L’inferno e la schiavitù della violenza maschile e dello stupro a pagamento
Sopravvissuta allo stupro a pagamento, attivista femminista abolizionista, le parole di Liliam dopo l'ultima violenza maschile subita.
Liliam Altuntas è una ragazza brasiliana che vive in Italia da tanti anni. Deportata dalle mafie dello stupro a pagamento, incatenata dalla schiavitù sessuale sin da bambina (quella mafia schiavista pedofila alimentata da 80.000 italiani, record mondiale, ogni anno in Asia, Africa e America Latina) è riuscita a fuggire, a liberarsi ed è diventata attivista femminista abolizionista con Resistenza Femminista e altre associazioni in Italia e in Germania. La sua storia, e il libro autobiografico “I girasoli di Liliam”, l’abbiamo raccontata varie volte.
Liliam in questi anni ha condiviso con noi testimonianze, riflessioni, denunce, che partono dal suo vissuto personale e sono un percorso collettivo di impegno. Contro ogni violenza maschile, contro ogni oppressione, sistema di violenza e sfruttamento, di schiavitù.
La violenza maschile, purtroppo, è tornata nella vita di Liliam in questi ultimi mesi. Dall’uomo che lei pensava lo amasse. «Potevo essere un’altra vittima di femminicidio, sono fortunata a raccontare cosa mi è successo» ha raccontato a Torino Cronaca. «Mi proibiva di uscire e di vedere le mie amiche, mi controllava il telefono, non potevo più vivere» prosegue il racconto di Liliam. «Stavamo discutendo per una multa, ad un certo punto mi ha afferrata per la gola, voleva strozzarmi, ho quasi perso i sensi» il racconto della serata in cui è finita al pronto soccorso con dei grandi lividi sul collo e in altre parti del corpo. E, assurdamente, ha concluso a Torino Cronaca c’è chi ha attaccato ed insultato lei, chi è arrivato vergognosamente a chiederle cosa aveva fatto per “meritarsi” le botte. Una violenza ulteriore su cui sarebbe doveroso riflettere, una colpevolizzazione delle vittime e un assolvimento della violenza maschile che continua ad essere perpetrata.
Tante parole si potrebbero aggiungere, tanto dolore, strazio, indignazione. Le parole di Liliam, le sue lacrime, giungono dritti al cuore come spine, come una lama. Ma è giusto che sia la sua testimonianza, il suo grido di denuncia e di umanità, amore, affetto, rispetto cercato ancora una volta e calpestato, violato, violentato. Troppo spesso quando si parla di mafie dello stupro, dello stupro a pagamento e delle tante forme di schiavitù sessuale, di violenze maschili parlano (e sparlano) troppi che non sanno, non vivono, non conoscono e al centro dei pensieri hanno i propri privilegi. Lasciamo quindi alla visione e all’ascolto di Liliam ogni attenzione, il centro di questa pubblicazione. Siamo stati al suo fianco, lo siamo e lo saremo sempre.
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