«Viene chiesto di denunciare alle vittime, e lo fanno, ma il risultato spesso non è la salvezza»
«Nonostante l'ex marito portasse un braccialetto elettronico, fosse già stato denunciato e la scuola e i vicini fossero al corrente delle sue violenze, Roua non è stata protetta»
Una donna di 34 anni, Roua Nabi, madre di due figli, un ragazzo e una ragazza rispettivamente di 13 e 12 anni, è stata uccisa dal suo ex marito a Torino. L'omicidio è avvenuto sotto gli occhi dei suoi figli: la ragazza ha chiesto aiuto ai vicini, mentre il ragazzo ha cercato di fermare il padre in fuga, riuscendo poi a chiamare i carabinieri.
Nonostante l'ex marito portasse un braccialetto elettronico, fosse già stato denunciato e la scuola e i vicini fossero al corrente delle sue violenze, Roua non è stata protetta. I vicini avevano ripetutamente avvertito che prima o poi sarebbe finita in tragedia, tanto che in molte occasioni avevano chiamato le forze dell'ordine.
Roua è una delle tante vittime della violenza di genere, e non solo del suo aggressore, ma anche dell’inefficacia, dell'incapacita' e dell'indifferenza delle istituzioni. La responsabilità individuale dell’aggressore è innegabile, ma c'è una responsabilità più ampia da parte di uno Stato che spesso si dimostra arrogante e inadeguato nell'affrontare la violenza domestica e soprattutto a prevenirla.
Viene chiesto di denunciare alle vittime, e lo fanno, ma il risultato spesso non è la salvezza. Se sopravvivono, affrontano processi estenuanti, in cui rischiano di finire loro stesse sul banco degli imputati e addirittura di perdere la custodia dei figli per il fatto di avere denunciato e per non essere state credute.
Provo un profondo dolore per Roua e per i suoi figli, pensando alle cicatrici profonde che questa tragedia lascerà sulle loro vite.