Alessandro Pagani ci racconta il suo progetto musicale da solista

L'INTERVISTA. “Puah "Due acca hho" è un progetto musicale a cura del cantautore fiorentino Alessandro Pagani, già fondatore di Shado Records/Valvola e batterista della band Stolen Apple. Il progetto pop-barocco “Puah "Due acca hho" è incentrato sui testi in italiano, infatti Alessandro Pagani ha tutta l’eccellente capacità interpretativa del cantautore, inteso come spirito libero, onirico e genuino. La sua musica trasporta, incuriosisce, dona quel ritmo orecchiabile che in qualche modo è riconoscibile fin dalle prime note e coinvolge.

Alessandro Pagani ci racconta il suo progetto musicale da solista


 

Buongiorno Alessandro, benvenuto su WordNews. Sei nato a Firenze, e già nel 1988 hai iniziato un percorso come musicista con svariati gruppi, tra i quali Stropharia Merdaria, Parce Qu’Il Est Triste, Hypersonics (con cui hai partecipato ad Arezzo Wave nel 1990), Subterraneans, Malastrana e successivamente Valvola (assieme a Giuseppe Barone e Gianni Antonino, coi quali hai fondato l’etichetta discografica indipendente Shado Records, attiva fino al 2007). Insomma, ti sei dato un bel po’ da fare! Com’è nata questa tua passione musicale?

La musica è sempre stata un sentimento forte che mi ha accompagnato sin da piccolo, ricordo che io e mia sorella Daniela (la prima bambina fiorentina a partecipare allo Zecchino d'Oro nel 1970, purtroppo scomparsa prematuramente) passavamo i fine settimana a cantare a squarciagola i successi del momento su tavoli improvvisati nei cortili di parenti ed amici, durante quelli che possiamo considerare i primi karaoke degli anni '70. Nel corso dell'adolescenza poi il mio tragitto musicale piano piano si approfondì, quando imparai a suonare la chitarra, il pianoforte (e in seguito la batteria) e a scrivere le prime composizioni, dapprima in maniera autonoma e successivamente con i gruppi citati sopra, fino all'importante esperienza artistica ed esecutiva assieme a Shado Records, con cui ho condiviso conoscenze ed emozioni di artisti provenienti da tutto il mondo.

 

È vero che fare parte di una band, significa essere parte di una piccola “famiglia” dove il reciproco rispetto, la fiducia e la valorizzazione dei singoli individui è anteposta a tutto il resto?

Certo, l'empatia che si viene a creare tra i componenti del gruppo è fondamentale ed è data proprio dall'alto concetto che si ha uno dell'altro; in questo senso, perché l'intesa di una band funzioni, trovo sia necessario, durante l'evoluzione artistica della stessa, che ognuno metta un po’ di sé nel progetto comune, ma con l'indispensabile capacità individuale di riuscire a farsi un po’ da parte nei momenti in cui possa servire.

Parliamo del tuo progetto da solista “Puah "Due acca hho": com’è nato?

Con l'ultima band Stolen Apple, dopo l'uscita nel 2020 del secondo disco "Wagon Songs" (purtroppo penalizzato dalle difficoltà della pandemia), affrontammo un momento di stasi, forse condizionati dagli accadimenti di quel periodo. Nel frattempo avevo abbozzato alcune canzoni, risultate però distanti dalle atmosfere del gruppo. Così, spinto anche dagli stessi membri della band, decisi di terminare i brani facendomi aiutare ed accompagnare dall'elettronica e dall'home recording, utilizzando l'ormai famoso approccio 'do it yourself', l'etica del 'fai da te' proveniente dalla filosofia punk che esalta l'autoproduzione.

Che cosa significa per te questo progetto? Perché anti hi-fi?

Volevo creare una sorta di 'ponte immaginario' per celebrare il mio passato da amante della new wave e dell'elettronica, che mi riporta indietro nella Firenze degli anni '80. Il disco però non è una sorta di revival, ma un'esaltazione delle mie esperienze passate che cerco di far rivivere nel presente, all'interno di un album 'retrofuturista' che forse avrei voluto fare quarant'anni fa, con le sonorità e le ritmiche di adesso. Anti hi-fi perché, come un elogio ai suoni caldi analogici della prima elettronica, il pensiero compositivo che riguarda l'album cerca di rifuggire dalla perfezione della tecnologia moderna, che non accetta l'errore, l'imperfezione umana, il difetto che invece ci rende ancora naturali e, in qualche modo, più artigianali.

In Puah Due acca hho anti hi-fi, il tema dell’acqua è ricorrente, e c’era da aspettarsela con questo titolo. L'acqua come simbolo di vita?

L'acqua nel disco ha molteplici aspetti, sia a livello sonoro che immaginario. L'ispirazione è arrivata da una poesia di mia sorella Daniela dal nome "Daydream" (che è anche il titolo di un brano dell'album) che parlava di un suo sogno dov'erano presenti alcune fontane di un paese disabitato che perdevano acqua. Oltre a questo, ho immaginato l'acqua come una sorta di nuovo battesimo spirituale a cui tutti dovremmo ri-sottoporci, per lavarci dalle sporcizie e dalle nefandezze del nostro tempo. Per ultimo, ma non meno importante, per ricordare che l'acqua è sempre il bene più prezioso che abbiamo.

“Mi sveglio e non so, che sogno farò. Immagini, gocce che fan voragini. E’ tardi qui, tra le città…” canti nel pezzo Daydream. Sei un sognatore? 

Sono sempre stato un sognatore e lo era anche mia sorella, che nel sogno immaginava di riparare tutte le fontane di quel paese che perdevano acqua. I sogni sono parte fondamentale della nostra essenza, guai a non averne e quando si  riconoscono è bello e doveroso inseguirli fino alla loro realizzazione. Se poi non ci si riesce, rimane l'esperienza.

Qual è il verso di una tua canzone che ti racconta meglio?

"E SE MI RITROVASSI / DAVANTI A QUEL ME STESSO / CHISSA' COSA FAREI / SE LUI FOSSE ME ADESSO" ... Ne "I passi passati" immagino d'incontrare me stesso da ragazzo e di parlarmi, cercando di spiegare le cose da fare e gli errori da non commettere nel futuro, così da non dovere rimpiangere il passato.  Ma il passato prima o poi torna sempre, a differenza dell'avvenire, difatti il testo della canzone prosegue e racconta il senso del brano: "CHI SEI / SARAI / O FORSE MAI / CHI MAI / SARO' / O FORSE NO".

Se dovessi scegliere un musicista “famoso” che facesse una cover di una tua canzone chi sceglieresti e perché?

Lou Reed, perché ha descritto in maniera poetica le inquietudini e l'entusiasmo del suo tempo e ha cantato, in maniera talentuosa e seducente, la bellezza dei perdenti e dei diversi.

Oltre ad essere un cantautore sei anche scrittore. Hai pubblicato quattro libri umoristici in cui l’ironia ne fa da padrona. Il sorriso è la medicina giusta per sopravvivere alle insidie della società?

Senz'ombra di dubbio; sfido chiunque a non riconoscere nel sorriso l'antidoto più caro per difendersi dalle delusioni giornaliere, la medicina 'naturale' a cui tutti dovremmo rivolgerci a partire da ogni risveglio. L'autoironia aiuta a vedere le situazioni pesanti da un altro punto di vista, più leggero ma non meno importante, per esorcizzare le paure e le angosce del nostro tempo.

Quali consigli vorresti dare a una persona giovane che vuole dedicarsi alla musica?

Di non mollare mai davanti alle difficoltà e di seguire sempre con determinazione le proprie passioni, ricordandosi sempre che gli sbagli aiutano a crescere e che alla base di ogni soddisfazione personale c'è un percorso di crescita fatto di insegnamenti, di lavoro e applicazione.

Siamo arrivati alla fine della nostra chiacchierata. Quale messaggio vorresti dare come saluto ai lettori di WordNews?

Innanzitutto grazie per il tempo che mi dedicherete, sia a livello musicale che di scrittura. E poi di celebrare sempre la bellezza in ogni frangente della vita, attraverso l'arte e le proprie abilità: lasciare una traccia di sé alle generazioni future è come piantare un albero nel deserto del tempo.

Grazie per essere stato con noi Alessandro! In bocca al lupo per tutto! Noi, di WordNews, ti seguiremo con curiosità.

Per ascoltare la presentazione di PUAH, il progetto solista di Alessandro Pagani, album d'esordio "Due acca hho" clicca qui: https://linktr.ee/puahpiccolaunitaantihifi