Omicidio Nino Agostino. Arriva l’arringa di Fabio Repici, legale della famiglia

Il legale ha ripercorso gli aspetti più salienti di un delitto che, ritiene, sia stato prodotto della sinergia fra mafia e apparati deviati dello Stato. "Il collaboratore di giustizia Pietro Riggio, ex agente della penitenziaria, è peggio di Vincenzo Scarantino, peggio di Massimo Ciancimino. Altro che nuovo Buscetta, caso mai il nuovo Elio Ciolini, il noto depistatore" ha detto inoltre nella sua arringa

Omicidio Nino Agostino. Arriva l’arringa di Fabio Repici, legale della famiglia

Si è tenuta lo scorso 5 febbraio a Palermo l’udienza relativa al processo in abbreviato nei confronti di Nino Madonia, accusato del duplice omicidio aggravato del poliziotto Nino Agostino e di sua moglie Ida Castelluccio (incinta), uccisi a Villagrazia di Carini il 5 agosto del 1989. Dopo la richiesta di condanna all’ergastolo avanzata dalla Procura generale ha presentato la sua lunga arringa l’avvocato della famiglia Agostino, Fabio Repici.

 

Il legale, così come già nell’udienza preliminare davanti al gup Alfredo Montalto che vede imputati il boss Gaetano Scotto, accusato di duplice omicidio aggravato, e Francesco Paolo Rizzuto, accusato di favoreggiamento aggravato, ha ripercorso gli aspetti più salienti di un delitto che è, ritiene, sia stato prodotto della sinergia fra mafia e apparati deviati dello Stato.

 

L’avvocato Repici ha descritto l’alleanza costituitasi sin dagli inizi degli anni Settanta fra Cosa Nostra, l’eversione neofascista e alcuni esponenti della polizia e del Sisde definendola “profanissima trinità”.

Secondo il legale di parte civile, "c'è la prova che l'omicidio di Nino Agostino e Ida Castelluccio è stato ideato ed eseguito in sintonia dal ristretto direttorio di Cosa Nostra e da apparati istituzionali. Nino Madonia, il vero ministro della guerra e ministro di polizia di Cosa Nostra, il più pericoloso esponente della storia della mafia siciliana - ha spiegato - secondo le parole di Totò Riina intercettate nel 2013, è responsabile sia come ideatore del delitto sia come esecutore materiale. Si trattava infatti di un delitto che per la sua delicatezza imponeva il suo intervento, perché il poliziotto Agostino era un pericolo sia per i latitanti di Cosa Nostra nella sua attività di ricerca sia per le relazioni fra il mandamento mafioso di Resuttana e esponenti della polizia di Stato e del Sisde, che Agostino intendeva denunciare".

 

Il legale si è concentrato sui contributi resi dai collaboratori di giustizia e segnalandone l'attendibilità ma escludendone uno, Pietro Riggio. Le sue parole non danno adito ad alcun dubbio: "Il collaboratore di giustizia Pietro Riggio, ex agente della penitenziaria, è peggio di Vincenzo Scarantino, peggio di Massimo Ciancimino. Altro che nuovo Buscetta, caso mai il nuovo Elio Ciolini, il noto depistatore". 

 

In effetti, come già da noi segnalato in un articolo del 21 dicembre 2020, Riggio si è sempre dimostrato affidabile per le sue testimonianze relative alle sue attività dirette, ad esempio lo spaccio e il quotidiano che viveva nel suo periodo di collaborazione con Cosa Nostra, ma assolutamente inaffidabile in tutte le sue dichiarazioni “de relato”, soprattutto quelle di fatti ed eventi che ha dichiarato di conoscere grazie ai racconti “confidenziali” di Peluso.

 

Nel corso dell’arringa, l’avvocato Repici ha anche dettagliatamente affrontato il capitolo relativo ai depistaggi alle indagini e alle figure in campo: “E’ certo che Giovanni Aiello ha operato per anni in connubio con organizzazioni mafiose e in primis con il mandamento di Resuttana. Questi ha operato un ruolo attivo nella fase preparatoria al delitto e in quella immediatamente successiva alla sua esecuzione”.
 

Come è emerso dalle indagini della Pg e dalle testimonianze, l’Aiello, un mese prima del duplice omicidio, si recò a Villagrazia di Carini in compagnia di un sodale a cercare Nino Agostino. A testimoniarlo è stato il padre del poliziotto, Vincenzo Agostino, che ha inoltre riconosciuto senza alcun dubbio l’Aiello durante l’incidente probatorio svoltosi il 27 febbraio 2016.
 

Alcuni collaboratori di giustizia hanno inoltre riferito che Aiello è stato accusato di aver raccolto i due killer, Antonino Madonia e Gaetano Scotto, al momento in cui, a distanza di un chilometro dal luogo di esecuzione del delitto, essi abbandonarono la motocicletta utilizzata nell’azione criminale.

“Quel che è stato accertato su Giovanni Aiello va anche oltre il duplice omicidio Agostino-Castelluccio e fa di lui una figura davvero simbolo dell’abbraccio fra mafia e apparati deviati dello Stato. – ha detto Repici - E’ stato provato che Aiello era stato legato a Bruno Contrada, fin dai tempi in cui prestava servizio alla Squadra mobile di Palermo negli anni Settanta”. Sempre il legale ha evidenziato come “da una intercettazione di un altro poliziotto in rapporti fiduciari con Bruno ContradaFrancesco Belcamino, si è appreso che la morte di Aiello nell’estate 2017 fu considerata un’evenienza positiva e pure che se costretto avrebbe parlato coi magistrati ‘scoperchiando il calderone’, sui fatti dei decenni passati”.

 

Secondo il legale di parte civile, dunque, “c’è la prova che l’omicidio di Nino Agostino Ida Castelluccio è stato ideato ed eseguito in sintonia dal ristretto direttorio di Cosa Nostra e da apparati istituzionali. Nino Madonia, il vero ministro della guerra e ministro di polizia di Cosa Nostra, il più pericoloso esponente della storia della mafia siciliana – ha spiegato – secondo le parole di Totò Riina intercettate nel 2013, è responsabile sia come ideatore del delitto sia come esecutore materiale. Si trattava infatti di un delitto che per la sua delicatezza imponeva il suo intervento, perché il poliziotto Agostino era un pericolo sia per i latitanti di Cosa Nostra nella sua attività di ricerca sia per le relazioni fra il mandamento mafioso di Resuttana e esponenti della polizia di Stato e del Sisde, che Agostino intendeva denunciare”.

 

Il processo è stato rinviato al prossimo 26 febbraio per l’arringa dei legali di Nino Madonia che potranno proseguire anche il 5 marzo.

 

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