Vigliacchi, violenti criminali pullulano, chi denuncia viene rimosso

Quando il più popolare social network in Italia rimuove il profilo di chi denuncia crimini, violenze e molestie orribili, mentre proliferano e rimangono intatti profili, pagine, gruppi che alimentano le più turpe perverse depravazioni maschili non si può rimanere in silenzio.

Vigliacchi, violenti criminali pullulano, chi denuncia viene rimosso
La denuncia sulla pagina facebook Contro la violenza psicologica - Ilaria Di Roberto

«Nelle scorse settimane Ilaria Di Roberto ha denunciato che il suo nome è nuovamente finito in un sito porno. «Sto male. Il mio nome è finito di nuovo su un sito porno. È incredibile. Di nuovo. Dopo due anni. Che dire? Ci si vede in tribunale» il suo grido pubblico. Assurdamente censurato su facebook, su cui il post è stato cancellato perché non rispetterebbe gli «standard della community». Leggasi, quasi certamente, che in massa hanno tentato di far tacere la sua denuncia, continuano vigliacchi e nell’ombra a cercare di colpirla».

Il 23 febbraio abbiamo raccolto e rilanciato questa denuncia di Ilaria Di Roberto, segnalando che il suo post di denuncia era stato cancellato da facebook perché non avrebbe rispettato gli «standard della community». A quanto pare vigliacchi, haters, coloro che volevano colpirla e impedirle di continuare a denunciare e a non arrendersi davanti la terribile catena di crimini squallidi, brutali, squallidi contro di lei negli anni, non si sono fermati. Sabato scorso il profilo facebook personale le è stato disattivato in maniera permanente. Tutto quello che vi era pubblicato, tutto l’archivio, ogni denuncia, riflessione, momento personale, generoso, solidale, ironico e solare, tutta la documentazione del suo attivismo femminista lì presente è stato cancellato.

Tutto questo per il più popolare social network può essere spazzato via, può essere considerato non gradito. A partire dal primo post cancellato, quello che abbiamo riportato nel nostro precedente articolo, in cui Ilaria Di Roberto ha denunciato che il suo nome è finito su un sito porno, illecitamente e violentemente. Nel dicembre scorso, dopo aver letto la testimonianza di una ragazza vittima di revenge porn, abbiamo iniziato un’inchiesta di monitoraggio su gruppi e pagine facebook e canali telegram. Alcuni privati, ma inequivocabili sin dal titolo, molti pubblici e aperti. Un abisso squallido, osceno, perverso, depravato che dovrebbe far star male qualsiasi persona che ha una coscienza e si definisce civile.

Inviti a inviare e pubblicare foto di mogli, fidanzate, amiche, sorelle, madri intime e riservate, incitamenti a stupri delle stesse familiari, volgarità le più immonde, anche nei confronti di ragazze minorenni. Gli stupri virtuali, il cui aumento è stato denunciato sulle nostre pagine a dicembre dalla deputata Carmela Grippa, sono all’ordine del giorno. Gruppi e pagine che vengono quotidianamente segnalati ma, nonostante il passare delle settimane e dei mesi, spesso rimangono lì. Esattamente come chi insulta le donne vittime di molestie e violenze, i quotidiani autori di «colpevolizzazione delle vittime». Ovvero la vigliacca «tesi» per cui se una donna viene molestata la colpa è sua.

Dovremmo tutti in massa solo schifare, ripudiare, spazzare via queste tesi vigliacche e complici dei crimini maschili contro le donne. Invece proliferano. Mentre la parola stanno cercando di toglierla ad Ilaria Di Roberto, attivista, donna, colpita negli anni da una terribile catena di molestie, abusi, cyberbullismo, psicosette, revenge porn, violazioni e insulti del suo nome e della sua persona. Contro cui non si arrende, ricostruendo la sua vita, donando generosamente il suo tempo a tante altre donne che sono state vittime degli stessi crimini maschilisti contro le donne, denunciando quotidianamente e condividendo profonde e preziose riflessioni femministe.

Dovrebbero andarsi a nascondere, essere spazzati via dal web senza lasciare nessuna traccia i criminali, i perversi violenti che hanno commesso reati e ogni giorno distruggono vite. Non chi è vittima di questi crimini orrendi e disumani e s’impegna accanto ad altre donne vittime, esprime vita autentica e appassionata. Senza rimanere incatenata al copione mediatico e sociale delle vittime che devono rimanere in silenzio, confinate in un angolo passive. Un copione che Ilaria Di Roberto non ha mai seguito, non si è mai arresa all’ingiustizia di vedere la propria vita distrutta e totalmente sacrificata ai violenti, ai vigliacchi e alla perversione maschilista. Ilaria sta ricostruendo la sua vita, ha deciso di schierarsi e impegnarsi accanto ad altre donne, a trasformare una sofferenza personale in impegno collettivo. E a non arrendersi mai, a cercare di far splendere la sua vita, ad illuminare, a vivere. Ne dà dimostrazione quotidianamente tenace, sorridente, ribelle, vitale. Un impegno femminista, di liberazione delle donne dal maschilismo, dall’oppressione patriarcale, in questa società dove ancora oggi esiste la concezione delle donne solo in funzione del maschio.

Una concezione che dovrebbe essere confinata in una società che si definisce civile al passato ma purtroppo non è così. In una società civile e normale non devono essere le donne a dover dimostrare di essere state vittime di violenza, come il copione mediatico e sociale dominante vorrebbe imporre in questa società maschilista e patriarcale. Ogni donna ha il diritto di essere rispettata e veder rispettati i suoi sacrosanti diritti, sanciti anche dalla Costituzione italiana, in quanto donne e non in funzione del maschio. Diritti, rispetto e libertà che non sono privilegi o pretese ma naturali e normali in una società civile, come poco o nulla è quella in cui viviamo. Nelle loro mani e non degli uomini che vorrebbero arrogarsi la pretesa di riconoscere o non riconoscere, esiste un principio di autodeterminazione sancito anche dalla Costituzione italiana che non può mai essere considerato nelle mani di uomini oppressori, violenti, criminali.

La denuncia di questa sconcertante decisione di facebook, che Ilaria Di Roberto ha potuto condividere su una pagina pubblica, dovrebbe obbligare ad una forte, altissima indignazione, a non accettare atti gravissimi come questo in silenzio. Non si può rimanere inerti e impassibili mentre c’è chi vuole togliergli la possibilità di esprimersi, mentre c’è chi vuol intimidire e censurare il suo attivismo e la sua presenza sui social. Mentre tracimano ogni giorno le più schifose fogne. Parole e frasi da leggere tutto d’un fiato su cui riflettere per impegnarsi ed agire. Lo si può leggere nell’immagine di quest’articolo, doverosamente lo riportiamo anche in formato testuale.

Mi è stata tolta la parola, ancora una volta.

Ci invogliano all'educazione digitale, alla tutela personale, a difendere i nostri dati online, a non pubblicare foto, ma nessuno, assolutamente nessuno insegna agli haters da tastiera a dirigere il loro odio verso loro stessi, invece che contro i deboli.

Facebook è complice.

Lo è, dal momento in cui decide di chiudere il profilo degli attivisti, a scapito dei leoni da tastiera, degli haters e di tutti coloro che dietro ad uno schermo, si divertono ogni giorno a disintegrare con un click la dignità di un individuo.

Sono Ilaria Di Roberto.

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