Napoli, due ordinanze di custodia cautelare in carcere

OMICIDI nel napoletano. Una prima ordinanza costituisce lo sviluppo di quella eseguita nel settembre dello scorso anno nei confronti di Michele Puzio, già condannato per il suo ruolo di esponente apicale del clan Moccia di Afragola. L'altra vicenda riguarda l’omicidio ai danni di Mario Pezzella, fratello di Francesco detto pane e ran, storico appartenente delle consorterie camorristiche operanti nelle zone di Cardito e Frattamaggiore, avvenuto in data 17 gennaio 2005 in Cardito.

Napoli, due ordinanze di custodia cautelare in carcere
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I carabinieri del ROS di Napoli e del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna, insieme al personale della Polizia di Stato della Squadra Mobile di Napoli, hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse a seguito indagini svolte dalla DDA di Napoli e dal GIP del Tribunale di Napoli, per più episodi omicidiari occorsi nella zona nord di Napoli.

La prima Ordinanza

«Una prima ordinanza - spiegano gli inquirenti - costituisce lo sviluppo di quella eseguita nel settembre dello scorso anno nei confronti di Puzio Michele, già condannato per il suo ruolo di esponente apicale del clan Moccia di Afragola, in quanto gravemente indiziato per il reato di concorso nell’omicidio in pregiudizio di Capone Immacolata, occorso in Sant’Antimo il 17 marzo 2004, aggravato dalla finalità di agevolazione di associazione di stampo camorristico e dei correlati reati in materia di porto d’armi».

La vittima, all’epoca, svolgeva l’attività di imprenditrice nel campo del movimento terra nei comuni di Casoria ed Afragola.

Michele Puzio, collaboratore di giustizia dal febbraio scorso, ha confessato la sua partecipazione al delitto, anche ammettendo di avere indossato il cappellino rinvenuto sul luogo del delitto e sul quale erano state rinvenute tracce del suo DNA.

Ha ammesso – come era parzialmente emerso nel corso delle indagini - di aver confezionato un falso alibi inducendo la formazione di un verbale di contravvenzione per violazione al Codice della Strada che lo collocava per il giorno e l’ora dell’omicidio in un luogo diverso dalla scena del crimine.

«In virtù della chiamata in correità dallo stesso operato e dalla acquisizione dei relativi elementi di riscontro, il Giudice ha ritenuto l’esistenza dei gravi indizi di colpevolezza, per il concorso materiale o morale nell’omicidio, nei confronti di altri appartenenti apicali del clan Moccia nelle persone di Iazzetta Filippo, Favella Francesco e Angelino Giuseppe».

Dalle indagini è risultato confermato il movente.

Il clan Moccia ha “punito” la donna, perché ritenuta mandante dell’omicidio del marito Giorgio Salierno, fiduciario dei vertici dell’organizzazione, per impedire il rafforzamento dei legami economici fra l’attività imprenditoriale facente capo alla Capone e clan diversi dal clan Moccia.

La seconda Ordinanza

Riguarda l’omicidio ai danni di Mario Pezzella, fratello di Francesco detto pane e ran, storico appartenente delle consorterie camorristiche operanti nelle zone di Cardito e Frattamaggiore, avvenuto in data 17 gennaio 2005 in Cardito.

«Su tale omicidio già sono state pronunciate negli anni scorsi sentenze di condanna definitive nei confronti di soggetti appartenenti al clan Moccia, ovvero al federato clan La Montagna di Caivano, nelle persone dello stesso Angelino Giuseppe, Petillo Andrea, La Montagna Domenico ed i collaboratori di giustizia Di Domenico Marcello e Roberto Fermo».

Grazie alle dichiarazioni rese da Michele Puzio, già processato ed assolto per quell’omicidio, è stata approfondita la ricostruzione della fase decisionale che ha portato all’omicidio. «Sono emersi gravi indizi di colpevolezza - scrivono gli inquirenti - a carico di Iazzetta Filippo, quale mandante del delitto ed in particolare quale soggetto che aveva dato l’autorizzazione per conto del clan Moccia per l’esecuzione dello stesso».

La seconda ordinanza di custodia cautelare scaturisce dai fatti connessi all’omicidio Pezzella ed ha per oggetto l’omicidio ai danni di Aniello Ambrosio, soggetto appartenente alle consorterie camorristiche operanti in quella zona. Il 21 febbraio del 2014 nelle campagne di Grumo Nevano è stata trovata una autovettura con il cadavere carbonizzato dell’Ambrosio. Due giorni prima sono stati rinvenuti i cadaveri di Vincenzo Montino e Ciro Scarpa.

Dalle indagini svolte, e soprattutto dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia (come quelle di Antonio Attanasio, affiliato del gruppo camorristico riconducibile al Pezzella Francesco, dichiaratosi autore materiale del reato e dello stesso Michele Puzio), e dai riscontri effettuati dalla Polizia Giudiziaria, sono emersi gravi indizi di colpevolezza nei confronti di Francesco Pezzella quale mandante dell’omicidio e di Nicola Luongo (già condannato per la sua appartenenza sia al clan Moccia che al clan Nino e per l’omicidio di Felice Napolitano commesso in Roccarainola nel 2003) quale compartecipe materiale.

Il movente, secondo la ricostruzione accusatoria accolta dal Giudice, è la vendetta operata da Francesco PEZZELLA nei confronti dell’AMBROSIO ritenuto un compartecipe dell’omicidio del fratello Mario e concretizzatasi nelle modalità particolarmente cruente della esecuzione dell’omicidio. La vendicativa, secondo le indagini, nelle intenzioni del PEZZELLA, avrebbe dovuto colpire altri soggetti ritenuti responsabili ai suoi occhi di quell’omicidio.

Nel medesimo contesto, ed in virtù delle dichiarazioni confessorie rese da da parte del collaboratore Puzio, è stata data esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo d’urgenza emesso dalla DDA relativamente ad un appartamento ed un terreno appartenenti al PUZIO, acquistati con i proventi delle attività estorsive effettuate per conto del clan Moccia ed intestati fittiziamente a terzi.