dipendenze di Mario Fabbrocino, capace di investire nel business degli appalti pubblici. Erano anni in cui la camorra era in guerra e il numero dei morti si contava sulle pagine della cronaca nera. Anni di omertà.
Una brutta pagina di crudeltà e ferocia dove un sistema criminale decideva le sorti di una città.
Dopo la collaborazione i D'Avino sono entrati in un programma di protezione vivendo in località protetta. Oggi Fiore D'Avino è un collaboratore di giustizia, con una condanna ancora da scontare. Una misura alternativa al carcere, proprio per il suo percorso di collaborare di giustizia.
Ai D'Avino sono stati confiscati degli immobili tra cui un appartamento, dove oggi c’è la sede del Forum dei giovani di Somma Vesuviana.
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FOTO SOSTITUITA. La foto originale, che ritraeva il collaboratore di giustizia, è stata sostituita, a seguito della richiesta esplicita (arrivata con una pec il giorno 1 agosto 2020, alle ore 15:02) da parte dell'ex boss Fiore D'Avino.
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