APPALTI, APPALTI, APPALTI. LE MAFIE SONO 30 ANNI AVANTI

APPALTI, APPALTI, APPALTI. LE MAFIE SONO 30 ANNI AVANTI
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Mi ero ripromesso di non parlarne o scriverne più - l'ho fatto numerosissime volte - stufo di ascoltare una marea di soloni che si basano esclusivamente sulle teorie ed evitando di parlare dell'abominio e dei disastri provocati dal “massimo ribasso”, ritengo che:
Nessuno di loro sa cosa significa individuare una società infiltrata dalla mafia. 
Nessuno di loro lo ha mai fatto e neppure conosce i sistemi di indagine.
Nessuno di loro sa quanto sia difficile effettuare questo tipo di investigazioni in un sistema melmoso, oscuro e privo della necessaria trasparenza.

Nessuno di loro neanche si rende conto che le mafie, si sono inserite da anni e anni in un sistema che era quasi privo dei necessari strumenti di contrasto, che si basava, prevalentemente, sul singolo binario delle indagini giudiziarie. 
Nessuno di loro sa che lo Stato si rende conto solo nel 2003, della necessità di costituire un secondo binario, quello amministrativo, istituendo il Comitato di Coordinamento per l’Alta Sorveglianza delle Grandi Opere e definisce il ruolo della Direzione Investigativa Antimafia, dei Gruppi Interforze e del Servizio per l’Alta Sorveglianza delle Grandi Opere (9 grandi opere, esplicitamente indicate dal decreto interministeriale). 
Nessuno di loro sa che solo dal 2009, le verifiche, prerogativa della Direzione investigativa antimafia, sono state estese a tutti gli appalti pubblici e anche alle cave.
Nessuno di loro, quindi, si rende conto che, sino al 2009/2010, i controlli venivano fatti solo per le cosiddette “grandi opere”. 

Nessuno di loro sa quanto sia difficile fare questo tipo di lavoro, lo ribadisco,  perché non l'ha mai fatto.
Nessuno di loro sa che per capire chi lavora in un cantiere, occorre fare un accesso ispettivo, mettendo in moto, tramite prefettura, i succitati G.I., composti da Forze di polizia e altri Enti competenti.
Nessuno di loro ricorda che, negli anni passati, oltre ai G.I., furono costituiti per alcune opere, altri gruppi per monitorare: GICEX-Gruppo Interforze Centrale per l'Expo di Milano;  GICER - Gruppo interforze centrale per l'emergenza e ricostruzione dopo il terremoto de L'Aquila; GITAV - Gruppo Interforze Tratta Alta Velocità; GIRER – Gruppo Interforze Ricostruzione Emilia Romagna. E poi ci sono: AVCP – Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici; SIMOG – Sistema Informativo Monitoraggio Gare;ANAC – Autorità Nazionale AntiCorruzione; Banche dati appalti presso le regioni (informazioni non inserite) Infine, nel 2013, sono state inserite presso le prefetture le White list.

Nessuno di loro sa che la banca dati  dell'OCAP - Osservatorio Centrale sugli Appalti Pubblici, dove dovevano essere inserite anche le interdittive antimafia, sino al 2009/2010, non veniva implementato.
Nessuno di loro si rende conto che senza la trasparenza, senza banche dati che forniscano le informazioni necessarie a chi fa indagini (denominazione e PI di tutte le società – subappalti, noli, contratti vari - che operano nell'ambito di un'opera pubblica), ora ancora costretto, come detto, a fare accessi ispettivi direttamente nei cantieri,e, soprattutto, senza un numero adeguato di investigatori impiegati a fare questi monitoraggi, le mafie continueranno a fagocitarsi gli appalti pubblici. 

Nessuno di loro è consapevole del fatto che, se si continua così, tra 20 anni saremo tutti qui a ripetere le stesse cose.
Nel frattempo, loro, mafiosi e corrotti, sanno bene come funziona.

Renato Scalia, consulente Commissione Parlamentare Antimafia

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