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Elezioni a Somma, parla De Falco: «Conosco il figlio dell’ex boss D’Avino ma non lo frequento»

by Paolo De Chiara
8 Giugno 2022
in L'Opinione
Reading Time: 75 mins read
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Grazie al nostro collaboratore Ciliberto, ci stiamo occupando delle amministrative di Somma Vesuviana. Dopo l’ultimo articolo sulla compagna del figlio dell’ex boss Fiore D’Avino abbiamo contattato Crescenzo De Falco, rappresentante della lista “Primavera Sommese”. Questo metodo lo abbiamo utilizzato anche nei precedenti articoli pubblicati. Mai nessuno ha voluto rilasciare le proprie dichiarazioni. Questa volta, invece, siamo stati più fortunati.

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«Sono stato eletto nel ’97, ho fatto quattro volte il consigliere comunale e l’ultima volta sono stato il primo non eletto perché il mio candidato sindaco si è trattenuto il seggio. Nell’ultima consiliatura sono stato fuori dal consiglio. Faccio politica attiva già dall’87, da quando seguivo l’allora democrazia cristiana.»

 

Lei ha dato vita a questa lista, a questo progetto “Primavera Sommesse”?

«Sì, insieme alla giornalista Bellini che ha iniziato nel 2013 con questa associazione fatta sul territorio. Io vengo da un’esperienza col partito democratico sul territorio di Somma, anche se voto a livello nazionale Partito Democratico.»

 

Provenienza Margerita o Ds?

«Provenienza Margherita. Insieme alla Bellini abbiamo ritenuto opportuno dare vita a una lista, ci siamo confrontati in questi anni con vari interventi, denunce e, diciamo, situazioni di ordine amministrativo. Abbiamo iniziato questo progetto con lei e abbiamo ritenuto opportuno dare vita alla lista di “Primavera Sommese” perché pensiamo che ci sia bisogno di una Primavera araba.»

 

Mi scusi, in che senso?

«Ho fatto la prima esperienza da consigliere comunale facendo una lista civica e il mio programma di base era quello di liberare Somma dai santoni della politica.»

 

In che senso?

«Secondo me Somma è bloccata da alcune famiglie storiche che, negli anni, hanno consolidato questo potere politico rendendo sempre più difficile avere un percorso autonomo per chiunque voglia partecipare alla competizione amministrativa. Io nasco proprio con questo intento di combattere questi santuari della politica. Nel mio percorso ho incontrato Gabriella e altri amici e abbiamo visto che ormai sono più di trent'anni che vige questo sistema di potere politico delle famiglie storiche di Somma e, quindi, abbiamo riproposto questo tema per avere la possibilità di avere questa rivoluzione, diciamo, ideologica per permettere la partecipazione di più persone con idee diverse da quelle indotte o suggerite da questi proprietari.»

 

In questi ultimi giorni si sono registrate forti polemiche sulle parentele di alcuni candidati con esponenti di una parte poco raccomandabile. Parliamo di camorra. Un suo commento su queste parentele? È normale ed etico che i parenti, anche se incensurati, possano candidarsi?

«Il problema è che questo sistema delle famiglie è così esteso che è normale ed è possibile che all’interno o tra i candidati che magari uno, al di là della ricerca che uno può fare delle conoscenze… noi chiediamo consigli ai luoghi.»

 

Che significa?

«Sono stato a Cupa di Nola e ho chiesto un candidato agli amici che in quella zona mi supportano da sempre. Su loro suggerimento e su loro garanzia alla fine ho ricevuto delle indicazioni.»

 

Vorrei da lei un commento secco. È opportuno, per la politica con la P maiuscola, o non è opportuno candidare parenti di camorristi?

«Sono contrario sicuramente a un tipo del genere di candidatura. Però l’ho detto, pure io Crescenzo De Falco potrei essere parente di un mafioso o di un camorrista di Somma perché magari mio zio si è sposato con la sorella di un capo clan. L’identità di una persona io la rispetto sempre. Potrei anche essere io tacciato di parentele camorristiche perché magari nella mia famiglia ci sta qualche fratello o qualche sorella che ha sposato un camorrista. Su questo punto di vista diciamo mi sento di tutelarmi. Poi è l'azione che uno porta in politica e la conduzione della vita che uno fa che diversifica chi intraprende quella scia e quindi si atteggia e ci campa con quegli atteggiamenti, oppure, chi come me lavora in un negozio che mio padre ha aperto nel ’43, aprendo la mattina alle 8 e chiudendo la sera alle 8.»

 

Nella sua lista c’è una signora che si chiama Annunziata Carmela. Da quello che ci risulta è la compagna di Giovanni d’Avino, figlio di Fiore D’Avino, ex boss di camorra, ora collaboratore di giustizia. A lei risulta questa candidatura?

«Visto che la conosco posso solo dire che la signora Annunziata Carmela è figlia di un amico mio, con il qualche abbiamo giocato a calcio nella Viribus. Ho chiesto un contributo, suo padre Luciano è un amico mio e lui si è reso disponibile, dandomi la possibilità di candidare la figlia.»

 

Che è la compagna del D’Avino lo sapeva? Lo conferma?

«Le vicende personali non è che io le seguo. Non posso sapere se il marito, il compagno o il cugino sia il parente di qualcuno. Se ci sono delle situazioni equivoche sicuramente le chiarirò.»

 

Lei conosce questo Giovanni d’Avino, figlio dell’ex boss Fiore D’Avino?

«Nel mio paese da sempre conosco tutti, purtroppo. Buoni e cattivi.»

 

Lo conosce e lo frequenta?

«Frequentare no. Nel senso conoscenze di rito, se ci vediamo magari ci salutiamo. Come saluto sia forze dell’ordine sia persone che magari hanno qualche esperienza. Avendo un negozio in piazza, le voglio far capire, che l’ultima volta che mi sono candidato ho avuto dei video mandati in Procura perché mi avevano accusato che nel mio negozio erano venuti dei faccendieri e, secondo loro, magari erano venuti a portarmi delle tangenti. Ho un negozio pubblico quindi se entra anche lei, io non conoscendo la persona, è un mio cliente. Quindi se poi qualcuno mi dice che è entrato il giornalista posso dire “mi fa piacere” perché magari non la conoscevo. Sarebbe potuto entrare pure Totò Riina oppure io aver salutato Provenzano. Purtroppo siamo dal ‘43 nel commercio e, quindi, abbiamo questa cosa, brutta e buona, che conosciamo tutti. Per noi sono tutti clienti, fin quando vengono e pagano sono tutti clienti. Che poi nella loro la vita privata, magari, possono fare delle cose e sono diciamo di dubbia legalità o di dubbia moralità è una cosa che non mi possa toccare più di tanto.»

 

Quindi chiarirete anche nella vostra se ci sono delle situazioni anomale?

«Sì, sicuramente.»

 

Riprendo la figura dell’ex boss Fiore D’Avino. In passato ci siamo occupati del suo bene confiscato. Ancora oggi non è gestito da nessuno. Lei che si appresta a gestire l’amministrazione locale che intenzioni ha, dal suo punto di vista politico, riguardo al bene confiscato?

«Già l’altra volta, quando ho partecipato all’amministrazione Piccolo, questa questione è stata portata all’attenzione del consiglio comunale. Certamente noi non siamo contrari all’uso, alla possibilità che dà la legge di fare usufruire al Forum dei giovani, mi sembra che all’epoca l’hanno assegnato a questo Forum. Però l’ultima amministrazione mi sembra, non vorrei sbagliare, abbia disatteso il passaggio a questo Forum. Per noi non ci sarebbe niente di eccezionale, sarebbe una conseguenza logica di un processo che va avanti da anni.»

 

Lei vive in un territorio bello ma difficile. Cosa pensa della camorra che purtroppo è un problema sul suo territorio?

«Da sempre lotto contro le illegalità, di qualsiasi genere. Non faccio distinzione tra camorra o tra colletti bianchi o da persone che prendono tangenti. Sono contrario a tutte le forme di illegalità presenti sul territorio. Da quando faccio politica ho sempre, con la mia azione, contrastato queste cose. Sanno che io non tornerei indietro. Qualche volta qualche amico mi dice “ma chi te lo fa fare, qualche giorno ti vengono a picchiare, oppure ti fanno qualcosa”. Avendo un negozio pubblico sono esposto, magari anche a delle ritorsioni. Ma la mia campagna iniziale, da quando ho iniziato a fare politica, è sempre stata per la buona amministrazione. Quindi lotto per qualsiasi forma di illegalità che sia la camorra, siano i colletti bianchi, siano quelle persone con le facce pulite. Per me chi ruba deve andare in galera.»

 

Sul suo territorio non ci sono solo persone che hanno commesso dei reati ma c’è anche una persona che ha denunciato dei reati, un testimone di giustizia. Lei cosa può aggiungere?

«Ho avuto modo, diciamo, di vederlo qualche volta e di avere anche degli scontri molto grossi. Ci siamo denunciati a vicenda.»

 

Come mai?

«Forse ci siamo fraintesi oppure io posso benissimo dire magari l’azione che fa Gennaro è un’azione che, giustamente, diciamo non ha un freno. Io sono uno che non ha freni però a volte si trascende. Ho avuto anche delle denunce da parte di Gennaro ma mi sono difeso sempre perché la mia integrità è indiscutibile e non ho nessun tipo di problema. Certamente però posso dire che a volte eccedendo in certe situazioni, mi rivolgo anche a me stesso, la gente capisce una cosa per un’altra ea delle reazioni contrarie a quelle che sono, diciamo, poi le aspettative. Penso che in questo momento bisogna fare una politica di legalità e non avere, come devo dire, un martello pneumatico addosso. So benissimo che questa persona è contro il modo illegittimo e illegale che questa amministrazione sta portando avanti…»

 

Ma è giusto o non è giusto comportarsi in questo modo?

«È giustissimo, però secondo me un’azione mirata sarebbe opportuna di quella che magari lui tiene perché secondo me sta creando un caso di vittimismo da parte di queste persone. Alla fine sta ottenendo il risultato opposto.»

 

Mi scusi, ma si capisce poco dalla sua risposta.

«Il problema è che la politica è una cosa strana e quando le persone vedono battere sempre sullo stesso chiodo, anche se sono d’accordo che queste cose vanno denunciate, però a volte mi rendo conto che avere delle azioni mirate e non esplicitarle sempre… faccio un esempio…»

 

Prego.

«Ho fatto delle denunce su degli appalti, va bene? A volte lo rivelo, a volte non lo rivelo. In attesa che le autorità magari facciano il loro corso. Perché a volte sembra che io voglia, chissà con quelle denunce, magari sostituirmi a quel tipo di situazione.»

 

Ma secondo lei la camorra sul suo territorio ha investito su queste amministrative che si svolgeranno tra qualche giorno?

«Penso di sì, come tutti gli imprenditori. È normale che chi oggi ha la possibilità di investire, visto che ci stanno dei fonti del PNRR che parlano, se non sbaglio, di più di 30 milioni di fondi da stanziare al Comune di Somma. È normale che se io fossi un imprenditore e avessi come mestiere quello di poter accedere a dei fondi attraverso le attività che io controllo è normale che mi interesserei di chi va ad amministrare. Mi collego a quello che ho detto prima, parecchie di queste persone giocano sul fatto che l’azione di Gennaro porta paura e quindi queste persone alla fine voteranno, purtroppo devo dire, l’altro competitor anche se lui è il principale artefice, secondo me della irregolarità e della illegittimità, anche essendo un ispettore capo di finanza.»

 

Lei si riferisce al Sindaco?

«Sì. Purtroppo devo constatare che in campagna elettorale sto vedendo persone che magari con la paura che questa azione così reprimenda possa bloccare la loro economia.»

 

 

 

LEGGI ANCHE: 

- Somma Vesuviana: continua la nostra inchiesta sui candidati parenti di camorristi già condannati

 

- Domande senza risposte: la mancanza di rispetto di alcuni «politici»

- Il sostegno di Catia Silva: «Caro Gennaro, non sei un miserabile»

- Attacco frontale al testimone di giustizia

 

Ancora non abbiamo avuto il piacere di conoscere le risposte alle nostre domande. Restiamo ottimisti.

 

 

LEGGI ANCORA:

 

- Somma Vesuviana, i pregiudicati del parco Fiordaliso e i figli dei condannati per camorra hanno il loro candidato?

- Elezioni amministrative a Somma Vesuviana: la nostra inchiesta sui candidati parenti di soggetti condannati per reati di camorra 

- Somma Vesuviana: il M5s sostiene il sindaco uscente. Ma è consapevole di aver candidato il nipote di soggetti condannati per camorra?

 

- Somma Vesuviana: gli abusi dei parenti del candidato M5s

 

– Somma Vesuviana: a che punto siamo con il bene confiscato a D’Avino?

 

- L'ex boss pentito è tornato a Somma Vesuviana?

 

- Parla l’avvocato: «Fiore D’Avino non è mai tornato. Smentisco gli spargitori di false notizie»

 

- Elezioni regionali in Campania: l’orgia del potere

 

Per approfondimenti:   

- L’Italia che crolla. Il testimone di giustizia lancia l’allarme

- UN PAESE ORRIBILMENTE SPORCO

- Il trattamento riservato ai testimoni di giustizia

- Arresti Autostrade, il testimone: "Avevo già fatto i nomi nel 2011"

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- Svelata la corruzione in Autostrade. Il 9 gennaio l’udienza a Roma Il testimone di giustizia: “ora ho paura”

 

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Paolo De Chiara

FONDATORE e DIRETTORE WordNews.it - direttore@wordnews.it Giornalista Professionista, iscritto all’OdG Molise. Scrittore e sceneggiatore italiano. È nato a Isernia, nel 1979. In Molise ha lavorato con gran parte degli organi di informazione (carta stampata e televisione), dirigendo riviste periodiche di informazione, cultura e politica. Si dedica con passione, a livello nazionale, alla diffusione della Cultura della Legalità all’interno delle scuole. LIBRI: - Nel 2012 ha pubblicato «Il Coraggio di dire No. Lea Garofalo, la donna che sfidò la ‘ndrangheta» (Falco Ed., Cosenza); - nel 2013 «Il Veleno del Molise. Trent’anni di omertà sui rifiuti tossici» (Falco Ed., Cosenza, vincitore del Premio Nazionale di Giornalismo ‘Ilaria Rambaldi’ 2014); - nel 2014 «Testimoni di Giustizia. Uomini e donne che hanno sfidato le mafie» (Perrone Ed., Roma); - nel 2018 «Il Coraggio di dire No. Lea Garofalo, la donna che sfidò la schifosa 'ndrangheta» (nuova versione aggiornata, Treditre Ed.); - nel 2019 «Io ho denunciato. La drammatica vicenda di un testimone di giustizia italiano» (Romanzi Italiani, finalista del Premio Internazionale “Michelangelo Buonarrori”, 2019). Dal romanzo «Io ho denunciato», nel settembre del 2019, è stato tratto un corto e un medio-metraggio (CinemaSet, vincitore Premio Legalità, Fiumicino 2019). È autore del soggetto e della sceneggiatura del corto e del medio-metraggio «Io ho denunciato. La drammatica vicenda di un testimone di giustizia italiano», 2019 (Premio Starlight international Cinema Award, 77^ Mostra del Cinema di Venezia, settembre 2020). - nel 2022 «UNA FIMMINA CALABRESE» (Bonfirraro Editore). - nel 2023 «UNA VITA CONTRO LA CAMORRA» (Bonfirraro Editore). - Ha collaborato con CANAL+ per la realizzazione del documentario Mafia: la trahison des femmes, Speciàl Investigation (MagnetoPresse). Il documentario è andato in onda in Francia nel gennaio del 2014. Premio "Giorgio Mazzanti", San Salvo, 31 luglio 2025. Premio giornalistico letterario "Piersanti Mattarella", Roma, 30 novembre 2024. Premio Adriatico, «Un mare che unisce», Giornalista molisano dell’anno, Guardiagrele (Chieti), dicembre 2019. Premio Valarioti-Impastato, Rosarno (RC), maggio 2022. Premio Carlo Alberto Dalla Chiesa, San Pietro Apostolo (Catanzaro), agosto 2022. FONDATORE e PRESIDENTE di Dioghenes APS - Associazione Antimafie e Antiusura (dioghenesaps.it) - Ideatore, nel 2022, del Premio nazionale Lea Garofalo (giunto alla IV edizione). - Ideatore, nel 2025, del Premio nazionale Letterario e Giornalistico Pier Paolo Pasolini - www.dioghenesaps.com -- paolodechiara.blog

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