Storie di Cambiamenti: Marco Cacciavillani, da IT Retailer ad imprenditore agricolo
«Non c’è età per decidere cosa fare nella vita, quello che veramente conta è la passione e la volontà di costruire una dimensione diversa. L’intraprendenza non deve mancare mai e combinata con l’esperienza può portare a reinventarsi completamente. Quindi il messaggio che lancio a tutti è quello di crederci, sempre.»
Ho sempre ammirato le persone che ad un certo punto della vita hanno avuto delle illuminazioni ed hanno trovato la voglia e la forza per reinventarsi, per scardinare pilastri che sembravano indistruttibili. Sto parlando di quei fulmini sulla via di Damasco che ti portano a lastricare nuove strade.
Tale ammirazione mi ha portato a creare questa rubrica, Storie di Cambiamenti, che racconta la vita di donne e uomini che hanno osato e ce l’hanno fatta.
L’intervistato di oggi è Marco Cacciavillani, che da un lavoro come dipendente ha deciso di tuffarsi a capofitto in un ambizioso progetto di imprenditoria agricola sito ad Agnone.
Ciao Marco, presentati.
«Mi chiamo Marco Cacciavillani, ho 55 anni, vivo ad Agnone in Provincia di Isernia e ho lavorato in ITTIERRE S.p.A come IT-RETAIL per quasi venti anni. Tramite il mio impiego ho avuto modo di viaggiare molto, entrando a contatto con culture molto diverse dalla nostra. Le svariate permanenze all’estero mi hanno permesso di aprire la mia mente al punto tale che, dopo diverso tempo, ho realizzato che volevo cambiare radicalmente vita. Un cambiamento che è, infatti, arrivato e che, tuttora, mi permette di dedicarmi a quello che mi piace e mi dà soddisfazione: un progetto di azienda agricola multifunzionale chiamato “A.M.A.
Green”.»
Cosa ti ha spinto a cambiare idea e a stravolgere completamente la tua vita?
«C’è stato un particolare evento che ha, in un certo senso, favorito il mio cambiamento. L’azienda per cui lavoravo, l’ITTIERRE appunto, nel 2013, stava subendo una sorta di ristrutturazione che avrebbe portato ad alcuni mutamenti. A quel punto ho deciso di cogliere la palla al balzo e mi sono offerto come volontario perché il mio lavoro venisse assegnato a qualcun altro, dando così le mie dimissioni. Nel frattempo, anche prima di lasciare il mio impiego, avevo iniziato a studiare ed occuparmi di apicoltura, che è diventata poi una passione che mi ha spinto a compiere il grande passo.»
Ti sei mai pentito della tua scelta?
«No, anzi! Il progetto si rafforza ogni giorno di più.»
Che tipo di attività offre AMAGreen?
«E' una azienda agricola multifunzionale che si occupa di diverse attività che vanno: dall’apicoltura alla fattoria didattica, fino ad arrivare alla fattoria sportiva con un percorso di 7 km che può essere percorso sia a piedi che in bicicletta. L’azienda dispone anche di un piccolo agri-camping dove poter pernottare in tenda ed è possibile utilizzare la nostra area pic-nic per vivere con la propria famiglia una giornata diversa. Poi percorsi salute e terapie con gli animali, orti terapeutici, recupero delle piante da frutto autoctone, studio delle erbe spontanee del nostro territorio ed un piccolo museo della vinificazione tradizionale. Nelle campagne e nel settore primario si stanno, così, sviluppando nuovi paradigmi economici che, guardando al passato, ai valori contadini, alle risorse ed ai metodi tradizionali, stanno innovando, rivisitando modelli, creando nuove prospettive, anche economiche; si tratta di un’agricoltura in cui futuro e tradizione si fondono e si declinano in retro-innovazione: attingere dall’esperienza del passato e valorizzare conoscenze pregresse, reinterpretandole ed utilizzandole in contesti e circostanze contemporanei, per provare a dare risposte ai bisogni del presente e soprattutto per far sì che non si trasformino in emergenze del futuro.»
Imprenditoria agricola e Covid-19, quale impatto ha avuto la pandemia su tuo lavoro?
«L’emergenza sanitaria legata al Covid-19 ha interessato in modo specifico il settore agricolo e soprattutto i settori turistici. Inoltre, sono stati annullati tutti i progetti didattici, pertanto è da marzo che le scolaresche non visitano la fattoria. Questa situazione ha causato una grossa sofferenza che stiamo ancora affrontando da soli, visto che la nostra regione non ha stanziato nessun aiuto per i mancati introiti delle fattorie didattiche a differenze di tante altre regioni.»
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
«Sicuramente la promozione di una fattoria senza barriere. Il mondo della disabilità si avvicina sempre più spesso alle fattorie didattiche per sviluppare percorsi formativi che lasciano un segno positivo e duraturo negli utenti con disabilità. In alcune fattorie le persone diversamente abili non solo partecipano alle attività in veste di visitatori occasionali, ma sono coinvolti attivamente nelle coltivazioni e nella cura degli animali nonché nella conduzione di visite guidate con le scolaresche. In questo modo si ottiene un duplice risultato: da un lato si agisce sull’autostima e sul processo di autonomia dei disabili. Dall’altro si offre ai bambini in visita, la possibilità di conoscere una persona diversamente abile per le sue differenti ed effettive capacità, sgombrando il campo da pregiudizi di qualsiasi tipo. Ma c’è tanto ancora da fare, come ad esempio una palestra all’aperto, un parco tematico per bambini autistici e un piccolo laboratorio per l’estrazione di olii essenziali dalle nostre piante.»
Quale messaggio vuoi lanciare a chi, come te, è in procinto di cambiare vita?
«Non c’è età per decidere cosa fare nella vita, quello che veramente conta è la passione e la volontà di costruire una dimensione diversa. L’intraprendenza non deve mancare mai e combinata con l’esperienza può portare a reinventarsi completamente. Quindi il messaggio che lancio a tutti è quello di crederci, sempre.»
Enrico De Simone