Questo non è Amore. L’Amore non uccide

A-more, assenza di morte, quindi, vita. Episodi atroci come questo confermano, dunque, che non si tratta di amore. Amore è ossimorico rispetto a morte. La 77° vittima di femminicidio in Italia nel 2022 non fa che allungare un triste elenco stilato dal Viminale e prolungare la raccapricciante scia di sangue versato da fidanzate, compagne, mogli, madri.

Questo non è Amore. L’Amore non uccide

Mi volto, rivolto, cercando di riuscire a trovare una posizione atta a favorire un po’ di riposo. Non dico dormire, ma almeno appisolarmi. Ed, invece, mi giro, rigiro in un bianco lenzuolo di lino freschissimo, abilmente ricamato dalle mani di fata di zia Rita. Con la stessa maestria la zia mi ha confezionato la trapunta che lo sovrasta, realizzata con candidi fili di cotone ad uncinetto. Una elegante straordinaria leggiadria trapela dal loro stesso candore, ma nel buio della notte, in questo incessante inquieto agitarmi, li sento come un vero e proprio fardello. Ma il fardello è quello che porto dentro, che mi attanaglia, che talvolta sembra addirittura soffocarmi. Non riesco a farmene una ragione! Del resto, come si possono razionalizzazione la violenza, il male, la ferocia brutale, soprattutto se agita sul sangue del tuo sangue?!

Pensieri angoscianti affollano la mia mente, rievocando un episodio di cronaca nera che mi ha ulteriormente scossa.

Ennesimo femminicidio. Ennesima efferatezza. Ennesimo grido di aiuto ammutolito in una pozza di sangue.

Non è la didascalia per la scena di un thriller drammatico: è realtà pura, oggettiva, vera, incontrovertibile, ricostruita scientificamente dai rilievi delle Forze dell’Ordine, intervenute martedì sera in quel cortile fuori dal condominio di via dell’Arcoveggio, alla periferia della città di Bologna, nel quale viveva la vittima. Proprio in quel cortile si è consumata la tragedia. L’ex-compagno di Alessandra Matteuzzi, dopo aver atteso per ore sotto casa il rientro della donna, nonostante fosse stato già raggiunto da una misura cautelare, dacché denunciato e allontanato da lei per violenze e stalking, l’ha aggredita e, con disumana spietatezza, colpita ripetutamente a martellate, sino ad ucciderla. Inutile, infatti, si è rivelata la disperata corsa in ospedale.

Ossessionato dalla gelosia, malato, squilibrato, Giovanni Padovani, modello e calciatore – ulteriore conferma della vacuità di bellezza e fama se private di etica e morale! – è partito intenzionalmente dalla Sicilia per compiere il truce misfatto. Quando l’amore diventa possesso, quando il piacere di sentirsi diventa maniacale inseguimento, quando il desiderio dell’altro si trasforma in paura e terrore dell’altro, il tuo uomo – fidanzato, compagno, marito checché sia – si tramuta nel tuo stesso assassino.

L’etimologia più diffusa fa risalire la parola amore al sanscrito “kama”, con allusione al desiderio quasi carnale, alla passione, all’attrazione. La più suggestiva tra tutte le etimologie, per quanto non la più accreditata, racconta invece di una parola che deriva dal latino “a-mors”, letteralmente “senza morte”, come se l’amore fosse un sentimento talmente potente da non avere mai fine, immortale, eterno.

A-more, assenza di morte, quindi, vita. Episodi atroci come questo confermano, dunque, che non si tratta di amore. Amore è ossimorico rispetto a morte. La 77° vittima di femminicidio in Italia nel 2022 non fa che allungare un triste elenco stilato dal Viminale e prolungare la raccapricciante scia di sangue versato da fidanzate, compagne, mogli, madri.

Rapporti fatti di umiliazioni, soprusi o privi di alcuna forma di rispetto verso la donna. Da uomo, Enzo Gragnaniello, autore del testo Donna, affidata alla voce raffinata e penetrante di Mia Martini che l’ha resa un capolavoro assoluto, osserva l’irriguardosa superficialità con la quale alcuni uomini si avvicinano alla donna vedendola spesso come solo strumento sessuale ed ignorando la dignità ed i sentimenti delle stesse. Una visione schietta quanto aberrante di una determinata realtà che continua a mietere vittime ogni giorno, creando gravi disordini nell’animo e nella psiche delle donne che sfortunatamente incappano in questo tipo di situazioni.

A fronte di violenze e aggressioni verbali perpetrate per anni, con l’uso di un linguaggio scurrile, offensivo, denigratorio, lesivo della dignità della persona - quelle parole/macigni che continuano a riecheggiare nella mente e a risuonare assordanti alle orecchie -, violenze psicologiche e, ahimé, da ultimo l'estremo delle violenze fisiche, alcune donne trovano finalmente la forza e il coraggio di inoltrare quella benedetta chiamata alle Forze dell'Ordine, tante forse troppe volte prospettata, ma mai effettuata per il bene dei figli, per le illusorie mendaci promesse di cambiamento, per la paura di ritorsioni.

La fine di un incubo o l’inizio di un altro calvario? Le situazioni sono certamente molto complesse e intricate: per alcuni tratti sembra di attraversare l’Ade; per altri di salire al Golgota.

Cosa sarà stato per Alessandra? Aveva forse riposto in cuor suo una speranza di libertà in quel divieto di avvicinamento imposto al suo ex-compagno dal pm? Divieto, però, che non ha impedito a quel “centauro” machiavellico, uomo-bestia, di massacrarla, ammazzarla, trucidarla.