Mazara del Vallo, arriva la confisca per il patrimonio dei fratelli Loretta

COSA NOSTRA. Le indagini avevano appurato che i fratelli utilizzavano la sede dell'azienda di smaltimento amianto per incontri con affiliati alle famiglie mafiose trapanesi.

Mazara del Vallo, arriva la confisca per il patrimonio dei fratelli Loretta

La Guardia di Finanza di Trapani e la Polizia di Stato hanno confiscato a Mazara del Vallo beni per 1 milione 800 mila euro ai fratelli Carlo Antonio e Giuseppe Loretta rispettivamente di 54 e 40 anni.

 

Secondo l'accusa i due fratelli sono considerati vicini al defunto boss mafioso mazarese Vito Gondola la cui morte avvenne nel luglio 2019. Matteo Messina Denaro aveva messo il Gondola a capo della mafia mazarese dopo la morte di un altro eccellente mafioso, il padrino Mariano Agate.

 

Gondola fu arrestato dai poliziotti delle Squadre Mobili di Palermo e Trapani, nell’agosto del 2015, al culmine di una indagine fatta di pedinamenti e intercettazioni.

Fu denominata operazione Ermes e gli indagati coinvolti, esponenti delle famiglie di Mazara, Salemi, Castelvetrano, Campobello di Mazara, sono finiti sotto processo.

La posizione di Gondola fu stralciata proprio per i suoi problemi di salute. Per questa ragione era stato scarcerato ed era tornato a casa dove è morto.

 

I fratelli Loretta furono arrestati nell’ambito dell’indagine denominata “Ermes” e, nel luglio del 2020, arrivarono le conferme in Corte d’Appello a Palermo per gli imputati del processo relativo.

 

L’8 marzo 2018 il gup del Tribunale di Palermo Maria Cristina Sala condannò 11 delle 13 persone coinvolte nell’operazione antimafia.

Tra questi Epifanio Agate, 46 anni, figlio del defunto boss mafioso Mariano Agate, fedelissimo dei «corleonesi» in provincia di Trapani, i fratelli Carlo Antonio e Giuseppe Loretta, di 53 e 39 anni, e Angelo Castelli, di 74.

Ai due fratelli Loretta è stata contestata l’associazione mafiosa, mentre a Epifanio Agate l’estorsione aggravata dal metodo mafioso e attribuzione fittizia ad altri di quote delle società «My Land» e «Fishmar” per evitarne la confisca da parte dello Stato.

 

Le indagini avevano appurato che i fratelli utilizzavano la sede dell'azienda di smaltimento amianto per incontri con affiliati alle famiglie mafiose trapanesi.


La confisca ha riguardato 7 immobili (abitazioni e terreni agricoli), 26 veicoli anche da lavoro, 2 società con relativo compendio aziendale (operanti nei settori edili e di smaltimento rifiuti), tre conti correnti e rapporti bancari.