RASSEGNA PPP, le parole di Pasolini: «L'Italia ha bisogno di uomini liberi»/3^ parte

IL COMMENTO DI FRANCESCA OREFICE. «Mamma» secondo l'interpretazione di una avvocata calabrese, con l'intervento di don Antonio, il parroco di Reggio Calabria che ha messo a disposizione gli spazi per il nostro V evento dedicato al poeta massacrato nel novembre del 1975.

RASSEGNA PPP, le parole di Pasolini: «L'Italia ha bisogno di uomini liberi»/3^ parte
Ph Museo Criminologico Roma

MADRE
Madre generatrice, madre fattrice, madre disfattrice, madre colpa, madre ferita, madre morte.
In un tempo in cui tanto si discute sulle donne, non raramente in modo approssimativo, sembra che
dalla nascita della vita ogni questione legata alla esistenza sia riconducibile alla maternità, esperienza
totalizzante ed assolutizzante, a quel nodo che viene descritto ora aria ora legaccio, e sempre
irreversibilmente sottoposto al setaccio della mistica della femminilità.

Il rapporto tra Pasolini e la madre, scevro da sovrastrutture psicanalitiche, era una grande storia
d’amore. Vivevano come madre e figlio, giovani fratelli o fidanzati, così Pasolini descriveva il loro
ingresso nella piccola comunità di Versuta, e con un linguaggio familiare composto da «ed incomunicabili confidenze», dolcemente raccontava questo rapporto, e l’immagine della madre fanciulla, sempre bella, sempre giovane.
 

È Madre giovinezza: «impaurita, ma decisa […] Queste donne le fanno spavento […] sono magari della sua età, anche più giovani, anche molto più giovani: ma lei, così gentile, sottile, rimasta una ragazzetta, davanti al loro, grandi” «e se ne sta nell’ombra come una bambina.
 

Ma più che ogni altra cosa, Susanna Colussi, era Madre poesia: «una dolorosa fitta d’amore; mi vuole troppo bene, ed anch’io. Io sono poeta per lei».
E Madre parole: «siedo, assaporo parola per parola. Sono la prima che sa. poi me li racconta, mi spiega certi capitoli, del resto li abbiamo vissuti insieme». 

È Madre dolore, quando saranno costretti a partire per Roma dal Friuli per scappare da una situazione
personale e familiare intollerabile o dopo la morte del fratello Guido: «che non rientra nei miei calcoli, nel conto tra me e chi mi punisce, è il destino di mia madre. Non te ne scriverò a lungo perché ho già le lacrime agli occhi. Ha trovato lavoro presso una famigliola e con un eroismo e una semplicità che non ti so dire ha accettato la sua nuova vita…ieri era il giorno del mio compleanno e se tu sapessi come si è comportata, sono cose inesprimibili». 
È Madre Mammetta, Cicciona, Pitinicia, nelle lettere che si scambiavano nei periodi di lontananza,
madre Affetto, madre Nostalgia, madre Consolazione. 
E Madre Baci: «bacio mille volte».
E Madre Energia: «viene la predica!... però pensandoci bene non sono poi tanto debole non ti pare? Tuttavia quel po’ di forza che possiedo come una piccola fiammella di candelina, mi viene da te. Io cammino sul tuo
solco e ciò che mi tiene in vita mi viene da te».
È Madre Luce: «lei tutto ciò che si può dare, una luce».

«E' a mia madre che ho fatto consacrazione di quelli che sono i sentimenti più degni di un uomo: la
mitezza, il coraggio dei propri sentimenti, la lealtà e la giustizia. non intendo dissacrarli: in questa
fedeltà che consiste il mio amore per mia madre».
E Madre Verità: «Non posso meravigliarmi adesso che sia così».

È Madre Conoscenza, e la conoscenza è amore totale, amore affamato, amore schiavitù: «sola al mondo che sa del mio cuore, ciò che è stato sempre, prima di ogni altro amore».
Ed è Madre Accusa, alle madri mediocri, vili, genitrici della degenerazione della società borghese.


La ballata delle madri
[…]
Madri vili, con nel viso il timore
antico, quello che come un male
deforma i lineamenti in un biancore
che li annebbia, li allontana dal cuore,
li chiude nel vecchio rifiuto morale.
Madri vili, poverine, preoccupate
che i figli conoscano la viltà
per chiedere un posto, per essere pratici,
per non offendere anime privilegiate,
per difendersi da ogni pietà.
Madri mediocri, che hanno imparato
con umiltà di bambine, di noi,
un unico, nudo significato,
con anime in cui il mondo è dannato
a non dare né dolore né gioia.
Madri mediocri, che non hanno avuto
per voi mai una parola d’amore,
se non d’un amore sordidamente muto
di bestia, e in esso v’hanno cresciuto,
impotenti ai reali richiami del cuore.
Madri servili, abituate da secoli
a chinare senza amore la testa,
a trasmettere al loro feto
l’antico, vergognoso segreto
d’accontentarsi dei resti della festa.
Madri servili, che vi hanno insegnato
come il servo può essere felice
odiando chi è, come lui, legato,
come può essere, tradendo, beato,
e sicuro, facendo ciò che non dice.
[…]
Ecco, vili, mediocri, servi,
feroci, le vostre povere madri!
Che non hanno vergogna a sapervi
– nel vostro odio – addirittura superbi,
se non è questa che una valle di lacrime.
E’ così che vi appartiene questo mondo:
fatti fratelli nelle opposte passioni,
o le patrie nemiche, dal rifiuto profondo
a essere diversi: a rispondere
del selvaggio dolore di esser uomini.
Pier Paolo Pasolini

 

 

3^ parte/Continua...

 

 

- RASSEGNA PPP, le parole di Pasolini - Prima parte

RASSEGNA PPP, le parole di Pasolini/2^ parte

 

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