A Roma e Latina sono mafie, in Abruzzo tutto o quasi tace (noi no!! anzi gridiamo forte!)

Casamonica, Spada, Di Silvio, Ciarelli e simili. Stessi sistemi criminali ma sul lato sinistro dello Stivale sono combattuti e chiamati come meritano, sul lato destro “Sand’Andonji accett tutt”.

A Roma e Latina sono mafie, in Abruzzo tutto o quasi tace (noi no!! anzi gridiamo forte!)

Siamo a metà del guado dell’anno del trentennale delle stragi di mafia. Sono settimane ormai troppo lontane dall’anniversario della strage di Capaci e ancora troppo lontani dall’anniversario della strage di via d’Amelio e della morte di Rita Atria che «oggi non riusciamo più a dirlo che si è suicidata, ci viene difficile», come ha dichiarato Nadia Furnari (Associazione Antimafie Rita Atria) in occasione della prima presentazione a Palermo del libro «Io sono Rita. Rita Atria, la settima vittima di Via D’Amelio».

E la caduta di tensione ed attenzione, in attesa che le fanfare ripartano a breve, già dovrebbe far riflettere alquanto. Ma siamo in Italia e tutto scorre e passa. 

Stragi di mafia 1992-1993, crimini immondi legati indissolubilmente da anni alla Trattativa statoMafia - nessun errore di battitura nello scrivere così, voluto non casualmente, il senso dovrebbe essere ben chiaro – su cui il 23 settembre scorso è stata emessa la sentenza d’appello. Mentre l’estate moriva e si preparava un altro autunno drammatico dal punto di vista socio-sanitario un’altra importante sentenza era stata emessa, esattamente due giorni prima. Caduta nell’oblio mediatico e non solo. Nata dal coraggio di un uomo, Ernesto Sanità, che denunciò l’occupazione abusiva della sua abitazione da parte di affiliati dei Casamonica.

Si è battuto per anni per avere giustizia, per combattere il racket di quello che il 21 settembre 2021 è stato affermato in un’aula di tribunale essere mafia. Ernesto purtroppo non è riuscito a vedere quel giorno, strappato alla vita dalla minata salute, molto prima. Ma il suo coraggio, la sua esemplare battaglia, il dono della giustizia sancita quel giorno nelle aule troppo spesso della (in)giustizia resteranno per sempre.

Metà aprile di quest’anno, incrocio alla periferia di Roma, nasce un diverbio per questioni di precedenza stradale. Sembrerebbe un episodio come migliaia, forse milioni, avvengono ogni giorno. Banale. Ed invece in pochi minuti non è così. Colui che sostiene non gli sarebbe stata riconosciuta la precedenza taglia la strada all’altro inerme automobilista e chiama familiari e parenti dalle ville dei dintorni. Mentre la moglie e i figli piccolissimi sono dentro l’abitacolo dell’auto l’uomo viene violentemente aggredito e gli viene mozzato un orecchio.

Un mese dopo gli aggressori vengono arrestati, i capi d’accusa aggravati «dal metodo mafioso». Tutti appartenenti ai Casamonica, il clan da decenni proveniente da Abruzzo e Campobasso pesantemente e violentemente presente a Roma e nel Lazio.

All’alba del 15 giugno scorso la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma ha arrestato a Latina una quindicina di soggetti «ritenuti a vario titolo gravemente indiziati dei delitti di estorsione, truffa, violenza privata, danneggiamento e lesioni, reati aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolazione mafiosa». Tutti appartenenti alla famiglia Ciarelli, accusati dei reati contestati insieme ad esponenti della famiglia Di Silvio. In ordine di tempo, al momento in cui quest’articolo viene scritto, l’ultima vicenda giudiziaria in cui Ciarelli, Di Silvio e simili sono accusati di reati mafiosi. Nella cronaca delle province di Roma e Latina abbondanti sono le pubblicazioni in cui vengono definiti clan.  

WordNews è online dall’inizio di gennaio 2020, sono ormai oltre due anni che pubblichiamo, documentiamo e denunciamo quel che accade nei mondi criminali di vari territori. Abruzzo compreso.

Il 1° gennaio 2020, mentre noi ci apprestavamo ad andare online, nel Ferro di Cavallo di Rancitelli (Pescara) avvenne un omicidio al termine di una violenta aggressione. Fu arrestato – riportammo nell’articolo del 7 gennaio - «Guerino Spinelli, con precedenti giudiziari, esponente della nota famiglia protagonista, da tanti anni, dello spaccio e della criminalità violenta a Rancitelli e in altre zone di Pescara e dell’Abruzzo».

https://www.wordnews.it/omicidio-di-capodanno-nella-piazza-di-spaccio-abruzzese

A fine maggio la Corte d’Assise di Chieti ha condannato Guerino Spinelli - il suo avvocato ha affermato che farà ricorso e che non sarebbero emerse prove, e che era un processo «già scritto» (da chi e perché? Non lo specifica…), eppure l’impianto accusatorio è stato accolto in toto – all’ergastolo.

Spinelli è cognome che ricorre anche negli ultimi due gravi fatti violenti, al momento in cui scriviamo quest’articolo, riportato nella cronaca abruzzese: un «pestaggio selvaggio avvenuto durante la movida alla Marina» (virgolettato di un articolo de Il Centro dell’8 giugno scorso) e l’aggressione contro un pizzaiolo a Casalbordino «brutalmente aggredito» (parole testuali del sindaco di Casalbordino Filippo Marinucci) la notte tra il 10 e l’11 giugno scorsi da «chi crede, con la violenza, di poter ottenere quello che vuole» (parole testuali della vicesindaca di Casalbordino Carla Zinni).

Dopo l’omicidio di Capodanno a Pescara questo riportammo (e poi abbiamo varie volte ribadito negli anni) nel nostro articolo del 10 gennaio 2020 di cui riproduciamo alcuni stralci.

https://www.wordnews.it/il-ghetto-pescarese-e-la-gomorra-dabruzzo 

«Da queste latitudini sono partiti, insieme alla molisana Campobasso, i Casamonica. E qui, tra le varie famiglie e gang, hanno preso piede anche i loro parenti e affini: cognomi come Spinelli, Di Rocco, Di Silvio e De Rosa riconducono, infatti, tutti al clan che ha egemonizzato il “mondo di sotto”, della mafia romana, assieme ai protagonisti delle cronache giudiziarie in Abruzzo e Pescara. Come i Casamonica e i clan di Gomorra, da Pescara al Vastese, queste famiglie sono dei veri e propri clan egemoni: sono  convinti di essere onnipotenti, impuniti, prepotenti e autorizzati a far tutto. L’abbiamo visto a Roma, con i loro parenti Casamonica, ma è un comportamento diffuso ovunque siano presenti. Ostentano il loro sfarzo e le loro gesta anche sui social network […] chi denuncia, chi non accetta la loro presenza e le loro “gesta” rompe una sorta di codice di omertà e rassegnazione che considerano un loro “diritto acquisito”. 

 

Questa violenta prepotenza, così come le attività di spaccio, usura ed altri crimini non vede solo Pescara come teatro. Sono gli stessi comportamenti dei Casamonica a Roma, ma anche degli appartenenti alle famiglie Spinelli, Di Rocco, Di Silvio, De Rosa ed altri affiliati in altre città. Accade nel teramano e nell’aquilano e, forse ancor di più, in comuni come Vasto, San Salvo, Casalbordino ed altri nella provincia di Chieti, dove egemonizzano le cronache giudiziarie e sono protagonisti, spesso nel silenzio e nell’accettazione, di scorribande e prepotenze. Entrano in un locale, consumano alcolici a fiumi e alzano sempre più il livello del chiasso e dei bagordi, impadronendosi letteralmente di locali, dove nessun avventore rimarrebbe.

 

Questi soggetti poi proseguono la serata, o ancor meglio la nottata, rompendo la quiete con musica a tutto volume sparata dalle autoradio compiendo ogni sorta di vandalismo e bagordi di ogni tipo. Le cronache locali, dal canto loro, non si interessano di questi soprusi e mantengono un silenzio che sa di accettazione e omertà e ormai è diventato quasi usuale affermare che chi apre un locale pubblico deve augurarsi che tali soggetti non arrivino, altrimenti la chiusura è certa.  

In questa Gomorra di provincia incontrano fornitori e clienti del narcotraffico, pianificano altri reati, intimidiscono e picchiano persone che possono essere colpevoli anche solo di esser loro antipatici o non aver avuto il comportamento che loro gradiscono».  

 

In questi due anni, come abbiamo ripetutamente raccontato e denunciato, tanti altri fatti violenti sono avvenuti. La lettura del 10 gennaio 2020 confermata in ognuno di questi, ultimo in ordine di tempo finora quello di Casalbordino.

 

L’unica differenza è che, come da noi ampiamente documentato e denunciato, dopo il lockdown di due anni fa si sono persino rafforzati. La differenza tra Roma e Latina e il litorale abruzzese, da Pescara al vastese, è lineare e lampante. C’è tantissimo da raccontare, documentare, denunciare, su cui indignarsi e mobilitarsi. L’abbiamo fatto e continueremo a farlo, già nei prossimi giorni. Nel «sand’Andonji accett tutt» di cui abbiamo scritto nei mesi scorsi. Ma questo non ci fa desistere, anzi ci convince ancor di più ad andare avanti. Più determinati e convinti che mai. 

 

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