A dicembre l'esplosione in uno «stabilimento a rischio incidente rilevante» che uccise tre operai

PRIMO MAGGIO (non) di festa: dati drammatici anche in questi mesi di pandemia, l’anno scorso diminuiti gli infortuni e aumentati i morti. A Casalbordino il 21 dicembre scorso una terribile esplosione strappò alla vita 3 operai.

A dicembre l'esplosione in uno «stabilimento a rischio incidente rilevante» che uccise tre operai
fonte: pagina facebook Maurizio Acerbo

Uscire la mattina e non sapere se ci sarà un ritorno la sera. Accade in guerra, dove ogni giorno i colpi dell’esercito «nemico» uccidono, è quotidianità nei «sotterranei della Storia» (come li definì anni fa Alex Zanotelli) in cui si concentrano tutti i drammi dell’umanità presente, è l’eterno presente che appare ineluttabile nei territori dove oppressioni criminali e pre-potenti marci la fanno da padrone. L’elenco potrebbe essere sterminato, tutti luoghi che (anche in tempi di pandemia) hanno un unico filo rosso: appaiono lontani dalle nostre tiepide case e c’è qualcosa o qualcuno che  schiaccia la società e mette in pericolo chi la anima. Lembi di mondo che, sostanzialmente, non sanno cos’è la Pace e subiscono una qualche guerra giornaliera.

Esiste un’eccezione a tutto questo, luoghi «in pace» che ogni giorno vivono numeri da «bollettino di guerra»: i luoghi di lavoro in Italia. In questi mesi si sta discutendo di «ripartenza», del mondo post pandemia e di roboanti e pomposi piani epocali. Si discute di tutto e di più ma non sembra esservi traccia, figurarsi fondi e mezzi, davanti a questa drammatica emergenza. Che uccide sempre, anno dopo anno, anche in questi mesi di pandemia e persino nell’anno del lockdown e in cui tutto o quasi si è fermato. Su quel quasi ci sarebbe da riflettere perché, nei mesi del lockdown e di quello che era stato presentato come uno stop dell’economia e del Paese intero, nella sola Lombardia (a marzo scorso primo e più epicentro della crisi sanitaria) all’incirca 3 luoghi di lavoro su quattro non si sono mai fermati.

Nei primi quattro mesi di quest’anno l’INAIL ha registrato 120 morti sul lavoro, esattamente una persona al giorno. Fino a novembre dell’anno scorso l’Istituto aveva registrato, nell’anno del lockdown e dell’economia apparentemente quasi tutta ferma, una diminuzione rispetto al 2019 del 16,7% di denunce di infortuni del lavoro (nonostante l’aggiunta di una tipologia di casi legata ai contagi da Covid19) ma un aumento di oltre il 15% dei morti per gli stessi. L’ultimo mese del 2020 ha confermato e consolidato la situazione, costellata da altri gravissime e mortali tragedie. I giorni precedenti il Natale hanno drammaticamente segnato anche Casalbordino: un’esplosione nello stabilimento della Esplodenti Sabino ha strappato alla vita 3 operai. Una «situazione drammatica» le prime parole del procuratore di Vasto Di Florio dopo i primi sopralluoghi, la giornata più drammatica della pluridecennale vita dello stabilimento che lavora (tra gli altri) anche per l’Esercito italiano e la Nato già costellata in passato da operai usciti di casa la mattina per non più tornare.

Nei giorni successivi fu sospesa la licenza alla ditta, sequestrato lo stabilimento per l’inchiesta della Procura (a cui si è aggiunto un secondo nei mesi scorsi per contestazioni in materia soprattutto ambientale). Ad oggi, primo maggio, la cosiddetta «Festa del lavoro», gli operai e le loro famiglie vedono ancora nebuloso il futuro. Quale destino li attenderà, quale il territorio di Casalbordino è ancora lontano dal definirsi. Incertezza a cui si aggiunge la questione degli ammortizzatori sociali: non concessi in un primo tempo, perché l’inchiesta in corso muove dubbi sulle responsabilità dell’esplosione, e poi solo per un tempo limitatissimo.

Sostenuti dai sindaci, Casalbordino in primis, del territorio (tutti uniti e compatti come forse mai si è visto per altre cause in questi anni) i lavoratori, le loro famiglie e i rappresentanti sindacali aziendali su questa situazione hanno concentrato dichiarazioni, comunicati stampa, sit in, articoli. I cui contenuti si possono riassumere in pochi minuti: riaprite la fabbrica (le varie istanze per il dissequestro presentate dalla società sono state finora respinte), la Procura si sbrighi a chiudere l’inchiesta (l’incidente è del 21 dicembre scorso, ad oggi sono passati 130 giorni, un tempo tutt’altro che biblico) e gli impianti sono sicuri, purtroppo la lavorazione è pericolosa per natura e infortuni (anche mortali!) sono da mettere in conto. Sono la vita e il destino.

Le critiche dei rappresentanti sindacali aziendali e delle istituzioni locali in questi mesi si sono rivolti, vedendo come una sorta di ostacolo alla ripartenza, il proseguire dell’inchiesta della procura di Vasto considerandola troppo lenta da quel che appare dalle loro prese di posizioni. Finora 130 giorni, quattro mesi, per uno dei più gravi fatti del 2020 sui luoghi di lavoro in uno stabilimento oggetto anche di particolari procedure in quanto considerato «a rischio di incidente rilevante». Così come stabilito dalle Direttive europee Seveso e dalle leggi italiane che le hanno recepite. Alcuni, soprattutto sui social e in siti web di area sindacale, si sono spinti però oltre, definendo ostacoli e attaccando duramente gli autori di esposti alla magistratura. Ovvero il Forum H20 e il segretario nazionale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo.

L’8 febbraio scorso Maurizio Acerbo ha diffuso un comunicato sulla presentazione di un esposto alla Procura di Vasto dal titolo «Verificare le autorizzazioni ambientali in possesso della Ditta e il rispetto degli adempimenti in materia di incidenti rilevanti». Nulla più nulla meno. Sulla sua pagina facebook ha pubblicato il testo del comunicato con una foto, «generica», già ampiamente utilizzata da molti giornalisti nelle settimane precedenti. Al considerare speculazioni gli esposti alla magistratura, ripetuti in questi mesi soprattutto da alcuni sindacalisti su bacheche facebook personali e di svariati organi di stampa locali, si sono aggiunti commenti a dir poco durissimi. La massima tensione e protesta di questi quattro mesi. Tra avvocati che hanno confuso Acerbo con Bertinotti e si sono lanciati in «raffinate» analisi legali su come le questioni ambientali (do you know Ilva Taranto?) ed edilizie (da notare che il settore edile è quello che registra annualmente il maggior numero di infortuni e morti) che poi in realtà sarebbero le direttive sugli «stabilimenti a rischio di incidente rilevante», rappresentanti dei lavoratori che sono arrivati a scrivere che se mai dovessero votarlo (come sempre la politica nella terra del fu autoproclamato re delle clientele sempre a pacchetti di voti va a finire …) «mi deve andare in cancrena la mano», le direttive Seveso che sono diventate persone fisiche e un nutrito crescendo di attacchi con i refrain tipo se finiamo sotto i ponti è colpa tua che speculi e non hai mai lavorato in vita tua e parli di quel che non sai.

Poco più di un mese fa, a proposito di chi veramente ha parlato senza essersi documentato e probabilmente senza neanche sapere dove si trovano Casalbordino e lo stabilimento, prima su facebook e poi in un comunicato si è espresso l’ex deputato Marco Rizzo a nome del suo «partito». Dopo aver riportato una totale inesattezza sull’attuale situazione l’ex parlamentare ha concluso il suo intervento esprimendo il timore di «una volontà di chiusura per far posto a speculazioni edilizie con strutture ricettive e costruzioni di nuovi immobili». Volontà non specificata di chi e come e «speculazioni edilizie» che non esistono minimamente. L’unico riferimento possibile reale potrebbe essere, ma è tutto da interpretare, ad una vecchio contenzioso di molti anni fa. Ma di speculazione c’era ben poco e l’unica contestazione legale ha portato (proprio nelle settimane precedenti l’esplosione, informarsi prima di sentenziare dovrebbe essere la norma…) al totale accertamento in sede giudiziaria della correttezza dell’operato dell’ex sindaco, di dirigenti comunali e  dell’allora vicesindaco. Ormai purtroppo non più tra noi, stroncato da una malattia nei mesi scorsi. Nessuna accusa di speculazione edilizia, nessuna definizione di sciacallo, nessuna critica feroce e nessun attacco per Rizzo a cui su facebook è stato tributato anche largo plauso, apprezzamento e condivisione.

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