Proviamoci prima di giudicare

L'OPINIONE DELL'AVV. GUARNERA. «Ma ci siamo chiesti chi è questa madre di 23 anni, che vita aveva, che cosa capiva della realtà, di sé e di chi le stava attorno?»

Proviamoci prima di giudicare

La tragica vicenda della piccola Elena uccisa dalla madre induce alcune riflessioni. Come spesso accade un fatto di cronaca nera viene utilizzato per fidelizzare un popolo di guardoni e fare ascolti.
Improbabili commentatori sentenziano e giudicano, senza conoscere.
Quante volte è accaduto e, temo, continuerà ad accadere!

Ma vi è un aspetto che merita di essere approfondito. In tanti, sui social, hanno ricoperto di insulti, minacce e disprezzo la madre, che pare abbia programmato con lucidità l'assassinio della figlia.

Le hanno augurato di "marcire" in carcere, che è molto più di una condanna. È una sentenza dettata dall'istinto e dall'odio, senza possibilità di appello, senza voglia di capire. 
"Marcire" vuol dire che non è prevista alcuna redenzione.

Ma ci siamo chiesti chi è questa madre di 23 anni, che vita aveva, che cosa capiva della realtà, di sé e di chi le stava attorno?

Certo, riceverà una giusta punizione, ma non va giudicata con ferocia assoluta. I greci, i latini e i cristiani hanno una parola in comune: PIETAS!
Sintetizza un modo di essere che abbiamo smarrito: compassione, comprensione, cura del prossimo e dei più deboli, rispetto degli ultimi e e di coloro che sono svantaggiati.

In sintesi, AMORE.

Proviamoci prima di giudicare.