Il «Gioco grande»

di Mario Ravidà. «Spero che questo mio scritto denuncia trovi supporto in chi è addetto ed ha l'obbligo morale, Istituzionale e civile di fare emergere la verità.»

Il «Gioco grande»

Non sono nessuno per poter accusare alcuno, ma ho la presunzione di avere un'occhio investigativo e un cervello, per non accorgermi di fatti che non hanno spiegazioni apparenti ma che indiscutibilmente hanno un "filo rosso" che li connette tutti. La mia, ripeto, non è un'accusa; ma un'evidenziare, cronologicamente, episodi che si legano ed hanno una loro ragione perche' sono accaduti. Spero che questo mio scritto denuncia trovi supporto in chi e' addetto ed ha l'obbligo morale, Istituzionale e civile di fare emergere la verita':

Tutto parte da quel "corto circuito" causato da Falcone e i giudici che sentito Buscetta instaurarono il maxi processo ottenendo le condanne in 1°,2° e 3° grado di giudizio. Hanno tentato di tutto per "inficiare" o "ammorbidire" quel processo, sino a tentare una corruzione improbabile a chi stava scrivendo il rigetto delle istanze legali per gli imputati a quel max processo. Non vi sono riusciti e per questo muore Scopelliti, il Magistrato che stava scrivendo quel rigetto.

Dopo le pesanti condanne "cosa nostra" di Riina non li accetta e sferra un attacco a quelle Istituzioni dello Stato che sino ad allora avevano colluso servendosi della mafia sinanche per "risolvere" quegli "affari spochi" che uno stato democratico non poteva e non doveva ufficialmente fare. Per tale motivo la terribile ira di Riina che promette vendetta e inizia a minacciare di morte politici di primo piano della repubblica. Muore uno degli esattori comunali Palermitani (uno dei cugini Salvo) legati storicamente a "cosa nostra" e alla DC di Andreotti. Muore l'Onorevole Salvo Lima Democristiano, Andreottiano e da sempre ritenuto "vicino" ad ambienti mafiosi. Viene minacciato il figlio di Andreotti, l'On. Mancino, l'On. Andò e molti altri politici Nazionali siciliani e non. La politica del tempo viene terrorizzata.

L'On. Martelli, teste al processo "Aemilia" in Emilia Romagna, svela che ci fu un tentativo da parte Istituzionale che incaricati i CC di Mori avvicinarono Vito Ciancimino ( ex sindaco del "sacco" palermitano da sempre "vicino" ai vertici di "cosa nostra", come ci svela al processo trattativa il figlio Massimo) per trovare una soluzione alle minacce di Riina e chiedere cosa volesse "cosa nostra" per smettere questo attacco alla Politica. Riina e' felice e rivela come "si sono fatti sotto" preparando, insieme ai suoi, il famoso "papello" con le richieste mafiose per poter smettere quell'attacco. Si richiede l'abolizione del 41 bis ( regime di carcere duro per i mafiosi); l'abolizione dell'ergastolo, la revisione delle condanne del max processo unitamente ad altre "pesanti" richieste. La politica avuto le richieste s'interroga e prende tempo concedendo, in una notte e all'insaputa di tutti, la cancellazione del carcere duro (41 bis) per piu' di trecento mafiosi con un provvedimento dell'allora ministro Conso.

A Riina non basta e rendendosi conto che lo stato aveva paura organizza una serie di attentati ai beni culturali Italiani (c'e' chi dice che mai e poi mai Riina, con una cultura limitata, potesse pensare ad una simile strategia e che gli fu suggerita da vertici di un partito che stava per vincere le elezioni politiche in Italia in quel periodo, Forza Italia. Per tale motivo l'inquisizione di Berlusconi e Dell'Utri per le stragi). Si attuano, quindi, gli attentati stragisti a Firenze, Roma, Milano. A tal punto, il terrore tra i politici aumenta a dismisura e si cerca un contatto diverso da Riina, trovandolo nel nr. 2 di "cosa nostra", Bernardo Provenzano.

Sempre Martelli al detto processo Aemilia ci svela come la Dottoressa Bonfirraro Giudice e segretaria del Ministro della Giustizia, aveva notiziato Borsellino della "trattativa" in corso tra "cosa nostra" e lo Stato. Borsellino ne rimane sconvolto dato che da poco era morto Falcone, la moglie e la scorta nell'attentato di Capaci.

Borsellino chiede di essere sentito dalla Procura di Caltanissetta, verosimilmente per denunciare tale fatto. Non verra' mai sentito in quanto non fa' in tempo, poiche' muore lui e la sua scorta nel terribile attentato di via D'Amelio che subi' un'accellerazione per essere compiuto. Dopo, i depistaggi da parte Istituzionale per non arrivare a verita' su questa strage. Classico il falso pentito Scarantino. Ancora oggi, si tenta di depistare e nascondere la realta' dei fatti, con la recentissima rivelazione, subito smentita, da parte del pentito Avola Maurizio! Di seguito riporteranno piu' punti quello che accadra' proprio per mantenere e tutelare quei -patti-fatti tra lo stato e il nr.2 di "cosa nostra" Provenzano. Patti che portarono all'arresto di tutti gli stragisti, compreso Riina, Santapaola, i Fratelli Graviano e altri.

Bisognerebbe indagare su tali arresti, di come sono avvenuti e su quali accordi Istituzionali si sono definiti; con quali forze di Polizia, quali Giudici sapevano e come si sono determinati gli arresti. Perche' guardate che senza copertura politica e giudiziaria, tutto quello che ho sopra scritto, non poteva determinarsi e di conseguenza mai poteva avvenire in quanto nessun dipendente delle Istituzioni si sarebbe presa la responsabilita' per operare autonomamente. Bisognerebbe verificare che carriere hanno fatto e che incarichi successivi hanno avuto i Giudici e i capi delle forze di Polizia, che sapevano di tali arresti e di come realmente si determinarono. Nessuna Indagine mi risulta per unire i fatti, ( tranne processo trattativa stato-mafia, i processi sulla strage Borsellino e quelle della Procura di Firenze sulle stragi);

1) IL SUICIDIO DEL MARESCIALLO LOMBARDO:

mai a fondo indagato sugli elementi anomali denunciati dalla famiglia e di come si determino' effettivamente la morte del bravissimo Investigatore. Lombardo viene indicato come quel Maresciallo dei CC che avrebbe contribuito, in maniera determinante ( non sappiamo come), all'arresto di Riina. Lombardo era anche quel Maresciallo che era in contatto con Badalamenti e che insieme al mafioso americano, stava definendo le condizioni per un'estradizione in Italia di Badalmenti. Muore Lombardo e mai avverra' l'estradizione di Badalamenti e mai si sapranno le verita' sull'arresto di Riina, con la clamorosa mancata perquisizione al suo covo una volta arrestato. Nessuna indagine mi risulta e nessun provvedimento preso;

2) L'ASSURDO SUICIDIO DI ATTILIO MANCA:

ben 5/6 collaboratori di Giustizia indicano in Attilio Manca, quel bravissimo e capace Urologo che avrebbe, su richiesta Istituzionale, curato Provenzano per il suo tumore alla prostata. Attilio Manca avrebbe persino accompagnato in quella clinica francese il Provenzano, per seguire personalmente l'intervento. Attilio Manca, rientra in Italia e subito dopo muore suicida con un'overdose di eroina con modalita' incredibili: braccio sbagliato perche' mancino puro, tumefazioni al volto, mancanza di impronte sulle siringhe ritrovate, (neanche quelle del Manca), assoluzione per non aver commesso il fatto da parte di chi era stata condandannata in un primo momento per aver fornito lo stupefacente al Manca (Monica Mileti) e molto altro. Sebbene questi elementi, la Procura di Viterbo e dopo anche quella romana, si ostinano a sostenere la tesi del suicidio, non consentendo neanche la esumazione della salma di Attilio per ulteriori rilievi. Inoppugnabili le accuse nelle deposizioni dell'Avvocato di parte civile della famiglia Manca ( Avv/to.Fabio Repici) e quelle della Mamma ( Angela Manca) in Commissione Parlamentare Antimafia Nazionale, con denunce circostanziate e precise.

Nessuna indagine mi risulta e nessuno provvedimento preso;

3) OMICIDIO DI LUIGI ILARDO:

la storia di Luigi Ilardo, per merito della figlia Luana, e' ormai conosciuta da tutti. Bellissimo il libro "omicidio di stato" scritto a 4 mani da Luana Ilardo e Anna Vinci.

Ma andiamo con ordine e riproponiamo velocemente, per chi non e' al corrente, la vicenda di Luigi Ilardo; Ilardo e' un mafioso che, scontata la sua condanna, sceglie una collaborazione con le Istituzioni e contatta per questo il Capo della DIA Gianni De Gennaro. Quest'ultimo affida Ilardo per la sua "gestione"ad un bravissimo, ricco d'esperienza e capacita', Colonnello dei Carabinieri Michele Riccio, in quel momento in servizio alla DIA con funzioni di Capo del Centro Operativo DIA di Genova. Riccio incontra Ilardo e tra i due nasce subito fiducia reciproca rendendosi conto, entrambi, che insieme, potevano realmente assestare un colpo mortale a "cosa nostra" e le sue collusioni Istituzionali. Ilardo rimane per circa due anni coperto e da libero rientra in "cosa nostra" essendo parente di Piddu Madonia e ne prende le sue veci, essendo questi detenuto, al vertice della potente famiglia mafiosa di Caltanissetta. Ilardo viene tenuto segretato e solo De Gennaro e Riccio ne conoscono la vera identita'.

Per tutti noi collaboratori, per i Magistrati e per chiunque altro, era "la fonte oriente" che solo Riccio incontrava in modo segreto. La finalita' di tale infiltrazione era per tutti noi, per i Magistrati e per i vertici della DIA, la cattura di Bernardo Provenzano, essendo rimasto il capo di "cosa nostra" dopo l'arresto di Riina. Non era facile neanche per Ilardo avere un'appuntamento immediato con Provenzano e si rimane in attesa che si determinasse l'incontro per poter procedere all'arresto del latitante. Tutti noi, non eravamo a conoscenza di quello che era accaduto prima e che ho rendicontato all'inizio di questo post in ambito Istituzionale, gli accordi, i patti e le trattative tra stato e mafia e del ruolo di Garante di quegli accordi del capo mafia Provenzano. Pertanto fiduciosi e all'oscuro di tutto, Riccio e noi, che collaboravamo con lui, procedettimo, su indicazione di Ilardo, all'arresto di 7 latitanti mafiosi di primo piano, di cui alcuni capi provincia e ad un'indagine che consenti' l'azzeramento di "cosa nostra" etnea con l'arresto di circa 30 affiliati, in attesa, come detto, che si determinasse l'incontro tra Provenzano e Ilardo. Nel frattempo De Gennaro fu trasferito ad altro incarico e altri dirigenti che dovevano "assistere" in tutto e per tutto quello che avrebbe necessitato al Riccio non credono, sebbene gli eclatanti risultati, che Riccio e il suo infiltrato potessero mai arrivare all'arresto del Provenzano.

Riccio veniva visto come colui che insieme ad Ilardo chissa' quale strategia stessero adottando per altri scopi e fini che non erano quelli dell'arresto del Provenzano. Riccio viene accusato di essersi approfittato, lui e Ilardo, di enormi fondi della DIA (cosa assolutamente non vera; non solo per i risultati raggiunti, ma mai Riccio e Ilardo hanno chiesto e ricevuto somme di denaro. Diffido, a nome di Riccio, chiunque, ad affermare cose diverse in quanto Riccio puo' provare quello che dice in ordine all'effettivo denaro ricevuto, avendo conservato tutte le ricevute delle spese sostenute e mai gli sono state elergite somme "diverse" dalle normali spese di lavoro e missione.

Come invece "altri" hanno, in occasione di arresti di latitanti, percepito e intascato). Riccio entra, quindi, in contrasto con i vertici DIA e chiede di rientrare nell'arma dei Carabinieri. Importante riferire come i vertici DIA erano stati messi al corrente ( non si sa da chi ma e' facile immaginare) che da lì a poco Riccio sarebbe stato messo agli arresti per un'indagine che stava conducendo la Procura di Genova, nella persona del PM Canepa, per fatti diversi occorsi anni prima in cui Riccio finalizzando un'operazione di Polizia Giudiziaria, per la quale ottiene un premio dalla DEA americana, trae in arresto trafficanti internazionali e spacciatori di eroina. Indagine condotta con medoti, forse, poco consoni, ma di cui tutti i superiori del Riccio ne erano al corrente e quindi compartecipi.

Comunque tutti fatti estranei al rapporto e ai fatti relativi a Riccio-Ilardo. Comunque, Riccio rientra nell'arma e continua, sotto le dipendenze di Mori, la sua attivita' con Ilardo. Finalmente arriva il giorno dell'incontro tra Provenzano e Ilardo e tutti sappiamo della mancata cattura di Provenzano da parte dei ROS a Mezzojuso. Provenzano non fu arrestato sebbene Ilardo aveva notiziato in largo anticipo Riccio e questi i suoi superiori che ritennero di non intervenire. Ma come poteva essere tratto in arresto Provenzano in quanto garante di quella trattativa con lo stato?

Trattativa che consenti' la fine dell'attacco allo Stato da parte di Riina e la conseguente sommersione di "cosa nostra", che s'impegno' a non effettuare piu' omicidi eclatanti in cambio dell'impunita' per Provenzano. Riccio, quindi viene convinto a far pentire ufficialmente Ilardo dopo il mancato arresto di Provenzano e porta Ilardo ad incontrare ai Ros i Procuratori Tinebra e Caselli e il PM antimafia palermitano Principato. In tale incontro accade di tutto. Ilardo minaccia Mori di rivelare responsabilita' di omicidi e stragi del passato addebitati ad ambienti mafiosi ed estremistici ma che in realta' erano responsabilita' dello stato Italiano. Mori non risponde, va via e non partecipa neanche all'incontro con i Magistrati. In quell'occasione non viene fatto alcun verbale delle ore di dichiarazioni di Ilardo (almeno 4 ore).

Tranne la Principato che prendera' appunti che poi afferma aver perso durante un trasloco. Ilardo viene rimandato a Catania in attesa di un prossimo incontro e qui ucciso in un aggusto mafioso dopo qualche giorno.

Riccio, sebbene disperato e deluso, finalizza un'informativa di Reato in cui racconta tutti i fatti e da' ulteriori indicazioni per indagini e su chi favoriva la latitanza del Provenzano. Non mi risulta nessuna indagine sui favoreggiatori del Provenzano e nemmeno altre indagini sulle indicazioni contenute in quell'informativa chiamata "grande oriente". Anzi, tempo dopo viene effettuata una perquisizione a Giovanni Napoli, uno dei favoreggiatori della latitanza del Provenzano e gli vengono sequestrati strumenti tecnici per la ricerca di microspie, poi restituite dalla Dott.ssa Principato ai familiari del Napoli. Riccio, dopo la consegna dell'informativa a varie Procure: Catania, Caltanissetta e Palermo viene immediatamente arrestato, per quei fatti detti in precedenza, dai ROS all'aeroporto di Catania. prima di imbarcarsi su un volo per Genova luogo di sua residenza. Immediatamente dopo, i ROS tenteranno di fare una perquisizione a casa dell'ispettore della DIA Arena Francesco che aveva accompagnato Riccio in Aeroporto. Perquisizione non fatta per l'intervento del Giudice Marino della DDA Procura di Catania che la vieto'.

Si seppe solo dopo che verosimilmente i ROS cercavano delle cassette registrate e copia delle Agendine del Riccio dove vi erano gli appunti e le registrazioni fatte a Ilardo prima che questo morisse. dico cio' perche Riccio fu ricattato successivamente che se volesse ottenere gli arresti domiciliari, avrebbe dovuto consegnare un'agendina o una registrazione fatta a Ilardo. Mi chiedo e chiedo a chi sta ancora indagando sulle collusioni Istituzionali sull'omicidio di Ilardo, cosa centravano le registrazioni del Riccio con Ilardo o le agenzie dei sui appunti con il fatto per cui venne arrestato? Spero si stanno eseguendo indagini in tal senso e spero che venga domandato al Capitano Damiano dei Ros, chi gli disse che la prossima collaborazione di ilardo era uscita da confidenze fatte da Tinebra e venga eseguita tutta un'esatta ricostruzione dei fatti a ritroso a partire da quanto dichiara Damiano. Riccio ha registrato tale conversazione con Damiano in cui quest'ultimo riferisce questa cosa e la Procura di Catania ne dovrebbe essere al corrente.

Come dovrebbe essere al corrente che a 5 anni dal delitto ilardo, precisamente nel 2001, lo scrivente ottenne una notizia confidenziale su chi aveva commesso l'omicidio di Ilardo, che mezzi furono usati e chi erano tutti i partecipanti. Su tale fatto ho scritto immediatamente una relazione che consegnai ai miei Dirigenti. Solo dopo 9 mesi circa il mio Ufficio, su mie sollecitazioni, manda la mia relazione in Procura a Catania. Mai fu rilasciata delega per indagare ( per quanto mi risulti) e mai furono fatte indagini d'iniziativa da parte del mio ex ufficio. Si sono dovuti aspettare altri 12 anni e quindi 17 dal delitto ilardo, per fare un processo sugli autori di quell'omicidio, poiche' si pente chi mi diete la notizia e svela quello che era a sua conoscenza sul delitto perche' testimone oculare del delitto.

A Tal proposito devo denunciare come nessuno voleva raccogliere le deposizioni del mio confidente, una volta pentito, essendo stato rifiutato come collaboratore da Pm della Procura di Catania, ritenendolo poco affidabile, sebbene era stato mio confidente per 10 anni ed aveva fornito numerosissime indicazioni su fatti umportantissimi di mafia tutte trasfuse in decine di relazioni di servizio. Ho dovuto da solo, senza l'assistenza di miei dirigenti, tranne in un'accasione, recarmi in Procura a Catania e supportare l'importanza che potevano avere le dichiarazioni del collaboratore su molti fatti ma in particolare sul delitto Ilardo. Solo dopo questa mia iniziativa il buon dott. Pacifico, decideva di sentire il mio ex confidente ed accordargli lo stato di collaboratore. Decisive le sue dichiarazioni per le condanne degli autori materiali del delitto Ilardo. Anch'io fui sentito piu' volte dalla Procura di Catania dove appresi ( e non so se sia vero o meno) che la mia relazione fatta nel 1991 non si trovava agli atti e nemmeno altre centinaia di mie relazioni sul mio rapporto con il confidente mafioso. Ho dovuto ricercare e quindi provare l'invio di quella mia relazione in Procura tramite il numero di protocollo d'invio dal mio Ufficio alla Procura della Repubblica di Catania e fornire copia di decine e decine di relazioni di servizio su altri fatti. Spero che dopo tanti anni si seppe chi tratto' la mia relazione sul delitto Ilardo e chi decise di non delegare alcuna indagine.

Ho deciso di rendere tutto pubblico, perche' sono 25 anni che si aspettano connessioni Istituzionali sul delitto Ilardo e ancora non si hanno risultanze, dato che su tali fatti mai siamo stati sentiti io, Riccio o Luana Ilardo. Solo le testimonianze ai processi.

Ho deciso di rendere tutto pubblico, perche' spero che qualcuno possa fare un collegamento, magari approfondendo tutti i fatti, per poter iniziare un'unico processo sugli episodi elencati essendo tutti legati a garanzia della trattativa stato-mafia. Nonche' su altri fatti come gli omicidi dell'agente Piazza, dell'agente D'Agostino e la moglie e del piccolo Claudio Domino.

Tutti fatti su cui avrebbe potuto riferire Ilardo con connessioni Istituzionali, eversive e massoniche se non fosse stato ucciso anche questi legati alle connessioni stato-mafia!!!!

Autorizzo, gia' da adesso, che qualora mi accadesse qualcosa tipo infarto o suicidio, dato che io non soffro di alcuna malattia al cuore e non ho alcuna intenzione di suicidarmi, a fare tutti gli accertamenti sulla vera causa della mia, malaugurata, eventuale morte...

Mario Ravidà

 

LEGGI ANCHE:

L'INTERVISTA a Salvatore Borsellino

PRIMA PARTE. «Borsellino: «gli assassini di mio fratello sono dentro lo Stato»

SECONDA PARTE. «Chi ha ucciso Paolo Borsellino è chi ha prelevato l’Agenda Rossa»

TERZA PARTE. Borsellino«L'Agenda Rossa è stata nascosta. E' diventata arma di ricatto» 

 

L'INTERVISTA al colonnello dei carabinieri Michele RICCIO

Prima parte: «Dietro alle bombe e alle stragi ci sono sempre gli stessi ambienti»

Seconda parte: Riccio: «Mi ero già attrezzato per prendere Bernardo Provenzano»

Terza parte: «Non hanno voluto arrestare Provenzano»

Quarta parte: Riccio: «L’ordine per ammazzare Ilardo è partito dallo Stato»

 

Stato e mafie: parla Ravidà, ex ufficiale della DIA

 - Attilio Manca suicidato per salvare Bernardo Provenzano

INGROIA: «Lo Stato non poteva arrestare Provenzano»

INGROIA: «Provenzano garante della Trattativa Stato-mafia»