Non c’è Pace senza giustizia sociale ed ambientale

Torna in piazza il 5 novembre la Rete dei Numeri Pari che il pomeriggio parteciperà alla manifestazione per la Pace. In cui uno spezzone sarà dedicato alla lotta per la liberazione di Julian Assange.

Non c’è Pace senza giustizia sociale ed ambientale

“Pace non è solo il contrario di guerra, non è solo lo spazio temporale tra due guerre … Pace è di più. È la Legge della vita. È quando noi agiamo in modo giusto e quando tra ogni singolo essere regna la giustizia”.

È un antico proverbio degli indiani Navajo ma sono parole di una drammatica e stringente attualità. Ci ricordano quanto stiamo perdendo, in un mondo sempre più ingiusto e devastato, e quanto l’arroganza di un’umanità in guerra contro se stessa, la Terra e gli ultimi e gli impoveriti stia dominando. È egemone l’egoismo, l’interesse di pochi.

L’1% della popolazione mondiale detiene le maggiori ricchezze e domina, dinamiche di potere capitalista a cui l’Italia tutto è tranne che estranea. Un accentramento di potere e ricchezze che s’impone con la violenza forza dell’io, dell’urlare, del predominio.

È necessario invertire la rotta, è sempre più vitale impegnarsi perché questo nostro mondo abbia un futuro. E non corra a schiantarsi sempre più velocemente contro il muro della catastrofe ecologica, sociale, militare, economica. Si dovrebbe tornare ad ascoltare e non solo sentire, guardare e non solo vedere, essere disposti a non credersi il centro e il dominus del mondo ma avere l’umiltà di fare passi indietro, chinarsi, essere pari con altre culture, con le ricchezze del mondo al di fuori delle mura del Grande Gendarme (come definì l’Occidente militarizzato capitalista Ernesto Balducci), rimettere al centro gli ultimi e gli emarginati, riannodare le fila della lettura del mondo ripartendo dalle vittime e non da uno stile di dominio di pochi.

In Italia, in Europa, in tutta la parte egemone del globo. Siamo prigionieri della società dell’esclusione, di una narrazione sociale e politica di pochi in nome degli interessi di ancora meno. Aumentano le periferie, s’ingrossano sempre più le fila di chi le abita, di chi è escluso, di chi non può partecipare a nessuna espressione della società odierna perché non può. Per salute, carenze economiche, famiglie disastrate, perché ingabbiato in piccoli centri alla periferia della periferia della provincia dell’Impero. È un grido che sale, è un grido che non viene ascoltato, è un urlo straziato e disperato. Sopravviviamo sempre più nella società dei dispari. Tornare in rete, mettersi in rete, tra pari è una delle battaglie più vitali.

La Rete dei Numeri Pari torna in piazza il 5 novembre. Una mobilitazione partita nei mesi scorsi che, di fronte la drammatica escalation bellica e l’indizione della manifestazione per la Pace a Roma, ha “mutato forma” diventando “un momento assembleare pubblico, ampio, dal basso, che si dà appuntamento in Piazza Vittorio il 5 novembre alle ore 11:00. https://www.5novembreinpiazza.it/   

«Un corteo che si unisce alla manifestazione per la Pace con le nostre parole d’ordine e una piattaforma chiara, per dare risposte alle diverse crisi che questo Paese sta attraversando, che alla guerra cruenta, fatta con le armi, antepone la guerra alla povertà, alle disuguaglianze, alle mafie, all’ingiustizia climatica, alla crisi energetica, al disinteresse per la salute, all’impoverimento del lavoro – sottolinea il gruppo di comunicazione della Rete dei Numeri Pari - lo abbiamo detto in maniera chiara e netta alla conferenza stampa di lancio della manifestazione Europe for Peace lo scorso 18 ottobre in Campidoglio a Roma: “Non può esserci Pace se continuiamo a dichiarare guerra ai poveri e al pianeta.

Non può esserci Pace se non cambiamo modello produttivo ed energetico e non garantiamo dignità a tutte e tutti. Non ci può essere Pace con un’economia di morte legata ai fossili, che genera solo disuguaglianze ed esclusione sociale. La Pace ha bisogno della giustizia sociale e della giustizia ambientale”».

La guerra è tornata prepotente nel cuore d’Europa, un anno fa l’Afghanistan ci ha mostrato tutto il drammatico fallimento per la Pace, la giustizia, i diritti umani e sociali di vent’anni di guerra, la guerra è stata la metafora più utilizzata contro la pandemia. Che ha mostrato l’iniquità, l’impossibilità di tutelare il diritto alla salute e i più fragili e indeboliti da parte di quello che una volta era la sanità pubblica. Dilaniata e devastata da decenni di malapolitica, corruzione, neocapitalismo selvaggi. In guerra vincono i più forti, i più arroganti, i più armati, la guerra è da sempre la sconfitta dell’umanità e della ragione, del cuore e della solidarietà.

La guerra spezza e spazza tutto quello che non è trionfale, che non grida col fragore delle armi e della forza più bruta. In guerra quel che è debole, fragile, che ha vitale bisogno di chi cammina accanto a loro perché non è autosufficiente, chi non è arrogante e forte viene automaticamente scartato, gettato, relegato ai margini, abbandonato. E in guerra viene perseguita e uccisa la verità, la realtà, le voci indipendenti che ne svelano la natura più disumana e cruenta. Come Julian Assange con Wikileaks che ha squarciato il velo dell’omertà, del silenzio complice e connivente su atrocità e crimini, trame e intrighi dei Signori della Guerra.

E per questo ora sta rischiando la vita e viene perseguitato da anni. Il 15 ottobre la mobilitazione per la sua liberazione ha coinvolto tante piazze d’Italia e del mondo. Attivisti di Bologna e di tutta l’Emilia Romagna, che hanno partecipato alla 24 ore per Assange, il 5 novembre parteciperanno alla manifestazione per la Pace di Roma animando uno spezzone dedicato alla battaglia per la sua liberazione.

 

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