«I giornalisti sono na massa di infami»

Abbiamo provato a contattare questa Teresa Merante, non ha voluto rispondere alle nostre domande. Oggi ha postato un video su facebook dove pensa di giustificare la sua arte, che arte non è. Ma solo e soltanto una pericolosa deriva. Nel video legge una nota, probabilmente scritta da altri, concentrandosi soltanto su alcuni aspetti. Parole inutili che non spiegano nulla.

«I giornalisti sono na massa di infami»

Ci siamo occupati, per primi, della vicenda della "cantastorie" che utilizza frasi e affermazioni, poco edificanti, contro magistrati, forze dell'ordine e persone perbene. C'è una pesudo cantante che esalta la mentalità mafiosa, boss e latitanti. 

Abbiamo provato a contattare, il 7 gennaio scorso, questa Teresa Merante. Non ha voluto rispondere alle nostre domande. Oggi ha postato un video su facebook dove pensa di giustificare la sua arte, che arte non è. Ma solo e soltanto una pericolosa deriva. Nel video legge una nota, probabilmente scritta da altri, concentrandosi soltanto su alcuni aspetti. Parole inutili che non spiegano nulla. Una pezza peggiore del buco. Tra i commenti abbiamo trovato anche chi si scaglia contro i giornalisti. Lei canta canzoni criminali e i giornalisti hanno la colpa di raccontare

Abbiamo inviato una mail (in data 6 gennaio 2021) anche alla sua casa di produzione. Molto attiva su questo fronte. Ci hanno risposto con queste parole: «E' soltanto un racconto di canti della malavita, che fa parte della storia artistica del Paese da oltre 50 anni. Anche la Ferri cantava delle gesta dei carcerati. Le frasi riportate spesso sono contenute nei verbali delle forze dell'ordine. Queste canzoni non sono in alcun modo una forma di istigazione alla violenza.»    

«Ci è stato segnalato un video - scrive Adriana Colacicco di Progetto di Vita, la prima a denunciare la questione - nel quale Teresa Merante ha letto una dichiarazione. E nella foto, evidenziata, ecco alcuni commenti. I primi “infami” che, il 5 gennaio 2021, hanno parlato delle sue “canzoni“ siamo stati io e Gerardo Gatti e onore a tutti i giornali e giornalisti che ne parlano mantenendo alta l’attenzione. Noi siamo molto spesso in Calabria e durante le piantumazioni dell’albero della legalità abbiamo ampiamente ribadito quanto siano pericolosi tali messaggi e infatti questi sono i risultati. (Comunque per precisare pare che il msg in questione sia stato rimosso, ma noi ne abbiamo copia).»

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