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«Ho sempre sostenuto che ogni territorio debba essere protagonista»

L'INTERVISTA al consigliere regionale Regione Puglia Paolo Pagliaro, aderente al gruppo "La Puglia domani"

by Antonino Schilirò
25 Luglio 2024
in Interviste
Reading Time: 7 mins read
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La riforma sull’autonomia differenziata è stata approvata pure alla Camera nella notte del 19 giugno, dopo un lungo iter fatto pure di scontri pressoché politici. È favorevole o contrario? Perchè?

“Io sono un autonomista da sempre. Ho sempre sostenuto che ogni territorio e quindi l’istituzione primaria dei territori che sono le regioni debbano essere protagoniste ed autrici del proprio futuro, ma per farlo devono essere dotati degli strumenti giusti per poterlo fare. La riforma va in questa direzione”

Che valutazione generale dà al Ddl Calderoli?

“Il Ddl Calderoli è una legge quadro, frutto di un lavoro accurato ed è un punto di partenza. Un disegno che traccia una linea verso il futuro, ma è chiaro che la definizione dei Lep ( i livelli essenziali delle prestazioni) ora diventa il nodo cruciale”.

C’è chi dice che per primi, questa legge, l’ha voluta il centro sinistra con il Titolo V della Costituzione nel 2001. È giusta questa analisi?

“Ovviamente sì, ce lo dice la storia. La riforma del Titolo V è stata approvata a marzo 2001 durante il secondo governo di Giuliano Amato, sostenuto da una maggioranza di centrosinistra. Il governo Amato era appoggiato dall’Ulivo, un’alleanza formata dai Democratici di Sinistra, La Margherita, il Partito dei Comunisti Italiani e l’UDEUR”.

Il Titolo V riformato nel 2001 afferma il principio di sussidiarietà verticale, non solo tra Stato e Regioni, ma tra Regioni, Città Metropolitane, Province e Comuni. Tale sussidiarietà, in linea di principio, oltre a venire incontro alle specificità dei territori, dovrebbe avvicinare i servizi ai cittadini, dando loro un maggior controllo su come vengono spesi i soldi delle tasse da essi pagate. Ritiene che tale principio sia valido, ben espresso dall’attuale Titolo V e, infine, ben rispettato dal ddl di attuazione? Se no, perché?

“Il discorso dovrebbe accendere un faro su una questione che il MRS sostiene fin dalla sua fondazione: la disomogeneità dei nostri territori e delle attuali Regioni e dei tanti enti inutili che conserviamo nella nostra geografia politica. L’idea ispiratrice è quella di Carlo Cattaneo, uno stato federale, liberista e laico. Un po’ sullo stile svizzero. Quindi bisognerebbe pensare senza ombra di dubbio ad un riordino territoriale, ad un neo regionalismo, ad una revisione moderna e costituzionalmente orientata dello Stato, proprio come abbiamo studiato con la Società Geografica Italiana, consegnando un Progetto di Legge di Riforma complessivo, che mette al centro le regioni, tutte uguali ed omogenee di dimensioni ottimali, eliminando tutta quella serie di enti e istituzioni inutili, funzionali solo a moltiplicare le poltrone, e anche la burocrazia.

La centralizzazione progressiva dei poteri ha tradito lo spirito costituzionale che ha istituito le Regioni, pensate come soggetti autonomi per bilanciare il potere centrale con quello locale. Per le aree periferiche, l’autonomia rappresenta un’opportunità per colmare il divario con le regioni più avvantaggiate, recuperando risorse aggiuntive da destinare a servizi essenziali come istruzione, sanità, previdenza e mobilità.

Qui però deve entrare in ballo anche il federalismo fiscale funzionale, che deve essere attuato, perché prevede che i tributi locali siano pagati dove si produce il reddito, non dove ha sede legale l’impresa. Questo sistema, il federalismo fiscale funzionale, favorirebbe il Sud, che, appunto, ospita numerosi colossi industriali, grandi imprese, centri commerciali, multinazionali e gruppi bancari (Ilva ed Enel su tutti e poi i grandi gruppi bancari, i vari centri commerciali). Attualmente, queste entità generano enormi profitti nelle aree meridionali, ma la ricchezza viene trasferita altrove. Dunque sistemata la questione dei Lep e di un sano federalismo fiscale funzionale, le Regioni, con l’autonomia, diventano protagoniste in un negoziato con il Governo centrale. La capacità di ogni Regione di agire con responsabilità, intelligenza e lungimiranza diventerebbe fondamentale per migliorare la qualità della vita dei cittadini”.

Titolo V nel 2001 voluto dal centro sinistra e criticato dal centro destra e Ddl Calderoli oggi voluto dal centrodestra e criticato dal centro sinistra. Non si corre il rischio che il tutto si concluda solo come una mera opposizione politica mettendo da parte i veri bisogni dei cittadini?

“Dobbiamo evitare speculazioni politiche e la solita battaglia Guelfi contro Ghibellini, capire tutti l’importanza dell’Autonomia, se attuata sui principi e sulle basi che ho scritto sopra, e lavorare nel solo interesse di ogni singolo territorio perché diventa basilare per il futuro delle nuove generazioni. Dobbiamo comprendere che siamo davanti ad un punto di svolta per il futuro del Paese”.

Diversi sindaci hanno fatto appelli o pressioni alle Regioni (vedi caso Calabria) per impugnare la legge sull’autonomia differenziata dinanzi alla Corte Costituzionale. Che cosa ne pensa?

“Credo che sia sbagliato. Se vista bene, questa riforma può rappresentare un trampolino di lancio per tutti. Ma allo stesso tempo credo che insieme si possano elaborare e fornire soluzioni alle eventuali criticità e rischi che si percepiscono”.

Andiamo ai Lep perché è qui che la maggior parte del panorama politico si spacca: c’è chi afferma che sarà più dannoso per le regioni del sud e c’è chi dice che sarà un aiuto concreto e che finalmente farà mettere tutte le Regioni d’Italia sullo stesso livello. Quale dei due casi è giusto secondo lei e perché?

“I livelli essenziali delle prestazioni sono la chiave per risolvere il problema delle disuguaglianze territoriali, perché garantendo servizi fondamentali uniformemente in tutto il paese e razionalizzandoli e applicando un federalismo fiscale funzionale, il divario tra Nord e Sud potrebbe essere colmato, favorendo una crescita equa e sostenibile per tutte le regioni. La questione è sempre la stessa: permettere a tutti di partire dallo stesso punto di partenza.

Ovviamente da meridionali e meridionalisti vigileremo costantemente se in corso d’opera accadrà qualcosa di diverso saremo pronti a combattere ogni tipo di battaglia in ogni sede”.

C’è chi afferma, però, che con l’autonomia differenziata di risorse ce ne saranno sempre di meno…

“Il Sud negli ultimi anni ha recuperato terreno rispetto al gap che da sempre paga con il nord. Il Governo su questo ha fatto e sta continuando a fare molto e bene (vedasi il PNRR). Con questo spirito va ora affrontata la tematica dei Lep”.

Ma secondo lei bastano questi Lep a garantire diritti di cittadinanza uguali per tutti?

“Come ho già spiegato i Lep sono fondamentali e uniti al federalismo fiscale funzionale farebbero diventare questa riforma una grande opportunità per il sud”.

Andando al tema sanità, tema così tanto delicato nel nostro paese, che impatto avrà questa legge proprio sulla sanità?

“Toccando la Sanità tocca un tasto dolente perché così come è gestita adesso è una catastrofe. Basta immaginare i milioni che ad esempio la Regione Puglia paga in mobilità passiva ad altre Regioni per prestazioni sanitarie, perché i pugliesi sono costretti ad andare a curarsi fuori, può comprendere che con una gestione oculata delle risorse potrebbe soltanto andare meglio. Quella per la buona Sanità è una battaglia che combatto giornalmente”.

Trova aspetti critici in questo Ddl? Se è si, quali e perché?

“Come già detto regoliamo e razionalizziamo i Lep, e poi può essere una buona base di partenza per pensare nel futuro più immediato ad un neo regionalismo che metta in ordine, ridisegnando la geografia politica italiana, ogni territorio. Naturalmente va evitato il rischio di far partire prima e meglio le regioni che ad oggi sono già più attrezzate. Condizioni uguali per tutti: questo si chiede a questa riforma”.

A conti fatti qual è il vero scopo di questa manovra?

“L’intento giusto del provvedimento è puntare a valorizzare le potenzialità locali. La sussidiarietà è un principio fondamentale nella nostra Costituzione: l’Italia ha l’opportunità di diventare un Paese moderno e al passo coi tempi. Nell’Europa federale delle Regioni, è giusto che i singoli territori siano fabbri del proprio destino. È giusto far decidere ai singoli territori se e devo prevedere parchi eolici e fotovoltaici, ad esempio; è giusto che ogni singolo territorio venga raggiunto dalle medesime infrastrutture, dagli stessi servizi di trasporto, dalle stesse possibilità di studio e formazione. Così come è giusto decidere del proprio ambiente, dei propri mari e delle proprie ricchezze naturali. Con responsabilità e lealtà. Entrando nello specifico degli esempi: se il Salento fosse stato regione l’autostrada sarebbe arrivata fino a Lecce, così come l’Alta velocità, così come potremmo decidere di non farci colonizzare dalle multinazionali che stanno sfregiando le nostre coste. La centralizzazione non va bene ma serve l’autonomia per poter decidere del proprio futuro, in modo che ogni territorio sia protagonista con la sua identità e con la sua storia, con le sue differenze, con le sue peculiarità. Basta pensare alla mia Legge sul fermo pesca ricci che qui nel Salento e in Puglia sono a rischio estinzione. La vera bellezza della nostra Italia, la nazione delle piccole patrie e dei tanti campanili è rappresentata dal fatto che ogni territorio è diverso ed ha esigenze diverse, e qui faccio un altro esempio. L’inizio delle scuole, se al Nord va bene che inizi a settembre, al Sud non è uguale, dovrebbe iniziare a metà ottobre. L’autonomia è un valore straordinario”.

 

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Antonino Schilirò

Appassionato di politica e lotta alle mafie conduco, insieme al giornalista Giuseppe Notaro, la rubrica online sui social "Informazione Antimafia". Responsabile comunicazione dell'associazione Dioghenes Aps, con sede distaccata aperta a Maletto (CT). Inviato dell'emittente televisiva siciliana Telemistretta

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