Per le donne vittime di violenza essere sopravvissute è considerata una colpa in questa società

Anche negli ultimi giorni insulti, derisioni, molestie e una scritta in cui le si augura di morire contro Ilaria Di Roberto.

Per le donne vittime di violenza essere sopravvissute è considerata una colpa in questa società

«Quando subisco ogni giorno è il quotidiano di ancora troppe donne» ha dichiarato in una recente diretta instagram Ilaria Di Roberto. Ragazza vittima di una catena criminale sterminata da troppi anni e, come lei sottolinea con forza spesso, scrittrice, artista e attivista femminista radicale. Ilaria, anche sulle nostre pagine, denuncia quel che ha subito e subisce, un inferno in terra sempre più disumano, sempre col pensiero alle tantissime altre donne vittime delle perversioni, delle violenze e dei crimini maschili.

Venerdì 25 giugno ha rappresentato perfettamente quello che è il calvario di Ilaria Di Roberto. La mattina al supermercato è stata bersaglio di versi squallidi, al ritorno a casa un vecchio molestatore ha cercato di intralciarle il passaggio, la notte precedente dalle 3 hanno suonato ripetutamente al suo citofono e nel primo pomeriggio ha trovato una scritta offensiva e gravissima sotto la cassetta della posta.

Già forzata il giorno precedente. Venerdì scorso, nuovamente forzata, all’interno ha trovato un fazzoletto sporco di feci. La scritta è quella che si può vedere nell’immagine di copertina di quest’articolo e, ancora una volta, è stata insultata in quanto vittima di revenge porn. Aggiungendo un’istigazione al suicidio, ad una ragazza che per le violenze psicologiche subite e i due casi di revenge porn il suicidio lo ha tentato in passato due volte. La bestialità immonda di questo gesto è lampante e non c’è bisogno di usare troppe parole. Lasciamo doverosamente spazio al video in cui lei ha denunciato questo angosciante episodio.

 

Quanto accaduto, che le ha causato fortissimi attacchi di panico per i quali è dovuta recarsi al Pronto Soccorso, è successivo ad altri avvenuti in queste ultime settimane. Una angosciante successione riassunta in questo post facebook

La notte scorsa è stata aggredita dopo l'arrivo dei carabinieri, da lei chiamati, dopo che le hanno ripetutamente suonato al citofono in piena notte. Aggressione che denuncia in questo video 

 

 

Durante la registrazione di una recente videointervista, in cui denunciò le molestie subite la sera prima mentre era uscita fuori casa pochi minuti per gettare la spazzatura, arrivarono le notizie di due nuovi femminicidi. Feste, panchine, scarpe rosse scenografiche sono passate da un pezzo, il tema della violenza maschile è finito nel dimenticatoio – ovviamente fino alla prossima mediatica occasione – ma la mattanza e le violenze continuano sistematicamente. In una società dove si è considerate colpevoli per esistere ed essere donne, in cui si viene quotidianamente giudicate e condannate. E chi subisce molestie e abusi, soprattutto se è viva, ancora di più. Sopravvivere è una colpa e, ancor di più, si viene giudicate e condannate per qualsiasi gesto, anche solo quello di respirare. A cui si aggiungono i comodi «portatori di ogni soluzione possibile» (tanto non sono loro a subire) à la carte.

Frasi come non ci pensare, lasciati scivolare tutto addosso, cerca la pace interiore, non odiarli e simili sono all’ordine del giorno. Ti picchiano, ti insultano, ti trattano come se fossi un oggetto che si deve offrire alle grinfie di perversi depravati immondi, vieni stuprata nel web o per strada? Se ti rimangono cicatrici nell’anima e nel corpo, se stai male e vivi l’inferno in terra, la colpa – alla fine della fiera – è tua. Ovviamente fino alla prossima panchina rossa, alla prossima passerella mediatica, al prossimo influencer vip dietro cui si corre come scimmiette e pecorelle, alle prossime scarpette rosse scenografiche.

 

L’inferno a cui ogni giorno Ilaria Di Roberto cerca di sopravvivere, ci sottolineò nella recente videointervista, è frutto anche del clima di odio, omertà, disprezzo, dileggio che vive nel comune in cui risiede, Cori. Dopo tanti appelli e richieste di aiuto, per la prima volta ha riportato Ilaria in una diretta instagram sabato sera, la massima autorità civile locale le ha espresso con un post facebook solidarietà e scritto che si attiverà. Sotto il post facebook, quasi una versione paesana del notallmen, tanti hanno avuto come primo pensiero quello di «difendere» la comunità, di chiedere di non generalizzare, che ci sono anche persone buone. Stessa dinamica, appunto, del notallmen, non tutti gli uomini sono uguali. Certo, non tutti gli uomini uccidono, squartano, violentano, si fanno guidare solo e soltanto dal basso ventre, stuprano, molestano. Ma questo per le vittime delle violenze maschili cosa cambia? Davanti alla cultura dello stupro, imperante e in agguato nelle pieghe più svariate della società, e di millenni di patriarcato cosa cambia? Nulla, la verità vera è solo quello.

Esercitarsi in affermazioni del genere non cambia nulla, non toglie un solo lapillo all’inferno in terra quotidiana, al terrorismo che le donne subiscono solo in quanto donne. Autoassolve, auto consola e sposta interesse ed attenzione dalla vittima a se stessi. O si diserta e ci si oppone realmente ogni giorno, mettendoci volto e faccia concretamente, o dietro ogni notall si nasconde una complicità di fatto.

 

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