Vita e arte sul filo della memoria

Dal 24 febbraio si riavvolge il nastro per tornare indietro negli anni in cui Roma metteva in campo i suoi migliori talenti, artisti ma anche galleristi, curatori, critici e intellettuali. Sono gli anni di Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini, della galleria l’Attico di Fabio Sargentini, e dei film di Federico Fellini: una “dolce vita” che non sarà più replicabile ma di cui se ne insegue costantemente l’esempio. 

Vita e arte sul filo della memoria

Giovedì 24 febbraio 2022, negli spazi di Micro Arti Visive di Paola Valori a Roma, si inaugura alle 18.30 la mostra “Marcello Grottesi. Vita e arte sul filo della memoria”, occasione per riaprire un capitolo degli irripetibili anni ’70 e per mettere a fuoco il protagonismo di uno dei suoi migliori interpreti. Eccentrico, disallineato, artista tra i più versatili (regista, pittore, scultore, attore, performer), Marcello Grottesi è un personaggio chiave della Roma di quegli anni, quando la città, dopo Parigi e New York, torna ad essere uno dei più importanti centri di sperimentazione dell’arte contemporanea in Italia. 

L’esposizione, che pone l’accento sulla linea poetica di Grottesi, è stata fortemente voluta dai figli Pier Paolo e Clarissa per ripercorrere i momenti salienti dell’evoluzione artistica del padre, raccogliendone l’insegnamento e riorganizzando l’Archivio con puntigliosa precisione, presso la casa del Maestro nel quartiere Prati a Roma. 

Un grande periodo di fermento e idee rivoluzionarie – scrive Paola Valori in catalogo- che con questa mostra si intende approfondire per tentare di collocare al giusto posto il valore del Laboratorio ‘70 che Grottesi, assieme a Gianfranco Notargiacomo e Paolo Matteucci hanno contribuito a forgiare”. 

È il 1968 quando Grottesi riunisce Gianfranco Notargiacomo Paolo Matteucci in via Brunetti: da lì, da ciò che nel tempo diventerà il Laboratorio ‘70, poi Gruppo di via Brunetti - di cui fece parte inizialmente anche Gino De Dominicis - prenderanno le mosse una serie di attività fuori dagli schemi, con performance in strada e i primi veri e propri “blitz” urbani, eventi che si svolgevano nelle pubbliche piazze con l’intento di scardinare le regole del sistema dell’arte e di una Roma papalina che reggeva il potere delle coscienze. 

Non a caso, si svolge nell’area del Vaticano la prima “azione”: nel momento in cui il Papato sta per opporsi all’uso della pillola anticoncezionale, Grottesi insieme a Notargiacomo e Matteucci installano in Piazza San Pietro delle gigantesche pillole in legno dipinto di giallo, arrecanti la scritta PINCUS: il subbuglio tra passanti e il traffico è assicurato. Questo evento performativo e gli altri che verranno sono meticolosamente ripresi dal regista Mario Carbone, che realizza una sorta di documentario sul gruppo (Zoomtrack).