Esplosione che uccise tre operai: nuovo no al dissequestro per «delicatezza delle indagini»

CASALBORDINO. Il gip di Vasto respinge ricorso contro sequestro probatorio. Autorizzati invece messa in sicurezza e recupero ambientale.

Esplosione che uccise tre operai: nuovo no al dissequestro per «delicatezza delle indagini»

Il confinamento sociale e l’esponenziale incremento di didattica a distanza, smart working e altre fruizioni del web dall’inizio dell’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia ha acuito un fenomeno che era già latente sul web: la condivisione e diffusione di articoli datati e, in molti casi, addirittura non più attuali. Repubblica online addirittura ha aggiunto un avviso sui propri articoli di anni fa per segnalare che sono stati pubblicati oltre un anno fa. La data, pubblicata in ogni articolo, dovrebbe bastare ma a quanto pare non è così.

L’incremento delle visualizzazioni di un nostro articolo è indice, presumibilmente, che è avvenuta una dinamica simile. Con una differenza: il nostro articolo ha, probabilmente, attirato maggiori letture per l’attualità, per essere adatto anche alle ultime notizie. «Esplosione di Natale che uccise 3 operai, stabilimento ancora sotto sequestro e futuro incerto» abbiamo titolato lo scorso 4 giugno. Il Primo Maggio eravamo offline per il violentissimo attacco informatico subito ma, tornati online, abbiamo voluto comunque rendere omaggio alle vittime del lavoro. Nell’unico modo che conosciamo: raccontando, approfondendo, documentando i fatti. E così abbiamo dedicato un primo articolo all’esplosione che ha ucciso lo scorso 21 dicembre 3 operai a Casalbordino. Un mese dopo siamo tornati sulla vicenda, cercando di riassumere quanto accaduto in questi mesi. In cui la società titolare dello stabilimento, la Esplodenti Sabino, ha presentato – preoccupata per lo stop prolungato e le sorti della stessa azienda – istanze di dissequestro almeno parziale. L’ultima era stata respinta ad Aprile. E a questa, essendo l’ultima notizia in ordine di tempo nel momento in cui abbiamo pubblicato l’articolo, abbiamo dedicato il titolo.

Dopo quasi una settimana l’articolo ha visto un alto incremento delle visualizzazioni, diventando in breve tempo uno dei più letti di questo periodo. In coincidenza, come poi è diventato noto, dell’attesa per il pronunciamento del GIP di Vasto Fabrizio Pasquale sull’ultima istanza presentata dai titolari di quella che in paese è nota come «la polveriera». Che, come si può scoprire con pochi clic sul web, si trova a pochi chilometri dalla stazione ferroviaria di Casalbordino. Ma l’indirizzo è Contrada Termine non contrada stazione, come qualcuna continua a scrivere in questi mesi.

A metà giugno il gip Pasquale si è pronunciato sul ricorso contro il sequestro dello stabilimento, per il quale i titolari avevano chiesto il dissequestro degli uffici e dei locali non coinvolti dall’incidente di Dicembre. La delicatezza delle indagini e degli accertamenti ancora da effettuare sarebbe all’origine della decisione del magistrato. Dopo l’avvio delle indagini condotte dalla Procura di Vasto guidate da Giampiero Di Florio, i primi provvedimenti e la sospensione della licenza disposta della Prefettura di Chieti alla vigilia di Natale, un secondo sequestro è stato disposto a Marzo. In quest’ultimo provvedimento la contestazione era di natura ambientale: stoccaggio, «in assenza di titoli autorizzativi, rifiuti pericolosi e non pericolosi posti sul terreno all'interno di cisternette in più aree dello stabilimento, in assenza di idoneo bacino di contenimento atto ad impedire o contenere eventuali sversamenti in danno del suolo, sottosuolo e acque superficiali e sotterranee e per avere smaltito illecitamente attraverso operazioni di incenerimento rifiuti liquidi pericolosi, imballaggi panetti filtranti e scarti di lavorazione pericolosi costituiti da acque contaminate dalle miscele esplosive prodotte». Contestazioni respinte già nell’immediato dai legali della ditta.

La delicatezza delle indagini e il peso di quanto ancora da accertare riassume quanto al centro della vicenda sull’accertamento delle cause dell’esplosione. Quanto emerso e quanto ancora da accertare, al centro anche degli esposti di Forum H20 e Rifondazione Comunista, lo abbiamo ricostruito proprio nell’articolo del 4 giugno. In questo quadro ancora in via di definizione si inserisce, come sottolineato a marzo dal procuratore di Vasto davanti ai lavoratori stessi, la necessità di tutelare rispetto delle regole e permettere la riapertura in sicurezza così che non avvengano più fatti come quelli del 21 dicembre.

«La Procura e i provvedimenti presi non sono la causa dei loro problemi ma eventualmente l’effetto di quanto accaduto. L’obiettivo delle indagini e della procura vastese è quello di riaprire il sito produttivo nella massima sicurezza per evitare che accadano altre tragedie del genere – disse ai lavoratori il magistrato il 16 marzo - Gli accertamenti devono essere veloci, ma bisogna farli. Bisogna rispettare le regole e intervenire quando ci sono degli errori. Mi impegno a chiudere il prima possibile». Parole a cui plause il Forum H20 per cui «sicurezza di addetti e cittadini sono fattori imprescindibili per il diritto al lavoro». «Senza sicurezza, che riguarda sia gli addetti sia i cittadini e le aziende che vivono e operano nel territorio circostante, non vi può essere lavoro – scrisse il sodalizio - Per garantire un ambiente lavorativo idoneo non si può far altro che verificare il rispetto delle leggi come sta facendo la Procura sul versante dell'accertamento di eventuali profili penali. Lo stesso dovrebbero fare gli enti competenti per assicurare la regolarità di tutte le incombenze amministrative». Per il Forum è necessario «guardare ai quattro soggetti che sono responsabili dei procedimenti amministrativi connessi ai principali adempimenti necessari a qualsiasi azienda di questo tipo per lavorare rispettando i diritti dei lavoratori, dei cittadini che vivono attorno al sito e l'ambiente. Non sono orpelli burocratici ma procedure di garanzia per tutti». Il riferimento è al Comitato Regionale Valutazione Impatto Ambientale e alla Regione Abruzzo, al Comitato Tecnico Regionale e alla Prefettura di Chieti per quanto concerne il rispetto delle Direttive Seveso. 

Il Gip di Vasto Fabrizio Pasquale intorno a metà giugno ha disposto il perdurare del sequestro ma ha autorizzato la messa in sicurezza e il recupero ambientale dello stabilimento. Gli operai possono così tornare sul luogo di lavoro.

 

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