MEMORIA. Cercavano la verità

OSSIGENO PER L'INFORMAZIONE. Chi sono i 30 giornalisti uccisi a causa del loro lavoro. Leggi le loro storie.

MEMORIA. Cercavano la verità

Quanti giornalisti sono stati ammazzatti? Perchè hanno perso la vita? Le loro storie raccontate sul sito Ossigeno per l'Informazione, l'Osservatorio nato - si legge nella pagina web - "per documentare e analizzare il crescendo di intimidazioni e minacce nei confronti dei giornalisti italiani, in particolare contro i cronisti impegnati in prima linea nelle regioni del Mezzogiorno, nella raccolta e diffusione delle informazioni di pubblico interesse più scomode e, in particolare, nella ricerca delle verità più nascoste in materia di criminalità organizzata. A novembre del 2008 ha ottenuto il patrocinio del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, a marzo del 2009 il patrocinio del Consiglio Nazionale della FNSI. Ha l’obiettivo di accrescere la consapevolezza pubblica del grave fenomeno della limitazione della libertà di stampa e di espressione attraverso minacce, abusi, inadempienze. che limitano la circolazione delle notizie e il diritto dei cittadini di essere informati. Primo osservatore: Lirio Abbate, vice direttore del settimanale l’Espresso."

ILARIA ALPI

Giornalista italiana (Roma 1961 – Mogadiscio 1994). Dopo aver studiato arabo all’università e grazie anche alla sua conoscenza delle lingue, ha iniziato la sua carriera come inviata dal Cairo per i quotidiani Paese Sera e L’Unità. Successivamente è stata assunta dalla RAI, avendo vinto una borsa di studio, e ha iniziato a seguire per il telegiornale di RAI Tre le guerre in Libano, Kuwait e Somalia. Proprio in quest’ultimo Paese, a Mogadiscio, la giornalista è stata uccisa insieme all’operatore M. Hrovatin, vittime di un agguato mirato alle loro persone. Alpi (nella foto a destra, Ilaria Alpi ©Raffaele Ciriello) stava indagando su un traffico internazionale d’armi e rifiuti tossici illegali. Le informazioni raccolte, l’esito delle indagini e la vera causa della morte della giornalista non sono ancora noti e sono coperti da Segreto di Stato, anche se nel 2014, a vent’anni dall’omicidio, è stato avviato l’iter per la desecretazione dei documenti relativi all’inchiesta. In memoria della vicenda e in ricordo della giornalista, esempio di giornalismo d’inchiesta, dal 1995 è stato istituito il Premio che porta il suo nome, assegnato annualmente alle migliori inchieste televisive dedicate al tema della pace e della solidarietà.

(FonteEnciclopedia Treccani)

 

GIUSEPPE FAVA

Pippo Fava © ANSA

Laureato in giurisprudenza nel 1947. Nel 1952, Pippo Fava diventò giornalista professionista e cominciò a collaborare con varie testate regionali e nazionali. Nel 1956 venne assunto a Espresso Sera. Oltre alle numerose inchieste giornalistiche, raccolte successivamente nei volumi Processo alla Sicilia (1970) e I Siciliani (1980), negli stessi anni maturò una straordinaria vocazione artistica, letteraria e pittorica. Nel 1966 vinse il Premio Vallecorsi con Cronaca di un Uomo, e nel 1970 il Premio IDI con La Violenza, da cui Florestano Vancini trasse il film di successo Violenza Quinto Potere (1974). Gli anni successivi videro la pubblicazione dei romanzi Gente di rispetto (Bompiani, 1975) da cui Luigi Zampa trasse il film omonimo, Prima che vi uccidano (Bompiani, 1977) e Passione di Michele (Cappelli, 1980) dal quale Werner Schroeter trasse il film Palermo oder Wolfsburg, vincitore dell’Orso d’oro al festival di Berlino del 1980, e delle opere teatrali de Il Proboviro (1972), Bello Bellissimo (1975), Foemina ridens (1980). Opere di grande maturità e complessità che hanno consacrato lo scrittore siciliano come acuto testimone del suo tempo e come profondo studioso ed esperto del fenomeno della mafia siciliana.
Nel decennio 1965-1975 realizzò a Catania e Roma quattro personali degli oli e delle grafiche realizzate in quegli anni.
Nel 1980 – anno in cui il film Palermo or Wolfsburg, da lui sceneggiato, vinse l’Orso d’Oro al Festival di Berlino – Pippo Fava assunse la direzione del Giornale del Sud a Catania. Nel novembre 1982 fondò il mensile I Siciliani e pubblicò inchieste in cui si denunciavano con forza le collusioni tra mafia, politica e imprenditoria. Alle 22 del 5 gennaio 1984, Pippo Fava aveva appena lasciato la redazione del suo giornale e stava andando a prendere la nipote che recitava al teatro Stabile della città etnea. Non ebbe il tempo di scendere dalla macchina: fu freddato da cinque colpi calibro 7.65 alla nuca. Al funerale, solo poche persone tra cui il presidente della regione Santi Nicita. Nel 2003 la Cassazione ha condannato all’ergastolo il boss Nitto Santapaola, mandante del delitto.

 

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