Lilian e Maris Davis, storie simbolo della disumanità.

«Ogni santo giorno avrei voluto morire… ero stanca e depressa ma nessuno, dico nessun cliente, ha avuto pietà di me. Alla fine del 2003 ero la controfigura di me stessa, sempre ammalata e febbricitante, ero ridotta ad uno straccio che avrebbe voluto chiudere gli occhi per sempre». Potrebbe sembrare la testimonianza di Lilian. Sono invece frasi tratte dal libro di Maris Davis Parlo di me (Senza Paura): Schiavitù sessuale e mafia nigeriana.

Lilian e Maris Davis, storie simbolo della disumanità.
Fonte La Città Invisibile, (Termoli)

La prima operazione delle forze dell’ordine in Abruzzo contro lo sfruttamento della prostituzione e le mafie nigeriane risale a 10 anni. Nel 2010 l’Operazione Sahel coinvolse Abruzzo, Marche, Puglia ed Emilia Romagna. Ventotto arresti per associazione per delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, riduzione in schiavitù, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione, riciclaggio e interruzione abusiva di gravidanza.

Un clan  articolato in cellule strutturate su base familiare e dislocate in Italia e all’estero e che gestiva l’intera filiera criminale: dal reclutamento delle vittime in madrepatria al loro trasferimento in Europa e, infine, lo sfruttamento sessuale sulle strade. L’inchiesta ha documentato gli accordi con pregiudicati foggiani, a dimostrazione di come le varie mafie si saldano e alleano per spartirsi affari e territori, per la regolarizzazione del soggiorno dei componenti delle cellule criminali sotto inchiesta, attraverso false attestazione di lavoro e l’organizzazione di matrimoni fittizi tra cittadini nigeriani e donne italiane.

L’organizzazione criminale era così strutturata e radicata che, nel novembre 2011, fu necessaria l’Operazione Sahel 2, scaturita da segnalazioni di On The Road. E sempre l’associazione fece conoscere, decidendo anche di istituire un fondo a sostegno delle vittime di tratta in sua memoria, la terribile storia di Lilian Solomon. Una ragazza di 23 anni costretta a prostituirsi, prima in Lombardia e poi sulla bonifica del tronto, e ad abortire ingerendo medicinali ed alcolici. Quando gli operatori di On the road la incontrano per la prima volta Lilian soffriva da tempo di fortissimi dolori. Erano i sintomi dell’avanzata di un linfoma. Ricoverata nel reparto di Oncologia dell’Ospedale di Pescara è morta il 1° ottobre 2011.

Per un tempo infinito Lilian ogni notte continuò ad essere violentata, sfruttata, a dover nascondere una sofferenza inumana. Non servono altre parole per commentare la barbarie, il degrado, la disumanità imperante. «Ogni santo giorno avrei voluto morire… ero stanca e depressa ma nessuno, dico nessun cliente, ha avuto pietà di me. Alla fine del 2003 ero la controfigura di me stessa, sempre ammalata e febbricitante, ero ridotta ad uno straccio che avrebbe voluto chiudere gli occhi per sempre».

Potrebbe sembrare la testimonianza di Lilian. Sono invece frasi tratte dal libro di Maris Davis Parlo di me (Senza Paura): Schiavitù sessuale e mafia nigeriana. Una ragazza nigeriana giunta in Italia prima di compiere 21 anni e per anni prigioniera delle mafie nigeriane, ripetutamente violentata per tre giorni dai suoi aguzzini. «Mi dissero che dovevo imparare il mestiere». Maris trovò la forza di ribellarsi e denunciò i suoi sfruttatori, che la ritrovarono e la rapirono nel maggio 1999, portandola in Spagna. Dove continuò il suo calvario fino al 2003 quando, ammalata e quasi in fin di vita, fu abbandonata in una delle stazioni di Madrid. Due anni dopo le venne diagnosticato un cancro alle ovaie in stato avanzato. Fu salvata grazie ad una complessa operazione chirurgica, che le ha salvato la vita. Ma non potrà mai diventare madre.

È tornata in Italia. Oggi si batte per dar voce alle vittime delle mafie nigeriane.

2/continua

 

La prima parte è stata pubblicata lunedì 27 gennaio 2020

Sfruttamento della prostituzione e mafie nigeriane in Abruzzo