Punta Pe(n)na sospesa: fino a quando?

VASTO. La recente sentenza del TAR di Pescara sul progetto industriale di un impianto per leganti idraulici riapre tanti interrogativi sul destino della zona di Punta Penna, della coesistenza di una zona industriale e di una riserva naturale e le indecisioni della «politica».

Punta Pe(n)na sospesa: fino a quando?
La locandina della marcia del 2018

Punta Aderci è una zona dalla bellezza raffinata e mozzafiato: simbolica è la visione dall’alto del promontorio mozzafiato che si proietta sul mare quasi sospesa. Simbolica della bellezza di questo ricco tratto della costa teatina e del suo destino perché, come abbiamo già raccontato nei mesi scorsi, quest’area è sospesa da troppi anni tra indecisioni e contraddizioni di una «politica» (le virgolette non sono casuali) che sembra tirare a campare, senza intraprendere una strada decisa e risolvere i tanti, troppi interrogativi sul destino dell’area, sulla sua vocazione e sul suo destino.

La spiaggia di Punta Penna, celebrata anche a livello nazionale e internazionale, vetrina di una città che vuol puntare sul turismo e sulle sue bellezze. E a pochi passi una zona e un porto industriale, simbolo di un’altra visione economica che cozza pesantemente con la prima. Ma le stesse istituzioni locali, a partire dal Comune, che esaltano la vetrina spingono per il rafforzamento del porto e puntano sulle industrie di una zona dove, in realtà, negli ultimi quindici anni molte attività hanno chiuso i battenti o sono state costrette a ridimensionarsi.

Attraversando la zona industriale ci si può imbattere in una desolante successione di capannoni ormai chiusi e di insegne decadenti, simbolo di un’epoca che fu. Nel mezzo, oltre vent’anni (precedente persino all’istituzione della Riserva Regionale) tra le istanze naturaliste e le aspirazioni economiche di soggetti privati che spesso sfociano in veri scontri. In uno dei capannoni in disuso ormai diversi anni l’allora ditta Trace (che poi passò la mano all’attuale Es.cal.) un impianto per la produzione di leganti idraulici con la lavorazione di materie prime (clinker, calcare e gesso di cava) importate, la ditta ha sempre sottolineato che non sarebbe un «cementificio» in quanto privo di una linea di produzione a caldo ma con questo nome è entrato nel dibattito cittadino e viene comunemente definito.

Nello studio presentato per la VINCA (Valutazione d’Incidenza Ambientale) la Es.cal. riportò che «la preparazione del prodotto finito consisterà nella macinazione delle materie prime che verrà effettuato in un apposito mulino a sfere». Gli impatti sulla componente ambientale atmosferica, sull’ambiente idrico e sul sito di importanza comunitaria vengono considerati nello stesso studio di «bassa significatività» e l’impatto del traffico veicolare «non significativo».

Dopo la lettura dello studio stesso e l’analisi dei dati conclusioni diametralmente diverse sono state quelle delle associazioni ambientaliste: «nella Vinca presentata dalla Escal srl – dichiarò ormai quasi tre anni fa il presidente dell’Arci Lino Salvatorelli - si parla di un numero medio di 50 camion al giorno in ingresso e in uscita. Le attività di ricezione delle merci avvengono fondamentalmente nelle ore diurne, nella fascia oraria che va dalle 7 del mattino alle 18 della sera. Oltre al problema creato dal passaggio dei camion c’è quello relativo alla immissione in atmosfera di polveri di cemento e di metallo, soprattutto nelle ore diurne, che possono creare disturbo non solo alle attività turistiche e ricettive della zona, ma anche alle migliaia di bagnanti che in estate affollano le spiaggette della riserva. Il progetto del 2012 presentato dalla Vastocem, oggi Escal, parlava di 30 tonnellate all’anno».

In quei mesi l’amministrazione comunale, soprattutto per voce del sindaco Francesco Menna e dell’assessore all’ambiente Paola Cianci, espresse a sua volta vari dubbi e la contrarietà al progetto. Il 15 gennaio 2018 il settore Urbanistica e Servizi – Sportello Unico per l’Edilizia del Comune di Vasto rilasciò parere favorevole alla VINCA del progetto suscitando una vibrante protesta cittadina e ambientalista: il 28 gennaio almeno 800 persone sono scese in piazza a sostegno del no all’impianto e Legambiente e Wwf presentarono nelle settimane successive ricorso al TAR. Dopo due anni e mezzo di attese, e vari rinvii compreso l’ultimo per l’emergenza sanitaria, il tribunale amministrativo ha bocciato in camera di consiglio lo scorso 12 giugno il parere comunale.

Alla notizia il sindaco e l’assessore all’ambiente hanno plaudito al pronunciamento dei giudici amministrativi, rivendicando la scelta di non essersi costituiti «a difesa del parere di procedura di V.Inc.A. espresso dall’ufficio tecnico» e che «queste sentenze oggi più che mai devono portarci ad un’azione concreta di riconversione ecologica della zona industriale che confina con un'area protetta, un sito Sic e la Via Verde Costa dei Trabocchi». Identica posizione espressa da Art1-Mdp, il partito rappresentato in giunta dall’assessore Cianci, e già espressa dopo il rilascio del parere.  

Nel comunicato del 19 gennaio 2018 Menna e Cianci scrissero che «nell’ambito del procedimento gli uffici comunali competenti hanno scrupolosamente verificato ogni elemento utile alla valutazione degli effetti dell’impianto sul vicino SIC» e che «non poteva avere esito differente atteso che sono state affrontate e risolte le criticità emerse nel corso dell’istruttoria». Il coordinatore di Art1-Mdp e l’allora capogruppo in consiglio comunale Marco Marra (oggi capogruppo del PD, partito che finora non ha espresso posizione sulla sentenza) rimarcarono «un certo stupore nella tempistica del rilascio di questo parere (proprio a ridosso della campagna elettorale per le politiche del 4 marzo)».

L’associazione di imprenditori Oasi, costituitasi al TAR a sostegno della Es.cal. e del parere positivo alla Vinca rilasciato dal settore Urbanistica del Comune di Vasto, dopo la pubblicazione della sentenza ha espresso forti critiche all’amministrazione definendo «risibili e solo demagogiche le giustificazioni addotte dell’Amministrazione Comunale di Vasto, screditando la propria struttura amministrativa e il relativo operato» e chiedendo «per quanto tempo ancora, su problematiche serie e concrete» la stessa «pensa possa pagare una politica ondivaga infarcita di demagogia?» e difeso il progetto industriale sottolineando che nella sentenza del TAR di Pescara «non si ravvisa neanche una riga nel merito del suo funzionamento o di una eventuale minaccia per il territorio».

Tra le motivazioni il TAR di Pescara ha definito il parere favorevole «illegittimo per mancata acquisizione del parere del Comitato di gestione della Riserva»: secondo i giudici «tutti gli atti amministrativi aventi come riferimento il territorio della Riserva e che devono essere emanati da autorità diverse dal Comitato di Gestione, devono essere “preventivamente concordati” con quest’ultimo» richiamando precise disposizioni del vigente Piano di Assetto Naturalistico della Riserva stessa. In base a queste disposizioni deve escludersi «l’operatività del silenzio assenso» in quanto il Comitato ha «il potere, ove ne ravvisi l’opportunità, di impartire prescrizioni e divieti» e il suo controllo ha il rilievo di una verifica penetrante della adeguatezza del progetto suscettibile sinanche di rimodularne il contenuto nell’ottica del migliore bilanciamento e contemperamento degli interessi trattati».

I giudici amministrativi, dopo aver riportato che nel verbale della seduta del 25 maggio 2017 il Comitato di Gestione ha ritenuto di «doversi esprimere allorquando la proposta progettuale sia ufficialmente portata all’attenzione del Comitato stesso per la espressione del parere di competenza», ha evidenziato che il parere favorevole alla Vinca «risulta tuttavia adottato pretermettendo del tutto il parere del Comitato di gestione ed obliterando del tutto la richiesta con cui il predetto organismo subordinava l’espressione del parere alla presentazione “ufficiale” di una proposta progettuale. Il Comitato di Gestione difatti, benché convocato, non è stato proprio posto in grado di esprimere il proprio parere, essendosi invece avvalso il Comune nella valutazione dell’istanza della consulenza specialistica di un tecnico di sua fiducia incaricato».