Mancuso: «Che mia figlia sia in mano alla ‘ndrangheta è palese in quanto emerge dagli atti»

BOTTA e RISPOSTA. Il collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso replica alla lettera scritta dal Presidente del Tribunale dei Minori di Catanzaro.

Mancuso: «Che mia figlia sia in mano alla ‘ndrangheta è palese in quanto emerge dagli atti»

“ARRAMPICANDOSI SUGLI SPECCHI”. Perché Presidente?

Apprendo dagli organi di stampa che il Presidente del Tribunale per i Minorenni di Catanzaro, organo che non dovrebbe esprimersi al fine di garantire l’imparzialità delle decisioni, anziché svolgere la sua funzione, mediante l’assunzione di provvedimenti ufficiali ed urgenti, a tutela dei minori, ivi compresa mia figlia, impiega il suo tempo a rettificare, “arrampicandosi sugli specchi”, a quanto consacrato negli atti di un fascicolo.  

 

A parer mio il Presidente ha avuto la necessità di “uscire pubblicamente” con la rettifica alle mie affermazioni, ritenendole “false”, solo ed esclusivamente per tentare di sollevare il Tribunale per i Minorenni da “palese responsabilità” facendo, maldestramente, ricadere le possibili colpe su altri organi istituzionali che poco c’entrano con detta vicenda.

I tanti perché?

  1. Perché mia figlia è stata collocata in località protetta, dopo tre mesi, dopo un iter travagliato, numerosi rigetti e solamente con decreto del 31.05.2019,   a seguito del tentato omicidio ai danni di Domenique Signoretta, uomo di fiducia di Pantaleone Mancuso alias “L’Ingegnere”?  
  2. Perché il Tribunale per i Minorenni ha aspettato tutto quel tempo per collocare in località protetta la bambina?  Ci doveva scappare il morto?
  3. Perché non ha dato rilevanza a tutto il materiale depositato, nell’arco di quei tre mesi, dalla Procura Minorile?
  4. È se fosse successo qualcosa di grave a mia figlia?  Quale comunicato stampa avrebbe fatto il Presidente del T.M.?
  5. Era veramente necessaria l’istruttoria e il contraddittorio, della durata di tre mesi, per decidere l’allontanamento, dal territorio vibonese, della figlia di Mancuso Emanuele, primo collaboratore di giustizia intraneo, per vincolo di sangue, alla potente cosca di ‘ndrangheta denominata “Mancuso”? 

Tralasciando questi dati di fatto, oramai superati, faccio riferimento ad altri episodi ed elementi presenti nel fascicolo, mai presi in considerazione dal T.M., ai fini della tutela della mia bambina:

  1. Perché il Presidente, leggendo l’ordinanza di custodia cautelare, proc. 3422/2019, depositata in atti, nel mese di dicembre 2019, non ha assunto provvedimenti immediati ed urgenti, per la tutela della minore, quando, a pag. 139, ha accertato che Pantaleone Mancuso alias “L’Ingegnere”, in data 5 luglio 2019, nel corso di un colloquio visivo intercettato in carcere con Del Vecchio Giovanna la invitava a “Trattare con i dovuti modi a Nensy”? Le ricordo che quest’ultima era già in località protetta con mia figlia!
  2. Perché il T.M. non ha assunto decisioni, sulla mia bambina, nonostante le numerose segnalazioni dei comportamenti poco collaborativi della madre?
  3. Perché non ha disposto provvedimenti necessari per tentare di arginare la conflittualità?  
  4. Perché non ha assunto una decisione quando è venuto a conoscenza che la madre, in data 18.11.2020, ha portato la minore in un sito protetto per farla partecipare ad un processo di ‘ndrangheta consentendogli, peraltro, di essere inquadrata più volte pubblicamente, ed esser vista   da boss e gregari? Perché non ha assunto, con urgenza, una decisione seppur nel corso dell’udienza è stato chiesto l’immediato inoltro del verbale al T.M. per le conseguenze del caso?
  5. Perché non ha assunto una decisione quando la madre ha specificato, in un proprio atto di parte, di voler far rientro in Calabria unitamente alla minore?
  6. Perché non ha assunto una decisione quando ha letto, nelle relazioni dei Servizi Sociali, che la madre “non considera necessaria la misura protettiva”?
  7. Perché non ha assunto, in tempi recenti, una decisione quando è stata depositata la copia forense, sul telefono sequestrato a Pantaleone Mancuso alias “L’Ingegnere”, ove emerge che il programma di protezione, per la Chimirri Nensy Vera, doveva essere solo una sorta di messa a disposizione?

Potrei continuare all’infinito!!!

Sicuramente il Presidente non ha mai visto il materiale confluito nel fascicolo!

Non ha mai letto le relazioni dei Servizi Sociali!

Non ha mai letto gli atti penali depositati anche dalla Procura Minorile!

Sicuramente no!!! Altrimenti non avrebbe definito false le mie affermazioni!!!

 

Credo anche che non ha letto con attenzione il mio comunicato per la fretta di scaricare le colpe ad altri!!!  Io ho ben chiarito che il decreto è stato disintegrato dalla Corte di Appello solo sul punto della limitazione della responsabilità genitoriale. Trovo superflua, pertanto, la sua esternazione mirata, scaltramente, a mettere in risalto, secondo il suo punto di vista, “l’ottimo” operato del T.M.    

 

Che mia figlia sia in mano alla ‘ndrangheta è palese in quanto emerge dagli atti!!!

 

Chiederò l’intervento del CSM affinchè valuti tutte le anomalie sopra esposte e per la mancata adesione alla risoluzione dell’anno 2017 relativa ai figli dei collaboratori di giustizia.

Provvederò, altresì, fornedo tutti gli elementi a me noti, ad informare l’Autorità Giudiziaria territorialmente competente per dare luce alla triste vicenda che sta riguardando la mia bambina.

 

Emanuele Mancuso

 

 

 

Ecco la lettera del Presidente del Tribunale dei Minori di Catanzaro, dott. Teresa Chiodo

«In relazione alle notizie palesemente false riportate nella lettera - denuncia del collaboratore di giustizia Mancuso Emanuele e pubblicata sul vostro giornale in data 7 gennaio 2021, ai sensi dell'art. 8 della Legge n. 47/48 si richiede la pubblicazione della seguente rettifica. La figlia di Mancuso Emanuele, lungi dall'essere "in mano alla ‘ndrangheta ed usata come merce di scambio"in realtà, dopo soli tre mesi dal ricorso del P.M minorile, è stata tempestivamente collocata in località protetta, individuata dal NOP - Nucleo Operativo di Protezione della Polizia di Stato, con provvedimento di questo Tribunale del 31 maggio 2019, assunto prima dell'ammissione della bambina allo speciale programma di protezione per i congiunti dei collaboratori di giustizia, avvenuta solo in epoca successiva.

 

Contestualmente la madre è stata autorizzata a seguire la minore in localita protetta, trattandosi ovviamente di una bimba di soli 11 mesi di età, priva della figura paterna essendo il padre, Mancuso Emanuele, detenuto da epoca anteriore alla sua nascita e a tutt'oggi in regime di custodia cautelare.
 

Il Tribunale per i minorenni di Catanzaro, lungi dal restare "inerte", nel corso di una complessa attivita istruttoria ha in realta adottato ben sei provvedimenti a tutela della minore.

Tanto premesso, non è dato comprendere in che modo la minore, che si trova da oltre un anno e mezzo al di fuori della Calabria in località protetta sconosciuta, possa essere "in mano alla `ndrangheta" ne tantomeno è dato comprendere come una bambina di soli due anni possa essere in grado di "mantenere contatti con gli ambienti `ndranghetistici".

 

Ove mai, per assurdo, ciò fosse possibile, la responsabilità sarebbe ascrivibile unicamente all'ente affidatario, ovvero il Nop della polizia di Stato congiuntamente al Servizio Sociale - cui la minore era affidata con il citato decreto di questo Tribunale anteriormente al decreto della Corte di appello del 21.10.2019 e da quella data, al padre, unico esercente la responsabilita genitoriale. Infatti, tocca da ultimo precisare, quanto al "discutibile decreto", che lo stesso è stato sostanzialmente confermato e non già "letteralmente disintegrato" o "ribaltato" della Corte di appello la quale, con it citato decreto, confermato it disposto collocamento della minore unitamente alla madre, ha riformato le statuizioni di questo Tribunale con esclusivo riguardo alla disposta limitazione della responsabilita genitoriale a carico del Mancuso, che è stata espressamente revocata, con conseguente caducazione dell'affidamento della minore al Nop e al Servizio Sociale.

 

Pertanto, a seguito della pronuncia della Corte, Mancuso Emanuele è stato pienamente reintegrato nella responsabilità genitoriale e conseguentemente lo stesso, benché in stato di detenzione, è attualmente autorizzato ad assumere ogni decisione concernente la figlia minore, inclusa l'adozione di iniziative a tutela finalizzate a "strappare... la bambina dalle mani della `ndrangheta"».

 

 

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