Mafie in Molise: il silenzio è devastante

Viviamo in una piccola (e bellissima) Regione che puzza di massoneria. Un potere invisibile, molto pericoloso. Le responsabilità sono di tutti. Anche di una cittadinanza che continua a scegliere, all'interno delle cabine elettorali, i peggiori. Su tutti i fronti. Dilettanti, parolai e inutili eletti hanno portato la totale aridità (anche culturale) in Molise.

Mafie in Molise: il silenzio è devastante

Lo ha detto il procuratore generale presso la corte di Appello di Campobasso, Mario Pinelli (un cognome impegnativo per la Storia italiana) durante l’inaugurazione dell’ultimo anno giudiziario: «il relativamente basso numero di fascicoli iscritti dal DDA (Direzione Distrettuale Antimafia, nda) non può interpretarsi come dimostrativo, di per sé solo, dell’assenza di mafie nella regione Molise».

Concetto ovvio ma necessario. Diceva Gramsci: «Bisogna ripeterle le cose. Bisogna che lo sentiate fino alla nausea». In Molise, però, abbiamo solo un piccolo problema. Se ne parla (in maniera superficiale) per qualche giorno. E poi tutto torna come prima. Peggio di prima. Dopo qualche anno ci si scandalizza per qualche altro episodio criminale. E si ricomcia con il disco rotto.  

Il problema delle mafie in Molise risale alla notte dei tempi. Ma non esiste una seria discussione. Non c'è confronto.

Sono tematiche che non interessano a una classe dirigente incapace e indegna. E nemmeno ai cittadini. 

Altro che infiltrazioni: la favoletta è ormai superata, da molto tempo. Da almeno 40 anni le mafie fanno ciò che vogliono. E cosa vogliono?

- Riciclaggio del denaro sporco 

- Sedi fantasma di società srl e sas

- Residenze fittizie

- Ciclo del cemento

- Acquisizioni di aziende

- Traffici di droga e di armi

- Rifiuti

- Latitanti 

- Colletti bianchi 

- Corruzione

Manca solo il morto ammazzato. Per adesso.

Viviamo in una piccola (e bellissima) Regione che puzza di massoneria. Un potere invisibile, molto pericoloso. Le responsabilità sono di tutti. Anche di una cittadinanza passiva che continua a scegliere, all'interno delle cabine elettorali, i peggiori. Su tutti i fronti e in ogni schieramento. Dilettanti, parolai e inutili eletti hanno portato la totale aridità (anche culturale) in Molise.

Vuoi lavorare? Devi toglierti il cappello e vendere l'anima, in eterno.

I fiumi puzzano? Muto devi stare e sorbire la puzza e le malattie.

L'aria fa schifo? Le sponsorizzazioni delle varie aziende mettono tutto a tacere.

Le bonifiche sono state fatte in questi anni? Non sono necessarie, costano troppo!

La gente si ammala? E chi se ne fotte.

Il registro dei tumori? Non bisogna rompere i cabbasisi. 

Vuoi campare? Devi farti i cazzi tuoi.

La dignità, in questa terra in cui la mentalità mafiosa occupa un posto importante, è stata buttata nel cesso dall'azione incontrastata di soggetti che pensano di essere dei padreterni.

Ex assessori regionali che, a telefono, sembrano degli impegati dei call-center per piazzare amici, amanti, amici degli amici. Senza dimenticare di avvertire i responsabili dei laboratori per far abbassare il livello di schifezze nella carne.

Attuali eletti, per svariate legislature, condannati con sentenze passate in giudicato. Qualcuno (oggi con il puzzolente deretano ben posizionato sulle comode e remunerative poltrone regionali) comprava - negli anni Ottanta - le armi per rivenderle e per far pazziare i camorristi nelle carceri molisane. 

Continuano ad essere votati e rivotati. Lo abbiamo scritto in passato (sono 20 anni che lo facciamo e lo diciamo) e continueremo a farlo in futuro. Serve a poco? Il nostro dovere è quello di scriverlo e denunciarlo "fino alla nausea". 

Battendo sullo stesso chiodo - diceva Pasolini - può crollare una casa. E noi ne siamo convinti. Talmente convinti che siamo nati per questo motivo. Su queste tematiche noi, al contrario di altri che non hanno nemmeno la dignità di farlo, martelliamo senza soste.

  

La copertina del mensile Il Ponte, 2010 (rivista molisana diretta da Paolo De Chiara)

 

«Le “incursioni” - si legge nell'ultima Relazione della Dia - sono riconducibili al traffico di sostanze stupefacenti, al riciclaggio e al reimpiego di capitali illeciti nelle locali attività imprenditoriali e negli investimenti effettuati nel settore del turismo e, non escluso, anche nello stoccaggio dei rifiuti.
Altro motivo di sconfinamento extra regionale sarebbe infine “da ricollegarsi allo stazionamento di soggetti sottoposti a misure di prevenzione o di collaboratori di giustizia i quali non sembrerebbero aver definitivamente reciso il loro collegamento con le organizzazioni di provenienza”».

Una espansione - altro che infiltrazione - «silente e inferibile, eventualmente solo in base alla commissione dei cosiddetti reati-spia tali da lasciar emergere tracce sintomatiche e disvelanti del fenomeno».

Una vera e propria Terra di conquista. «Nel tempo, la vicinanza con la Campania ha favorito una graduale “migrazione” nel territorio molisano di pregiudicati d’origine napoletana e casertana e, conseguentemente, una pericolosa esposizione delle province di Campobasso e Isernia all’influenza di gruppi criminali di
matrice camorristica».

Rappresentativo è l’arresto eseguito il 14 settembre 2022, dalla Guardia di finanza nei confronti di un pregiudicato napoletano. Un soggetto ritenuto affiliato al clan Baratto-Volpe, “clan dei Calacioni”.

Pure in passato sono stati fermati e tratti in arrestato esponenti di spicco della criminalità organizzata. Abbiamo una memoria talmente corta che ci imabarazza quella dei pesciolini rossi. Ma perchè non si vuole mettere un freno a queste situazioni?

Esiste una volontà chiara? O dobbiamo continuare a perdere tempo e a lasciare campo libero a questi pregiudicati? 

Ora, cittadini molisani, cosa vogliamo fare?

 

 

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