Il Berlusconismo è vivo e lotta insieme a noi

LE LORO IDEE NON CAMBIERANNO MAI. Questo Paese ha abusato del vaccino. E il berlusconismo ha invaso le nostre vite. Il delinquente è morto ma restano i suoi sostenitori e i suoi pericolosi sodali.

Il Berlusconismo è vivo e lotta insieme a noi

«Il berlusconismo è veramente la feccia che risale il pozzo… Io voglio che vinca, faccio voti e faccio fioretti alla Madonna perché lui vinca, in modo che gli italiani vedano chi è questo signore. Berlusconi è una malattia che si cura soltanto con il vaccino, con una bella iniezione di Berlusconi a Palazzo Chigi, Berlusconi anche al Quirinale, Berlusconi dove vuole, Berlusconi al Vaticano. Soltanto dopo saremo immuni. L’immunità che si ottiene col vaccino”». Parola del maestro Indro Montanelli. Probabilmente si era sbagliato.

Questo Paese ha abusato del vaccino. E il berlusconismo ha invaso le nostre vite. Il delinquente è morto ma restano i suoi sostenitori e i suoi pericolosi sodali.

Delinquente? Che parolone. Quante reazioni in questi giorni. "Rispettiamo i morti", "Non avete rispetto per nessuno", "Mi meraviglio leggere parole pronunciate da uomini di cultura. Vergognatevi". La vergogna, che bel concetto. Una parolina messa sempre in mezzo, a volte - il più delle volte - usata a vanvera. 

Ma come lo dobbiamo chiamare un soggetto iscritto alla Loggia massonica P2, che ha finanziato Cosa nostra (poi durante le commemorazioni siamo tutti ipocritamente contro le mafie), che ha ospitato ad Arcore un mafioso (il famoso stalliere, senza cavalli), che ha fondato un partito con un certo Dell'Utri (condannato definitivamente per concorso esterno), che ha frodato il fisco, che ha falsificatro bilanci, che ha pagato giudici, testimoni, senatori, minorenni?

Come lo dobbiamo chiamare un soggetto che è sceso in politica per i suoi interessi personali, per depenalizzare i propri reati, per ridurre la prescrizione, per attaccare i giudici?

Come cazzo lo dobbiamo chiamare un soggetto che ha usato i suoi legali per formulare leggi a suo uso e consumo?

Lo stesso personaggetto ha avuto anche una condanna definitiva.

Nel Paese delle barzellette, dove Lui stesso era una barzelletta (le sapeva anche raccontare, soprattutto quelle sporche), abbiamo avuto il lutto nazionale, le bandiere a mezz'asta, i funerali di Stato (che cazzo di Stato), la richiesta di intitolazione di strade e piazze. A futura memoria. Per non dimenticare la sua azione delinquenziale.

In queste proposte compare anche l'intitolazione dell'inutile Ponte sullo stretto di Messina. Forse questa sarebbe la scelta più azzeccata. Ovviamente per i suoi legami con la mafia siciliana. Un ponte tra affari e mafia. Soldi sporchi e impero economico. 

E, in tutto questo, ancora non sappiamo dove ha preso i soldi Silvio Berlusconi per costruire il suo impero. Noi sappiamo ma non abbiamo le prove. Tutti lo sanno, però molti fanno finta di non sapere. Questa è la più grande vergogna del Paese senza memoria. 

Ora, la sua morte non ha interrotto l'azione di un Governo ancora più vergognoso e pericoloso. Lo ha detto Nordio ("Silvio perseguitato dai giudici"), la sua schiforma è tutta dedicata al "Santo subito". E che riforma potevano fare questi scienziati?

Eliminazione dell'abuso d'ufficio, bavaglio ai magistrati e ai giornali sulle intercettazioni, in caso di arresto bisognerà avvisare il soggetto in questione cinque giorni prima, eliminazione dell'appello del PM. 

Gli allievi hanno superato il Maestro (massonico). Non sono mancate le reazioni dei magistrati, dell'Anm. Ma Nordio, il ministro ex magistrato, va avanti per la sua strada. 

La vendetta è appena iniziata. 

E il popolo, una parte consistente, piange la sua tarda dipartita. 

 

«La Trattativa continuò anche con il Governo Berlusconi. Dell’Utri, lo spiegano i giudici nella sentenza, rappresentò a Berlusconi le richieste di Cosa nostra.

E dicono i giudici che quel Governo tentò di adoperarsi, non riuscendoci per motivi che non dipendevano dalla volontà del premier, per accontentare alcune delle richieste di Riina.

Dice quella sentenza che un presidente del consiglio del Governo italiano, nello stesso momento in cui era presidente del consiglio, continuava a pagare, come aveva fatto nel 1974, cospicue somme di denaro a Cosa nostra».

Nino Di Matteo, Roma, 14 novembre 2018

 

 

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