Le moderne tecnologie sono praterie sconfinate per le mafie dello stupro a pagamento
Il processo in Romania contro i fratelli Tate documenta le armi digitali utilizzate dai trafficanti, denuncia/riflessione dell’associazione Ebano.
L’escalation bellica tra Russia e Ucraina esplosa un anno e mezzo fa si è rivelata per le reti internazionali delle mafie del traffico di esseri umani, della schiavitù sessuale e della pedocriminalità una prateria sconfinata.
Lo stiamo documentando sin dall’inizio del marzo scorso.
Il 5 agosto dell’anno scorso abbiamo denunciato che esistono siti web in cui bambine e adolescenti ucraine sono vendute come schiave sessuali, siti nel dark web in cui esistono «vetrine virtuali» con foto e «prezzo».
La denuncia da noi riportata era comparsa mercoledì 3 agosto intorno alle 14 su un canale telegram di “informazione alternativa”: «ragazze minorenni ucraine» vendute come schiave sessuali», «ci sono un gran numero di offerte su Darknet per la vendita di bambini e adolescenti dall’Ucraina» riporta il canale. Denuncia a cui venne allegato uno screenshot, coperto come doveroso e necessario, di una di queste «offerte»: una quindicenne a quasi tremila euro per 15 giorni.
https://www.wordnews.it/bambine-e-adolescenti-ucraine-vendute-come-schiave-sessuali-sul-dark-web
Il web è, ormai, una delle strade principali per le mafie dello stupro a pagamento, per la pedocriminalità, per gli stupratori a pagamento. Siti web, pagine social, canali su piattaforme di messaggistica come Telegram - dove si trovano, per esempio, tantissimi canali in cui si incita alla diffusione di materiale sessualmente esplicito anche pedofilo e allo stupro persino di familiari - pullulano di luoghi virtuali di traffico sessuale, di propaganda pro-pedofilia, di incel, stupratori paganti, stupri pornografici e simili.
Lo documenta da anni Sex Industry is violence, esistono in tanti Stati denunce e dibattiti su cosa si “nasconde” dietro l’industria criminale pornografica (lucro su stupri, violenze e abusi di ogni tipo, anche pedofili sono un numero immenso sulle principali piattaforme web), e lo abbiamo denunciato anche noi. Con il corollario di minacce e insulti ricevuti come abbiamo documentato nei mesi scorsi.
Incel, papponi stupratori che si vantano di ogni violenza anche pedofila
https://www.wordnews.it/incel-papponi-stupratori-che-si-vantano-di-ogni-violenza-anche-pedofila
Insulti, minacce e tentativi di intimidazioni da stupratori a pagamento e incel, non ci fermeremo!
Uno snodo fondamentale per le mafie della schiavitù sessuale e pedocriminale che stanno sfruttando la nuova guerra tra Russia e Ucraina si è rivelata, sin dall’inizio, la Romania. Stato da cui partì la prima denuncia di quel che stava accadendo, riportata in Italia da Sex Industry is violence. Dinamiche che furono confermate, anche nell’inchiesta di Amalia De Simone per “Mi Manda Rai3”, dall’associazione Ebano.
In occasione della Giornata mondiale contro la tratta di quest’anno Ebano è tornata a porre l’attenzione su una delle modalità di adescamento più diffuse e lo sfruttamento delle moderne tecnologie digitali partendo proprio da un caso giudiziario rumeno di queste settimane. Al centro Andrew Tate, influencer, ex pugile e già in passato arrestato per reati connessi allo sfruttamento del traffico di persone.
L’idolo mondiale degli incel nuovamente accusato di sfruttare schiavitù sessuale
Andrew Tate è stato incriminato insieme al fratello Tristan e ad altri due collaboratori lo scorso 21 giugno per stupro e tratta di esseri umani: «gli atti di accusa riportano il calvario di 7 donne sedotte per poi essere soggiogate e costrette a produrre contenuti pornografici» ricorda l’associazione da undici anni accanto alle donne vittime di violenze e delle moderne schiavitù.
«La vicenda, nelle modalità di adescamento, ricorda da vicino il metodo del 'Lover Boy" per combattere il quale da tempo ci spendiamo – sottolinea Ebano - e rappresenta l'ennesimo esempio di connubio tra sfruttamento della prostituzione/traffici di esseri umani e nuove tecnologie digitali, quali in primis le varie piattaforme online, connubio sul quale già dal 2019 avevamo lanciato l'allarme e da allora non abbiamo smesso di ricevere nuove segnalazioni».
«Le Autorità rumene hanno ancora una ventina di giorni per decidere del rinvio da giudizio – conclude l’associazione in un comunicato inviato alla stampa - ma, dato il grave quadro indiziario, siamo fiduciosi che lo facciano, ribadendo l'interesse a seguire la vicenda, a dare supporto alle vittime e a intervenire processualmente al loro fianco se possibile».