La nostra sanità va bene oppure c'è bisogno di un ritocco?

La Sanità dovrebbe essere superpartes… sempre!

La nostra sanità va bene oppure c'è bisogno di un ritocco?

Era qualche giorno che Adelina (nome di fantasia, ndr) non stava bene. Le faceva male l’addome. Ogni tanto delle strette forti, poi passavano. Non ci ha dato peso, tanto con la malattia pregressa che ha, è sempre tutto un dolore! Come fa di solito, anche stavolta, prende un antidolorifico.

Deve andare via sto dolore!” si ripete.

Venerdì mattina, però, la crisi diventa acuta, un dolore lancinante che la blocca a terra. I pensieri iniziano a correre e decide di andare dal medico curante. Non c’è, è in visita domiciliare e ne avrà per altro tempo. Torna a casa e il dolore è insopportabile. Decide, insieme al marito, di andare al pronto soccorso “Lì mi aiuteranno a capire”.

Arrivano intorno alle 12:30, c’è qualche persona prima di loro, ma non tante “Eh, oggi c’è poca gente – dice una ragazza – se eravate qui ieri, era il delirio!”. Entra. Il referto dice le 12:53. Dopo aver dato i dati, la prassi dice “Tampone”… esce e, lentamente, si siedono sulle sedie.

Dopo un paio di minuti (un tampone in due minuti?!) esce l’infermiera e le dice di alzarsi e andare “fuori dal pronto soccorso” per fare degli esami. Le indica, a distanza, la direzione da prendere e le sussurra “Lei è positiva, quindi non può stare qui, ma c’è una stanza dedicata dove le faranno tutti gli accertamenti”. Rientra, va dal marito e dice “Vada anche lei con sua moglie, il tempo che i medici si VESTANO per accettare una persona positiva e le faranno tutti gli accertamenti”.

Adelina in quel momento è in totale confusione: non ha sintomi, non si sente affatto come l’altra volta che ha avuto il covid, non può pensarci, come è potuto succedere? Dice al marito di stare lontano, di non avvicinarsi, di chiamare casa, di avvertire della positività, di pensare ai ragazzi, di tranquillizzarli, di iniziare (ancora una volta) le accortezze per il covid.

Mentre aspettano che i medici si vestano e la chiamino, iniziano le prime telefonate a casa: mamma, papà, figli… tutto si sta predisponendo per il “ritorno” dopo le analisi e la diagnosi (almeno così speravano). D’improvviso si apre la porta, una timida infermiera (non vestita da covid) chiama Adelina e la fa accomodare. Ha un camice blu e una mascherina, nulla di “anormale”. Il marito chiede se può entrare e la risposta è secca “No, lei deve stare fuori ad aspettare”.

Arriva un medico (anche lui vestito normale) che la visita, le fa delle domande e poi, l’infermiera (anche un po’ inesperta, purtroppo), le preleva un po’ di sangue per le analisi e… le dice che le farà, nel frattempo che i risultati delle analisi saranno pronte, una flebo per la terapia del dolore. Sono le 13:33. Tutto procede abbastanza velocemente…

Il tempo inizia a passare. Lei è sola, non c’è nessuno. Ci può stare, visto che è positiva, non può avere contatti con nessuno, ma un’infermiera che controlli la flebo?

Nota positiva: Adelina sta meglio. Chiama al marito che, intanto, è in attesa in macchina visto che in pronto soccorso “non ci può stare” perché ha la moglie positiva, e gli dice che i dolori sono molto attenuati e che sembra stare davvero meglio.

Bene, le cose stanno andando per il verso giusto.

Nel frattempo si sono fatte le 14:42 e la flebo continua ad andare, ma delle analisi ancora nessuna traccia così come, nessuna traccia, di infermiera e medico. Ma vuoi vedere che al cambio turno si so scordati di Adelina? Non può essere…

Il tempo sembra non passare mai quando sei distesa su un lettino in ospedale, ad aggravare la situazione ci si mette anche il fatto che hai il covid, che devi cambiare tutte le programmazioni che, intanto, avevi fatto per il weekend e la settimana e… parte l’ansia! Adelina chiama l’infermiera per dirle che la flebo era finita. Dopo un po’ arriva, sistema e se ne va. Dopo un bel po’ la richiama per chiederle se sapesse qualcosa delle analisi e se il medico, finalmente, sarebbe arrivato. “Signora, le analisi sono buone, ora il medico sta decidendo cosa farle fare”.

Adelina pensa “Se non avessi chiesto io delle analisi, quando me lo avrebbero detto?

Arrivano le 16:33 (gli orari sono giusti, perché sono dei messaggi mandati al marito) e Adelina non sa nulla, non ha visto il medico (tenete a mente questa cosa!), non ha notizie sul da farsi e scrive “Nulla tra poco faccio come nei film mi tiro tutto e me ne scappo”.

L’ago nel braccio inizia a far male, ha chiesto di toglierlo, ma l’infermiera ha risposto di no perché non sa cosa potrebbe voler fare il dottore e, nel caso, già è nel braccio l’ago…

Il dottore non si vede, Adelina non resiste più, il dolore, grazie alla flebo, è scomparso, sta bene, ma è a pezzi, stanca, ha fame, deve andare in bagno, è sola… chiama l’infermiera ancora una volta e le chiede spiegazioni e, soprattutto, cosa hanno deciso di farle. La risposta è “Signora, lei è positiva, il dottore avrebbe deciso di farle dei raggi, ma dobbiamo aspettare delle ore prima che il pronto soccorso sia libero di pazienti per poter portare lei, altrimenti rischiamo di infettare altre persone”…

E quanto tempo potrebbe passare?

Eh, non lo so, ma sicuramente alcune ore”.

E qui c’è l’errore di Adelina che, esasperata dalle ore già trascorse, dalla stanchezza, dal vedere che le avevano fatto solo le analisi e una flebo, cede… cede e dice “Potrei uscire? Non ce la faccio più, non posso aspettare mezzanotte o oltre per fare altri accertamenti...”.

L’infermiera prepara la lettera di dimissione che, purtroppo, Adelina firma senza leggere (d'altronde perché dovrebbe leggerla, si fida ciecamente del sistema sanitario, loro salvano vite!) e, solo dopo, si accorge di una scritta “…la paziente esce contro il PARERE del medico...” sì ma quale medico?

Lei è stata sola in una stanza, con una flebo al braccio, senza sapere nulla, senza avere risposte esaustive, senza capire che cosa le avesse provocato il dolore e su quel pezzo di carta c’è scritto “CONTRO IL PARERE DEL MEDICO”… l’unico medico che ha visto è stato poco dopo la sua entrata al pronto soccorso che, alla fine, l’ha visitata sommariamente e… poi nessun altro più!

Esce sconsolata dal pronto soccorso, naturalmente entra in macchina tenendo la mascherina, racconta tutto al marito, sta bene apparentemente, ma è provata, è stanca…

Iniziano le telefonate, intanto il marito aveva fatto comprare dei test in farmacia per il covid, li aveva fatti mettere in garage per farli prima di entrare in casa dove li aspettavano i due figli. Fanno insieme il test, marito e moglie e… negativi!

I pensieri iniziano a passare nella loro mente:Ma come è possibile? Un falso positivo in ospedale? Non è possibile! Alla fine potevano farmi tutte le analisi che volevano e farmi capire cosa ho...”.

Il marito cerca una farmacia che fa test anche di sera. La trovano, chiamano e vanno. Adelina entra, fa il test e la farmacista le dice di tornare dopo 15 minuti. L’attesa in auto è lunga: i 15 minuti più lunghi della loro vita! Non è affatto convinta di essere positiva, non ha sintomi, non ha nulla di nulla e ricorda che il medico che l’ha visitata le aveva detto “A volte capitano anche falsi positivi, non si preoccupi!”. E lì la mente ha iniziato ancora una volta a viaggiare con la fantasia…

Passano 15 minuti, scende dalla macchina, entra in farmacia e, la farmacista, le dice “Signora, è negativa. Ma non negativa poco, negativa negativa, lei il covid non lo ha avuto assolutamente in questi giorni, settimane, mesi!”. La gioia di Adelina è davvero tanta. La farmacista le chiede il perché ha voluto fare il test.

Dopo la spiegazione, la stessa farmacista, dice “Signora, se il pronto soccorso ha inserito già la sua positività, purtroppo, io non posso inserire che è NEGATIVA, ma devo per forza aspettare a domani mattina”.

Adelina è curiosa e chiede di provare.

La sorpresa: Adelina non è stata mai inserita nel SISTEMA come positiva, quindi è stata inserita in data odierna come negativa (ha la certificazione della farmacia!).

La domanda nasce spontanea: perché?

Di risposte ce ne potrebbero essere infinite, ma ciò che rimane è che Adelina non è stata trattata come una persona “normale” che è andata al pronto soccorso, ma come una persona che aveva una lettera scarlatta dietro la schiena chiamata covid.

Questo ha influito sulle prestazioni del pronto soccorso? Chissà! Ma una cosa è certa, è tornata a casa senza aver approfondito la sua situazione, senza aver capito quale sia il problema che l’affligge.

E se stanotte tornasse?

E se domani mattina stesse male?

E se la situazione peggiorasse?

Ah già, è stata Adelina a firmare il foglio e andarsene CONTRO IL PARERE DEL MEDICO (immaginario!).

Questa storia non credo che possa cambiare la situazione della sanità. Non credo nemmeno che verrà mai letta da qualcuno che può fare qualcosa… anzi, magari verrà letta, si farà il solito proclama “Ora ci penso io...” e verrà tutto dimenticato.

Ma chi ci perde?

Ci perdiamo, al solito, noi cittadini che paghiamo le tasse per avere un disservizio quotidiano in un posto che, al contrario, dovrebbe salvarci la vita. A te che leggi questa storia chiedo:E se al posto di Adelina ci fosse stata tua madre, tua sorella, tua figlia, tua nipote, tua cugina…? Oppure tuo padre, tuo fratello, tuo figlio, tuo nipote, tuo cugino…?

Denunciamo queste situazioni, facciamoci sentire, perché domani la sanità ci servirà SICURAMENTE, ma io voglio una sanità efficiente, una sanità che, entrando al pronto soccorso, mi aiuti a capire cos’ho nei tempi giusti. Possibile che nel 2023 un medico, un'infermiera si siano messi paura della positività di una paziente e NON abbiano fatto il loro dovere sancito dal loro giuramento?!?!

Il 27 del mese, ogni mese, arriva loro lo stipendio sia se fanno il loro dovere e sia se non lo fanno, ma se si è giurato di aiutare TUTTE le persone in difficoltà, beh, lo si deve fare sempre utilizzando la diligenza e la professionalità che, sicuramente, ogni persona di quell’ospedale ha. Oggi, purtroppo, non è stato così, oggi, come spesso accade, non è così.

E allora che fare?

Lasciare che le cose continuino ad andare in questa maniera oppure fare DAVVERO qualcosa? Adelina ora dorme stremata nel letto, non si riesce a muovere perché è stanca. Stanotte, dopo che le sarà passato l’effetto dei farmaci in flebo come starà? Domani come starà? Quante Adelina ci sono state in questa situazione? Quante ce ne saranno?

Davvero dobbiamo aspettare che la situazione precipiti per alzare la voce e farci sentire TUTTI insieme per sistemare una sanità di una REGIONE di appena 290.000 anime?

Ci stiamo prendendo in giro e ne siamo consapevoli!

 

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