Solo chi non vuole vedere può contestare lo stato di degrado che, specialmente i governi degli ultimi 20 anni, hanno determinato nella sanità molisana. L'ultimo POS di Toma, segue la strada tracciata da Iorio e Frattura nella destrutturazione della sanità pubblica per cederla progressivamente a quella privata convenzionata.
I cittadini avvertono bene questo sfascio quando hanno difficoltà per un ricovero o per altri servizi ambulatoriali o territoriali e sono costretti ad andare fuori regione. Invece di riconvertire e indirizzare fondi verso il territorio, si sono chiusi ospedali e servizi per cedere spazi e fondi ai privati convenzionati che li usano, non per rispondere ai bisogni della popolazione ma per trarre profitto anche con utenze extraregionali.
Il personale é ridotto all'osso e si rischia il collasso perché molti servizi possono non reggere più, ma nessun politico appoggia la richiesta di tamponare momentaneamente questa situazione facendo venire i medici di Emergency, come hanno fatto in Calabria.
Durante la seconda ondata Covid, nonostante la bassa densità abitativa, abbiamo avuto 520 morti, con un indice di letalità tra i più alti d'Italia. Quando il Direttore Generale, Carmine Ruta, presentò il suo piano sanitario che prevedeva una riduzione delle convenzione dei privati in relazione al reale utilizzo che ne facevano i molisani, per recuperare i fondi per rilanciare la sanità pubblica, fu fatto fuori da Frattura.
Lo stato di sfascio della sanità molisana è sotto gli occhi di tutti ed il Pos di Toma destruttura ancora di più gli ospedali periferici come quello di Isernia ed aumenta gli spazi di cessione alla sanità privata convenzionata.
Se qualcuno vuole confrontarsi pubblicamente su questi temi sono a completa disposizione.
Lucio Pastore
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