I rapporti di Montante

I FALSI PALADINI DELL'ANTIMAFIA. «Afferma la sentenza che "filo conduttore della condotta del Montante è il fastidio nei confronti di giornalisti che si mostravano critici nei suoi confronti o in quelli di soggetti a lui vicini, nonchè nei confronti dell'operato di Confindustria."»

I rapporti di Montante
Antonello Montante

La sentenza di primo grado che ha condannato Antonello Montante a 14 anni di reclusione dedica un intero capitolo ai rapporti tra costui e i giornalisti. Rapporti che la sentenza definisce "distorti", in quanto finalizzati a "carpirne la benevolenza nelle cronache".
Afferma la sentenza che "filo conduttore della condotta del Montante è il fastidio nei confronti di giornalisti che si mostravano critici nei suoi confronti o in quelli di soggetti a lui vicini, nonchè nei confronti dell'operato di Confindustria."

Non è possibile, in questa sede, esporre l'intero capitolo che comprende 62 pagine, ma qualche perla è utile annotarla. 
Ontario Silvio, esponente di Confindustria Catania, viene rimproverato perchè non riusciva a gestire la situazione con l'informazione locale in merito alla vicenda dell'accorpamento delle Camere di Commercio Siciliane. Accorpamento voluto da Montante, ma che il quotidiano La Sicilia sembrava non condividere dando spazio ad un articolo di segno opposto.

I giornalisti Lo Bianco Giuseppe e Rizza Sandra avevano pubblicato su Il Fatto Quotidiano un articolo critico nei confronti di Confindustria. Montante pretese che alcuni imprenditori versassero un contributo per finanziare un giornale on-line, denominato L'Ora Quotidiano, che doveva essere curato dai suddetti giornalisti. Egli spiegò che "bisognava ammorbidire" Lo Bianco e Rizza per evitare la pubblicazione di notizie che potessero danneggiare personalmente lui, nonchè Lo Bello Ivanhoe e Confindustria Sicilia. Venturi versò 20 mila euro, mentre Montante altre somme "in nero".

Nonostante ciò, successivamente tale giornale pubblicò un articolo critico nei confronti dell'imprenditore Catanzaro, e costui si lamentò con Montante. Il giornale ebbe vita breve: aprì ad ottobre 2014 e chiuse a febbraio 2015.

Sempre in relazione ai rapporti di Montante con esponenti del mondo dell'informazione la sentenza cita i giornalisti Martorana Giuseppe de Il Giornale di Sicilia, Pepi Giovanni dello stesso quotidiano, Spena Michele de Il Fatto Nisseno, Sottile Giuseppe de Il Foglio. A Martorana Montante avrebbe conferito un incarico. Allo Spena avrebbe concesso una sponsorizzazione. In favore del Pepi avrebbe finanziato alcune mostre fotografiche dello stesso. In favore del Sottile intervenne affidando un incarico di consulenza alla figlia.
Altri incarichi di consulenza risultano elargiti a Amadore Antonino, giornalista della sede palermitana de Il Sole 24 e a Pantaleone Salvatore Wadimir.
Potrei continuare. 

Chi ne avesse voglia si procuri la sentenza e vedrà che le sorprese non finiscono mai. E non vi sono solo i giornalisti. Rispetto a questi ultimi è opportuna una notazione. A prescindere da eventuali valutazioni in sede giudiziaria, è importante sottolineare che le condotte di alcuni dei suddetti giornalisti contravvengono agli obblighi sanciti dalla "Carta dei doveri del giornalista", approvata l'8 luglio 1993.

Questa prevede l'incompatibilità per il giornalista di ricevere pagamenti, rimborsi spese, elargizioni, vacanze gratuite, trasferte, inviti a viaggi, facilitazioni o prebende da enti pubblici o privati, che possano condizionare il suo lavoro e l'attività redazionale, o ledere la sua credibilità e dignità professionale.


L'Ordine dei giornalisti, dopo la sentenza Montante, è intervenuto? In caso affermativo, con quale esito?
Cos'è, in simili contesti, la libertà di stampa?
Cosa significa la famosa frase "il giornalismo è il cane da guardia del potere"?

 

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