Un pezzo da novanta è tornato in libertà?

SCARCERATO IL FIGLIO DEL PADRINO GIOVANNI 'O BERSAGLIERE, CAPO DEL CLAN D'AVINO. Le nostre inchieste hanno portato alla cronaca come i parenti di soggetti già condannati, per reati di camorra, si fossero candidati nella scorsa tornata per le elezioni amministrative. I candidati, soggetti incensurati, ma con un grado di parentela anche di primo grado con noti pregiudicati di Somma Vesuviana.

Un pezzo da novanta è tornato in libertà?

Un pezzo da novanta, così si dice negli ambienti criminali, a Somma Vesuviana, da poco, è tornato in libertà. Il figlio del "Bersagliere", all'anagrafe D'Avino Giovanni (nella foto in alto), capo clan dell'omonimo sodalizio criminale, condannato per reati di associazione camorristica, cugino dell'ex boss Fiore D'Avino poi divenuto collaboratore di giustizia, insieme al fratello Luigi.

Il D'Avino soprannominato o Bersagliere da anni è un elemento di spicco della camorra vesuviana e i due figli, Stefano e Ferdinando (nella foto in alto) sono stati entrambi arrestati e condannati nell'inchiesta "Blu SKy", portata avanti dai carabinieri di Somma Vesuviana e dal nucleo investigativo carabinieri di Castello di Cisterna.

Adesso Stefano D'Avino (nella foto in alto), dopo aver scontato la sua condanna, è ritornato a vivere a Somma Vesuviana. Un territorio suddiviso tra molti clan, dove le estorsioni e le piazze di spaccio sono contese tra i clan paesani e quelli dei napoletani. Ma c'è sempre la presenza dei clan di Sant'Anastasia che da decenni si alleano per conquistare il controllo del territorio nella gestione criminale.

Più di prima bisogna mantenere alta l'attenzione. Nel frattempo, proprio ieri notte, a Somma Vesuviana si è tornato a sparare. La notizia è stata riportata in mattinata dalla provinciaonline.

A Somma Vesuviana la criminalità sta per entrare nel business del nuovo piano industriale, la nuova aerea PUC. Sono noti i pregiudicati del posto, operanti già in passato in ambito dei lavori edili. Si stanno organizzando con società occulte, avvalendosi di prestanomi. Nemmeno gli appalti pubblici sono indenni da infiltrazione.

Mentre la politica locale è occupata in uno scontro di potere e nel definire le nuove linee, la camorra sempre più specializzata nella gestione dei lavori edili prepara la cordata criminale per accaparrarsi quanti più lavori.

Le nostre inchieste hanno portato alla cronaca come i parenti di soggetti già condannati, per reati di camorra, si fossero candidati nella scorsa tornata per le elezioni amministrative. I candidati, soggetti incensurati, ma con un grado di parentela anche di primo grado con noti pregiudicati di Somma Vesuviana. Soggetti condannati per associazione mafiosa e in alcuni casi già i loro genitori erano stati condannati in via definitiva per camorra.

Per approfondimenti:

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Somma Vesuviana: continua la nostra inchiesta sui candidati parenti di camorristi già condannati

Avremmo voluto ascoltare la loro voce e chiedergli il perché non hanno mai preso le distanze dalla camorra. Una camorra, come scrive la DIA nella sua ultima relazione, viva e vegeta ed i nomi dei clan appartengono ai D'Avino alias o Bersagliere, che vede la nipote Giordano Antonella candidata nella lista Somma 4.0. Poi c'è il clan D'Atri, riconducibile al pregiudicato D'Atri Eugenio (condannato all'ergastolo per il duplice omicidio Liguori-Tafuro, vittime innocenti della camorra). Proprio la cognata di D'Atri Eugenio, certa Imma Grumino, risulta candidata nella lista Europa Verde.

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Somma Vesuviana: a che punto siamo con il bene confiscato a D’Avino?

L'assegnazione del bene, da parte del Comune di Somma Vesuviana, al Forum dei Giovani risale al 2013. Per la precisione il 14 marzo. Un giorno bello per la legalità, pieno di speranze per la collettività. Ma sono passati sette anni. Il bene, in questi anni, ha subìto diversi abbandoni. È stato anche vandalizzato.

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«Fiore D’Avino non è mai tornato a Somma. Smentisco gli spargitori di false notizie»

INTERVISTA. Dopo aver raccolto le voci che davano per certa la presenza del collaboratore di giustizia Fiore D’Avino, abbiamo contattato il suo legale, l’avvocato Antonio Bucci: «Sono più preoccupato che sul territorio di Somma Vesuviana girino dei millantatori e degli spargitori di false notizie, piuttosto che un cittadino che sta scontando una condanna passata in giudicato, per giunta notevolmente controllato». Nel post scriptum la replica dell’assessore alla Cultura, Rosalinda Perna.

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L'ex boss pentito è tornato a Somma Vesuviana?

LA VICENDA CONTRADDITTORIA. Per rispetto di chi crede non parliamo di «apparizione», ma resta il mistero. Diversi cittadini di Somma Vesuviana hanno comunicato di aver visto l’ex boss Fiore D’Avino, oggi collaboratore di giustizia, sul suo territorio. Addirittura per diversi giorni. «L’ho visto e posso dire che il periodo è di almeno una settimana. Io l’ho visto, ma non voglio che esca il mio nome. L’ho visto circolare per Somma, a piedi e in macchina, accompagnato». Ma alcuni ci hanno comunicato di non saperne nulla. Come ad esempio la presidente del Forum dei Giovani di Somma Vesuviana, con sede all’interno di un appartamento confiscato alla camorra. «Non è una bella cosa, ma non so cosa dire. Io e la mia famiglia ci siamo tenuti sempre lontani, ci siamo sempre fatti i fatti nostri, come si suol dire e vogliamo stare tranquilli. Lui (Fiore D’Avino, nda) è libero di fare quello che vuole. Che vi devo dire».

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