Preveniamo le guerre di domani, siamo contro le guerre di oggi, non dimentichiamo le guerre di ieri

4 NOVEMBRE. Non festa ma lutto. Proposta del Centro di Ricerca per la Pace, i diritti umani e la difesa della biosfera di Viterbo, Movimento Nonviolento e PeaceLink.

Preveniamo le guerre di domani, siamo contro le guerre di oggi, non dimentichiamo le guerre di ieri

«Non festa ma lutto» è il grido accorato che ogni anno associazioni e movimenti pacifisti lanciano in occasione del 4 novembre. Giornata in cui ufficialmente si «festeggiano» le Forze Armate e l’Unità nazionale.

Data scelta in epoca fascista per celebrare quella che veniva considerata la «vittoria» nella prima guerra mondiale. La guerra definita «inutile strage» da Benedetto XV, un conflitto a cui non conveniva per l’Italia partecipare secondo Giolitti (non certo un socialista anarchico anti-militarista!).

Le vittime, militari e civili, furono circa 40 milioni: 21 milioni di feriti, 19 milioni di morti – di cui 9,7 milioni di militari, 8,8 milioni di civili – (4,2 nell’Impero ottomano e 1,5 in Russia), tra gli Alleati rimasero uccisi oltre 5 milioni di soldati (Russia 1,8 – Francia 1,4 milioni) e tra gli Imperi centrali circa 4 milioni (la Germania 2 e l’Austria-Ungheria 1,1 milioni), (5 milioni furono i feriti in Russia; 4,3 in Francia e in Germania; 3,6 in Austria-Ungheria.

«Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate» è la denominazione ufficiale della «festa» del 4 novembre, istituita nel 1919 a tributo della «vittoria» nella prima guerra mondiale, considerata dai governanti dell’epoca completamento del processo risorgimentale. La scelta della data cadde sul 4 novembre in quanto entrò in vigore l’armistizio di Villa Giusti a Padova tra Italia e impero austro-ungarico.

Dal 1922 il regime fascista la denominò «Anniversario della Vittoria» e tornò alla denominazione ufficiale dal 1947, negli anni duemila l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi le diede nuovo impulso, con il ritorno a celebrazioni diffuse e poderose.

È consegnata alla storia la definizione che diede alla «Grande Guerra» papa Benedetto XV di «inutile strage», i libri di storia riportano che solo l’Italia ebbe 650 mila morti e un milione di mutilati e feriti, molti di più di quanti erano gli abitanti di Trento e Trieste, in una guerra che – secondo Giolitti -  doveva essere evitata.

I bilanci drammatici della prima guerra mondiale portano pacifisti e movimenti per la nonviolenza a criticare la retorica e l’idea che il 4 novembre sia considerata come una festa. Anche quest’anno, come già negli anni scorsi, ancor di più con la guerra tornata nel cuore dell’Europa e il rischio di una guerra mondiale nucleare, il Centro di Ricerca per la Pace, i diritti umani e la difesa della biosfera di Viterbo, il Movimento Nonviolento e PeaceLink propongono sia giornata di lutto e di impegno contro tutte le guerre.

Questo il testo dell’appello pubblicato nei giorni scorsi.

Vogliamo prevenire le guerre di domani. Siamo contro le guerre di oggi. Non dimentichiamo le guerre di ieri.
Le guerre di oggi sono combattute con le armi costruite ieri. Le armi costruite oggi alimenteranno le guerre di domani.
Il disarmo, a partire da noi stessi (disarmo unilaterale), è la strategia per costruire la pace.
Fare memoria delle guerre del passato è doveroso per non ripetere gli stessi tragici errori.

Sabato 5 novembre si terrà a Roma una grande manifestazione per la pace, promossa dal cartello "Europe for Peace", alla quale parteciperemo. Sarà una manifestazione popolare e di popolo che chiede: "Cessate il fuoco subito - Negoziato per la pace - Mettiamo al bando le armi nucleari - Solidarietà con le vittime di tutte le guerre".
Il giorno precedente, 4 novembre, ricorre l'anniversario della fine della Prima guerra mondiale, una "inutile strage" come disse il Pontefice di allora.
Tante altre "inutili stragi" seguirono, fino alla odierna strage in Ucraina. È  la guerra nel cuore dell'Europa, che prosegue da allora.

La data del 4 novembre viene celebrata con continuità dal fascismo fino ad oggi, per richiamare l'unità dell'Italia sotto il segno della guerra e dell'esercito. "Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate" nell'anniversario della fine di un tragico conflitto che costò al nostro paese un milione e duecentomila morti (600.000 civili e 600.000 militari): per la prima volta nella storia a morire a causa della guerra non furono solo i militari al fronte, ma in pari numero i civili vittime di bombardamenti o di stenti, malattie, epidemie causate dalla guerra stessa.
Vogliamo ricordare e onorare quei morti rinnovando l'impegno contro ogni guerra e la sua preparazione, dunque contro le guerre di oggi, contro le armi costruite per le guerre di domani. Solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise.

 

Meno armi più difesa della vita, ridurre drasticamente le spese militari e devolvere i fondi per abolire la fame, la povertà, l'inquinamento del pianeta.
Per questo chiediamo una drastica riduzione delle spese militari che gravano sul bilancio dello stato italiano.
Per questo sosteniamo la richiesta che l'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la messa al bando delle armi nucleari.
Per questo sosteniamo la Campagna "Un'altra difesa è possibile", che prevede l'istituzione di un Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta.
Pace, disarmo, smilitarizzazione. Tutela della vita degli umani e della Terra.

Proponiamo che il 4 novembre si svolgano commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze. Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente.

 

Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.
Ed occorre che si svolgano nel modo più austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.

 

Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perché le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perché convocano ogni persona di retto sentire e di volontà buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.

Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.
Per la vita, la dignità e i diritti di tutti gli esseri umani.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza può salvare l'umanità.
Solo la pace salva le vite. Salvare le vite è il primo dovere.

 


Movimento Nonviolento
PeaceLink
"Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo