OSSESSIONE

OSSESSIONE
Antonio Ingroia (pagina fb)

Solitamente, le idee nascono, maturano, si sviluppano e prendono forma all’interno di un contenitore immaginario all’interno della nostra mente (la famosa “cassetta degli attrezzi” di cui parla spesso Stephen King). Ebbene, nel caso del senatore di Rignano le idee provengono quasi tutte dalle azioni già realizzate dal dottor Ingroia. Possibile che il giovane fiorentino non abbia nient’altro da fare che scopiazzare qua e là l’ex magistrato siciliano?

Andiamo con ordine. Occorre avere anche un certo background culturale per copiare così tanto (e male). Facciamo un piccolo passo indietro: settembre 2019. Era appena uscita la notizia che il leader di Forza Italia era indagato a Firenze per le stragi del 1992 e 1993 (e allo stato attuale lo è ancora). Poche ore dopo l’ex premier fiorentino, padre del famigerato patto del Nazareno sempre con B. se ne esce con questa affermazione:

Ho sempre detto che rispetto i magistrati e aspetto le sentenze definitive. Confermo questo giudizio. Ma vedere che qualche magistrato della procura della mia città da anni indaghi sull’ipotesi che Berlusconi sia responsabile persino delle stragi mafiose o dell’attentato a Maurizio Costanzo mi lascia attonito. Non ho mai governato con Berlusconi e mai Forza Italia ha votato la fiducia al mio governo (a tutti gli altri sì, a me no): dunque posso parlare libero, da avversario politico. Berlusconi va criticato e contrastato sul piano della politica. Ma sostenere 25 anni dopo, senza uno straccio di prova, che egli sia il mandante dell’attentato mafioso contro Maurizio Costanzo significa fare un pessimo servizio alla credibilità delle Istituzioni italiane. Di tutte le Istituzioni”.

Fare un’uscita del genere significa non sapere, o far finta di non sapere, le varie indagini ed i vari processi sulle stragi del 1992 e del 1993, che hanno certe volte sfiorato, altre volte toccato in pieno, l’uomo di Arcore ed i suoi misteri. Processi ed indagini che nate grazie ad Antonio Ingroia ed al suo pool di colleghi. Fare un’uscita del genere significa aver scordato la condanna a 7 anni e mezzo di Marcello Dell’Utri (fondatore di Forza Italia e braccio destro di Silvio Berlusconi) per concorso esterno in associazione mafiosa. Oppure le indagini fatte dal Dott. Chelazzi prima della sua morte improvvisa nel 2003, sui mandanti esterni delle stragi dl 1993: mandante alfa (Berlusconi) e mandante beta (Dell’Utri).

E per finire la madre di tutte le inchieste partorite dal dott. Ingroia: quella sulla trattativa, che è sfociata nel processo del secolo, appunto, quello sulla trattativa Stato-mafia. Condanne pesanti in primo grado (fra cui i 12 anni a Marcello Dell’Utri), e pensanti sono i passaggi delle motivazioni di quella sentenza: si prolunga la fase di ricatto cui la mafia avrebbe sottoposto Berlusconi, tramite l’“anello di congiunzione” tra mafia e politica, Dell’Utri.

Un ricatto siglato a suon di milioni di lire che il premier di Arcore avrebbe continuato a dare agli uomini di Cosa Nostra, artefici del piano stragista che portò da Capaci a Via D’Amelio, fino al 1994-1995. Tutte cose che evidentemente Matteo Renzi fa fatica a digerire, visto il legame indissolubile che lo vede a fianco del mondo berlusconiano (non dimentichiamoci la sua ascesa al potere fiorentino-nazionale grazie all’intermediario aretino Verdini). Ingroia è stato uno di quei magistrati che con perseveranza ha cercato di scoperchiare il silenzio color sangue da cui è nata la Seconda Repubblica. E per questo è sempre una figura invisa al potere.

Insomma, pare che Ingroia non sia proprio ben sopportato dal senatore Renzi. Rivoluzione Civile. Ma dopo lo scioglimento di Rivoluzione Civile perché i partner politico-partitici (IDV, PRC, PCdI, Verdi) di Ingroia seguirono altre strade, Ingroia non si fermò e proseguì lo stesso percorso civico e costituzionale con Azione Civile, che dal 2013 non si è mai fermato ed ha anche battuto Renzi come ad esempio nel referendum costituzionale del 2016. A Renzi evidentemente non è andata giù quella sconfitta. Dopo avere smentito se stesso quando prometteva di ritirarsi della politica quando avesse perso quel referendum, è tornato alla ribalta politica nel PD. Per poi uscirne con un nuovo “movimento politico” da lui stesso originariamente ribattezzato “Azione Civile”. Progetto cui rinunciò solo a seguito delle sue ferme prese di posizione e minacce di azioni legali a tutela del nome del movimento da lui fondato e presieduto.

Poi ha ripiegato sulla denominazione “Italia Viva”, che – detto fra parentesi – non è che gli ha portato tanti frutti, visti i più recenti sondaggi. Allo stato attuale si barcamena tra l’1,8-2%.

Ed infine, è notizia di pochi giorni fa, è uscito il suo nuovo libro. Indovinate un po’ il titolo? La mossa del cavallo. Chi era stato ad utilizzare la stessa frase come titolo di un documento-appello per cambiare il Paese firmato da me insieme a Giulietto Chiesa che poi diventò un progetto politico prima di lui nel mondo politico italiano? Antonio Ingroia. Ancora lui. La vera ossessione di Matteo Renzi.