Una montagna di sterco

L'IMPEGNO. Saremo i vostri segugi, voi siete gentaglia. Seguiremo i vostri spostamenti dentro e, soprattutto, fuori dalle patrie galere, indipendentemente dai permessi rilasciati per poter incontrare - per poche ore - i vostri rispettivi congiunti (per sedicenti problemi di salute). Avrete il nostro fiato sul collo. Non riuscirete a riorganizzarvi facilmente.  Questo è il nostro impegno. Noi, al contrario di altri, terremo viva la memoria di Lea Garofalo con le azioni concrete. Voi siete gli assassini di questa fimmina calabrese. Non avrete scampo.  

Una montagna di sterco
Nella foto l'anima nera di Carlo Cosco (mandante omicidio Lea Garofalo)

Saremo i vostri segugi, voi siete gentaglia. Seguiremo i vostri spostamenti dentro e, soprattutto, fuori dalle patrie galere, indipendentemente dai permessi rilasciati per poter incontrare - per poche ore - i vostri rispettivi congiunti (per sedicenti problemi di salute). Avrete il nostro fiato sul collo. Non riuscirete a riorganizzarvi facilmente. 

Questo è il nostro impegno. Noi, al contrario di altri, terremo viva la memoria di Lea Garofalo con le azioni concrete. Voi siete gli assassini di questa fimmina calabrese. Non avrete scampo.  

Paolo De Chiara

 

 

L’Italia è un Paese dalla memoria corta, in tanti che partecipano alle commemorazioni e in pochi che concretamente operano. Grazie alla magistratura e alle forze dell'ordine nel 2021 il locale di Petilia Policastro e Cotronei, attigua al crimine di Cirò e alle cosche di Isola di Capo Rizzuto, è stato evidenziato che già dal 2014, a seguito di alcune scarcerazioni di malacarne di spicco, una sua riorganizzazione sul territorio petilino.

Le indagini hanno evidenziato, a parte il potere criminale del locale, anche la grande disponibilità di armi, per intendersi mitra e kalashnikov, talvolta sotterrati nel loro territorio e precisamente quello presilano.

Sapete fra gli indagati chi c’è? Massimo Cosco, fratello del vigliacco Carlo Cosco e Vito Cosco detenuti entrambi all’ergastolo per l’omicidio di Lea Garofalo.

Carlo, Massimo e Vito Cosco sono originari di Petilia Policastro, precisamente della frazione di Pagliarelle, dove attualmente vive la loro famiglia.

I Cosco vengono “introdotti” da Franco Coco Trovato e Giuseppe De Stefano, durante cene in un ristorante del paese, nel mercato dell’eroina prima e poi della cocaina nelle zone del milanese (Corso Como, piazzale Baiamonti, via Paolo Sarpi, Arco della Pace e cimitero Monumental).

Zone molto redditizie che fa guadagnare molti e molti soldi con la semina della morte. Carlo Cosco si insedia nel fortino storico della ndrangheta in via Montello 6. Oggi anche dal carcere Carlo Cosco domina e ci auguriamo che non abbia sconti di pena e che per tutto il suo ergastolo rimanga in carcere. Lì è il suo posto.

Oggi ci domandiamo: chi partecipa al suo posto alle riunioni di ndrangheta? Come quella che si svolse in Sila nel 2018 con le consorterie di malacarne di Cirò e Cariati? 

Nella frazione di Pagliarelle chi si riunisce non solo il 29 di ogni mese?

Chi detiene la bacinella?

Perché il gruppo Facebook di Petilia Policastro sembra averci bloccato? Forse i nostri post infastidiscono qualcuno? Ma noi siamo felici ugualmente perché vuol dire che in ogni modo i nostri post vengono letti e giacchè procurano bruciore di stomaco, siamo felici ancora di più, visto che le nostre non sono solo parole.

La frazione di Pagliarelle la conosciamo bene e come in altri territori, si è persa la capacità di indignarsi, di denunciare e di far valere il nostro sacrosanto diritto alla verità.

Riprendiamoci la vita e la nostra libertà dai malacarne.

Adriana Colacicco Gerardo Gatti

 

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