Taranto, «le nostre ragioni sono e saranno più solide di quelle dell’acciaio»

Il Consiglio di Stato cancella la sentenza del TAR, l’area a caldo potrà continuare a rimanere attiva. Le associazioni ambientaliste prendono atto ma non mollano. E, anzi, rilanciano la battaglia per la salute e l’ambiente.

Taranto, «le nostre ragioni sono e saranno più solide di quelle dell’acciaio»
fonte: pagina fb Genitori Tarantini ETS

Tanto tuonò che piovve. Con alcune ore di ritardo rispetto alle attese il Consiglio di Stato ha emesso la sua sentenza. Ne abbiamo scritto varie volte in questi mesi e settimane, era una decisione attesissima da tutta la città di Taranto. E la speranza era tanta, dopo la sentenza su «Ambiente Svenduto» che prevede anche la confisca dell’area a caldo, di un secondo storico stop all’area più inquinante dello stabilimento siderurgico.

Ha prevalso invece la «ragion di Stato», la «finzione ecologica» e le ragioni dell’industrialismo, dell’economia, della produttività. Difese anche, se non soprattutto, dal ministero di Cingolani. Definito sempre più da associazioni, comitati e movimenti ambientalisti e che si battono per la salute «della finzione ecologica». In queste settimane Cingolani ha espresso preoccupazione e timore che il Consiglio di Stato avrebbe potuto mettere un freno ai progetti governativi sull’ex ILVA, che la sentenza del TAR che confermava lo stop dell’area più inquinante potesse essere confermata. Una sentenza definita – parole testuali - «ideologica» ed «erronea».

I progetti governativi sono legati essenzialmente al «Piano nazionale di Ripresa e Resilienza» da finanziare con i fondi del Recovery Found. Nelle ore successive alla sentenza del Consiglio di Stato è arrivata la notizia che tale progetto è stato bocciato dalla Commissione Europea presieduta da Von Der Leyen: il progetto per la «produzione dell'acciaio con altoforno a carbone e attraverso DRI con metano e fusione in un forno elettrico» è stato cancellato dalla bozza inviata a Bruxelles. Lo rende noto l’eurodeputata del gruppo Greens/EFA D’Amato.

L’area a caldo potrà continuare a produrre, cancellata la sentenza del TAR e l’ordinanza del sindaco di Taranto che imponeva lo stop. Secondo i giudici amministrativi il quadro dell’inquinamento a Taranto è «tutt’altro che univoco sui fatti dai quali è scaturita l’ordinanza» che imponeva lo spegnimento dell’’area a caldo dell’ex Ilva. Il Consiglio di Stato ha sottolineato l’importanza eccezionale dell’attività dell’Ilva, portando ad esempio i vari decreti di questi anni emessi da vari governi per permettergli di continuare a produrre, e quel che definisce «punto di equilibrio» tra il diritto alla salute e quello al lavoro «da cui deriva l’interesse costituzionalmente rilevante al mantenimento dei livelli occupazionali». Quale sia il quadro dell'inquinamento in città e i costi del «punto di equilibrio» tra salute e lavoro è davanti gli occhi di chiunque vuol vedere, sono fatti che «parlano da soli». 

«È una sentenza che ha scelto le ragioni dell’azienda dando torto alle ragioni dei cittadini – sintetizza il presidente di PeaceLink Alessandro Marescotti – e ne prendiamo atto. Questo non diminuisce ma aumenta la nostra determinazione nel condurre una lotta ancor più vigorosa per evidenziare i rischi sanitari a cui sono esposti i cittadini di Taranto evidenziati dalla recente Valutazione di Danno Sanitario, dal conteggio degli eccessi di mortalità nei tre quartieri più vicini all’area industriale e dalla recentissima ricerca sugli effetti neuro-tossici di piombo e arsenico sui bambini di Taranto».

La sentenza, favorevole ad Arcelor Mittal, «non ci ferma – sottolinea il prof. Marescotti – e ci porta a chiedere che vengano accertati in maniera ancora più precisa i danni alla salute e la nostra lotta vuole porre fine a questo stato di rischio sanitario e cancerogeno inaccettabile». Con altre associazioni tarantine, aggiunge ancora nella dichiarazione alla stampa il presidente di PeaceLink, si faranno promotori «di una iniziativa di tutela dei diritti a livello europeo presso la Corte Europea Diritti Umani di Strasburgo, presso il Comitato ONU per i diritti dell’infanzia di Ginevra, presso la Commissione Europea e ogni altro organo nazionale ed internazionale deputato alla tutela dell’infanzia». Tutto quanto sarà raccolto dalle associazioni verrà depositato anche presso la Procura di Taranto nella quale gli attivisti ripongono «grande fiducia».

Il presidente di PeaceLink è tra i firmatari di una lettera aperta, in cui è stato evidenziato quanto lo stesso Marescotti ha dichiarato alla stampa, diffusa dal Comitato per la Salute e l’Ambiente a Taranto e inviata da Massimo Castellana (responsabile legale del Comitato) assieme a Associazione PeaceLink (Alessandro Marescotti), Comitato Quartiere Tamburi (Giuseppe Roberto), Articolo 32 (Angelo Fasanella), Genitori Tarantini (Cinzia Zaninelli), LiberiAmo Taranto (Maria Arpino), Lovely Taranto (Antonella Coronese).

Questo il testo integrale:

La sentenza del Consiglio di Stato tra le ragioni dei cittadini e le ragioni dell'azienda ha ritenuto più fondate le ragioni dell'azienda.

Ne prendiamo atto.

Questa sentenza non riduce ma aumenta la nostra determinazione nel condurre con ancora più vigore la lotta per la tutela dei diritti inalienabili dei cittadini esposti ad un rischio sanitario inaccettabile. Tale rischio sanitario inaccettabile è attestato dalla nuova valutazione danno sanitario (VDS) che certifica per il futuro un elevato rischio cancerogeno in base all'attuale autorizzazione integrata ambientale a 6 milioni di tonnellate/anno per l'azienda.

Siamo inoltre in presenza di eccessi di mortalità anche recenti (calcolati fino al 31 dicembre 2020) nei tre quartieri più vicini al polo industriale, accertati con i dati dell'anagrafe comunale. Infine sono emersi i gravi effetti neurotossici di piombo e arsenico sui bambini di Taranto che vivono vicino all'industria pesante.

Una sentenza favorevole alle ragioni aziendali non fermerà l'accertamento di tutti i danni alla salute e la nostra lotta per porvi fine.

Assieme alle associazioni di Taranto ci faremo promotori di un'iniziativa di tutela multilivello che solleciti contemporaneamente la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo, il Comitato ONU per i diritti dell'infanzia di Ginevra, la Commissione Europea di Bruxelles, tutti gli organi nazionali preposti alla tutela dell'infanzia e infine anche la Procura della Repubblica per quanto di propria competenza.

Le nostre ragioni sono e saranno più solide di quelle dell'acciaio.

WORDNEWS.IT © Riproduzione vietata

 

LEGGI ANCHE:

Taranto: pesanti condanne per i responsabili del disastro ambientale

I cittadini di Taranto arrivano a Roma

- I cittadini di Taranto si mobilitano

ILVA, parla Bonelli (Verdi)

Taranto, parla Erri De Luca: «La classe politica non è stata peggiore del suo elettorato»

Taranto: «i bambini sono vittime innocenti»

Il dramma di Taranto riguarda tutti noi

Video intervista all'operaio di Taranto licenziato

Ex Ilva. Per il sindacalista: «esiste un clima di terrore all’interno della fabbrica»

Vietato contestare: accade all'acciaieria di Taranto

Taranto, esplosione all'ex Ilva: «Abbiamo evitato la strage»

Taranto: il bavaglio ai lavoratori

- Ex Ilva, il TAR si pronuncia: «Impianti spenti entro 60 giorni in quanto fonte di emissioni»

Taranto tra morti e veleni

Taranto, una bara bianca per Federica

L'ennesimo accordo fra lo Stato e ArcelorMittal che fa tremare Taranto

Taranto avvelenata. Massimo Wertmuller: «alla politica manca una visione a lungo termine»

Taranto, i veleni e una politica che guarda altrove. Parla Massimo Castellana, associazione Genitori Tarantini

Taranto, le lacrime dei bambini pesano più della Terra intera

Taranto, non ci sono dubbi, è stata venduta alla grande industria