L'esempio (poco seguito) di Libero

ASSASSINATO. Il 29 agosto del 1991 i mafiosi (schifosi e vigliacchi) ammazzano l'imprenditore e Uomo coraggioso Libero Grassi. Cosa è cambiato dopo 30 anni?

L'esempio (poco seguito) di Libero

Dopo 30 anni dalla morte di Libero Grassi viviamo in un contesto diverso. Cosa nostra (la schifosa mafia siciliana) è cambiata. Si è inabissata, non spara più. Non uccide e non mette più le bombe. Ma ancora è in vita e fa i suoi sporchi affari. Il latitante vigliacco Matteo Messina Denaro («Un pezzo di merda») è "scomparso" dai radar. Siamo ancora in piena Trattativa Stato mafie, che ha prodotto fiumi di sangue, terrore e morte.

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Dopo 30 anni Cosa nostra non è stata ancora sconfitta. Serve ancora a qualcuno questa associazione criminale composta da gente squallida e senza onore. Continua a piazzare strategicamenrte i suoi uomini, non solo in politica. Non sono stati eletti solo nel Parlamento italiano. Hanno occupato (e continuano ad occupare) diversi settori della nostra società, impregnata da secoli da questi criminali.

Dopo 30 anni c'è ancora chi paga il pizzo. Lo ha confermato a Repubblica, qualche ora fa, il procuratore aggiunto De Luca (DDA Palermo): "C'è chi mantiene un atteggiamento ambiguo verso Cosa nostra. L'organizzazione in crisi per i colpi inferti, ma viva e attiva". Viva e vegeta. Grazie alle complicità e alle collusioni politiche, economiche, sociali. "Anche se tante cose sono enormemente cambiate – ha detto il magistrato – grazie anche all’eroico sacrificio di Libero Grassi, che si rifiutò di pagare il pizzo: oggi lo Stato è vicino agli operatori economici e particolarmente attento. Inoltre, vi sono delle crepe vistose nel muro di omertà". Purtroppo le crepe sono vistose anche nel mondo dei testimoni di giustizia, uomini e donne (come Libero Grassi) che hanno avuto il coraggio di sfidare le mafie. 

Oggi, un certo Stato, ancora non vuole risolvere le tante problematiche dei pochi testimoni. Da non confondere, ovviamente, con i collaboratori di giustizia.

Dopo 30 anni il ricordo di Libero Grassi (nella foto in alto) è ancora vivo in tutti noi. Ecco l'esempio per ripartire, per cambiare pagina. Anzi per chiuderlo proprio questo libro pieno di vergogne e di "misteri". Dove lo Stato, in molti casi, non ha fatto sempre il suo dovere. "Mi preoccupano - ha spiegato ancora a Repubblica il procuratore aggiunto - alcuni atteggiamenti culturali che serpeggiano, in perfetta buona fede, in molteplici ambienti, dal giornalismo all’università: sento parlare di una Cosa nostra ormai inoffensiva e ad un passo dalla fine. Ritengo queste valutazioni pericolosissime".

La strada è ancora molto lunga e difficile. E' vero, molto è stato fatto. Ma non basta. Serve un'azione quotidiana e costante per spazzare via questi quaquaraquà del crimine organizzato. Senza dimenticare i "potenti" delle mafie, dell'economia, della politica. Compresi i massoni e i colletti bianchi. Solo l'azione delle persone perbene può riscattare la morte di un uomo onesto come Libero Grassi. Le commemorazioni lasciano il tempo che trovano. Bisogna ricordare le vittime delle mafie nel quotidiano, partendo dalle piccole cose.   

P.S.: Come mai questo Governo di economisti ancora non spende una parola contro le mafie? La lotta al crimine organizzato è inserita nell'agenda politica di questi governanti? Cosa dice la Cartabia? E' necessaria questa Schiforma della giustizia in questo Paese? Questa è la lotta alle mafie? 

Urgono risposte concrete.

 

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