Un anno dopo Eros, cronaca di una morte annunciata

Diabetico, pluri-infartuato, due operazioni a cuore aperto, angioplastica e sostituzione valvola aortica, 75% di invalidità, un detenuto è morto nel carcere di Chieti.

Un anno dopo Eros, cronaca di una morte annunciata

Eros Priore, un nome che non ha conquistato nessuna attenzione mediatica, politica, pubblica. Malato, tornato a casa da alcuni giorni dopo essere stato detenuto in vari carceri e in ultimo nella Casa Lavoro di Vasto, è morto poco più di un anno fa come riportammo in quest’articolo https://www.wordnews.it/morto-abbandonato-in-un-percorso-che-e-stato-una-punizione-senza-reinserimento-sociale  

La salute e le cure dovrebbero un diritto umano fondamentale, un diritto universale, garantito a tutte e tutti. Ma la realtà, drammaticamente e ingiustamente, non corrisponde mai ai proclami e alle dichiarazioni di principio.

Esiste la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, esiste la Costituzione Italiana, esistono convenzioni internazionali e leggi ad ogni livello. E poi la realtà reale e concreta. Il carcere è considerato discarica sociale, è uno dei luoghi per eccellenza dell’emarginazione sociale e della cancellazione di ogni umanità. Tante volte l’abbiamo raccontato. E troppe volte lo ricorderebbe la cronaca se questo non fosse un Paese senza memoria e fin troppo distratto quando non si tratta delle sorti, delle propagande, degli interessi della classe più ricca e privilegiata.

In carcere si muore, di carcere si muore.

Poco più di un anno dopo Eros un altro detenuto è morto in un carcere abruzzese, questa volta quello di Chieti. Lo ha raccontato, dopo aver seguito le vicende e l’evolversi della malattia e dei malori, Voci di Dentro. «Cronaca di una morte annunciata» ha titolato un articolo sul proprio blog Voci di Dentro, dando voce ai compagni di detenzione di zio N., come era conosciuto nella sezione in cui era detenuto. «Diabetico, pluri-infartuato, due operazioni a cuore aperto, angioplastica e sostituzione valvola aortica, 75% di invalidità» si legge nell’articolo con cui è stata data la notizia della sua morte in carcere.

Questo il racconto dei mesi di malori e avanzamento delle malattie scritto da Emilian Dima Mihai sul blog di Voci di Dentro qui https://vocididentrojournal.blogspot.com/2023/02/cronaca-di-una-morte-annunciata.html

«Già dopo i primi due mesi di carcere ha iniziato ad avere attacchi epilettici a causa dello stress. Cadeva di colpo, si irrigidiva, perdeva conoscenza e, con la bava alla bocca, aveva convulsioni. I compagni detenuti della sezione lo hanno più volte salvato, intervenendo e chiamando i medici. Ma, dopo che lo portavano in ospedale per stabilizzarlo, in giornata Zio N. veniva ributtato in sezione!

Dopo la prima crisi il suo avvocato ha fatto subito istanza di concessione degli arresti domiciliari. La fissazione della camera di consiglio si allungata per circa tre mesi a causa di cavilli burocratici e, nel mentre, lui ebbe un altro attacco. Nonostante ciò i magistrati di sorveglianza hanno rigettato la sua richiesta perché consideravano che fosse curabile in carcere. Eppure secondo gli stessi medici del carcere le sue condizioni era incompatibili con il regime detentivo. Non commentiamo la decisione che sicuramente è stata presa su basi legali solide ma esprimiamo il nostro disappunto sulla rigidità di un sistema cieco ed insensibile alle necessità dei più deboli, che non hanno i mezzi economici per “farsi sentire”.

Il giorno dopo il rigetto, lo zio N. ebbe un’altra ischemia  questa volta proprio nella saletta socialità: aveva la bava alla bocca ed era in preda a spasmi che l’hanno irrigidito come un pezzo di legno! Ennesima visitina in ospedale e la sera di nuovo in sezione.

All’inizio di febbraio 2023 un’altra ischemia con lo stesso risultato ed epilogo. Ma tutti questi attacchi lo hanno indebolito troppo. Era diventato apatico e raramente riusciva a scherzare e giocare con i compagni.

La notte tra il 20 e il 21 febbraio ha avuto un altro attacco, questa volta fatale. Nonostante i compagni di cella siano intervenuti prontamente chiamando l’infermiera di turno, che ha fatto tutto ciò che era in suo potere per salvarlo, non c’è stato nulla da fare! Alle ore 2:30 di mattina del 21 febbraio si è spento, allungato sul pavimento della cella!

Il sistema giudiziario ha fatto un’altra vittima, ha trasformato una condanna a due anni e due mesi di reclusione in una condanna a morte! Una morte annunciata, prevedibile e, forse, evitabile. E se non evitabile certamente sarebbe potuta avvenire in un contesto più decente, stretto dai suoi familiari.

Noi, i suoi compagni di sezione, vogliamo trasmettere le condoglianze alla famiglia e vogliamo sensibilizzare le autorità competenti ad una valutazione più personale e meno burocratica delle condizioni dei detenuti nelle carceri italiane».

«Caro ministro della Giustizia, mi spiega per favore come è possibile una cosa del genere? Tanti Paesi che voi considerate “arretrati”, non hanno questi abusi nella loro legislatura.

Sapete cosa significa per una persona invalida al 75% stare in carcere in condizioni di sovraffollamento, con alimentazione decisamente non adatta ad un diabetico? Eh sì, Zio N. è anche diabetico, con le arterie ostruite al 50%. In occasione dell’attacco epilettico è stato salvato letteralmente dai compagni che sono intervenuti prima dei dottori. Noi, come compagni, possiamo aiutarlo fino ad un certo punto, non abbiamo il potere di fare di più. Voi, Signor Ministro dovreste preoccuparvi di far rispettare i principi legali e morali della Costituzione e difendere chi non si può difendere da solo».

Voci di Dentro, novembre 2022

«Ora una domanda: ma zio N. è stato condannato a morte? Eppure siamo un paese che l’ha abolita  nel 1948 con l’entrata in vigore della Costituzione italiana. Cari magistrati, se continuate a tenerlo qui in condizioni di sovraffollamento e con nutrizione non adatta alle sue patologie morirà presto. Non vi sporcate la coscienza con un morto... bastano già gli 86 suicidi dello scorso anno».

Voci di Dentro, gennaio 2023

È possibile leggere integralmente i due articoli di cui abbiamo riportato solo alcuni passaggi nell’archivio della rivista raggiungibile dal blog https://vocididentrojournal.blogspot.com/