Vasto, «sulle questioni ambientali e culturali il declino ha visto toccare il fondo»

Intervista a Nicholas Tomeo, coordinatore del Forum Civico Ecologista di Vasto, sulle questioni ambientali della città e le azioni che sta intraprendendo il movimento nato in queste settimane.

Vasto, «sulle questioni ambientali e culturali il declino ha visto toccare il fondo»
Nicholas Tomeo e Lino Salvatorelli, presidente Arci, durante l'assemblea dell'8 settembre

Il terribile incendio del 30 agosto a Punta Aderci, già colpita negli anni e nelle settimane precedenti (così come altre zone del territorio), è stato solo l’ultimo grave fatto ambientale della storia di Vasto. Una storia travagliata, contrassegnata da forti contrapposizioni e da un’azione di tutela della salute e dell’ambiente che a molti non è mai apparsa esaustiva. Questa, in sostanza, è la sensazione diffusa nel tessuto associativo ed ambientalista locale.

Esemplare in tal senso è, come abbiamo riportato varie volte, che le istituzioni pubbliche non hanno mai accertato e documentato in maniera definitiva l’origine e i rischi dei «cattivi odori» nell’area. Così come la città appare sempre più assediata da discariche abusive di ogni tipo - la situazione di via salce su cui siamo tornati nei giorni scorsi è esemplare in tal senso – e tante sono le critiche sulla gestione della mobilità.

L’8 settembre scorso, esponenti delle associazioni cittadine e tanti singoli cittadini hanno partecipato all’assemblea fondativa del Forum Civico Ecologista, un movimento – sottolinea il manifesto politico – che punta alla tutela, conservazione e valorizzazione ambientale, che si muoverà «in ambito culturale e sociale attraverso la promozione di politiche pubbliche che valorizzino la potenzialità che Vasto possiede al suo interno».

«Le condizioni in cui versa la nostra città e la scarsa attenzione riservata alle politiche ambientali impongono una decisa presa di posizione di tutte quelle persone che vogliono impegnarsi per contribuire ad una netta inversione di rotta con azioni mirate e rispettose del patrimonio naturalistico e paesaggistico di cui la città di Vasto vanta – riporta il manifesto fondativo del Forum -; ecco perché è forte e presente l’esigenza di dare vita ad un comitato civico, distinto e distante dai partiti, formato dalle migliori intelligenze e sensibilità locali che vogliono impegnarsi per il bene comune mettendo al primo posto la tutela ecologica ed ambientale».

A tal proposito, abbiamo intervistato Nicholas Tomeo, coordinatore di questo nuovo movimento, per capire quale sarà la visione politica del Forum ed iniziare una riflessione sulla situazione e l’avvenire di Vasto. È solo un primo step: tante sono le questioni e le criticità presenti su cui torneremo e che continueremo ad approfondire prossimamente.

Quale bilancio si può trarre dell’assemblea fondativa del Forum?

«Hanno partecipato decine di persone interessate alle tematiche ecologiste, tra cui docenti universitari, professionisti e persone che storicamente (nell’associazionismo ambientalista e culturale vastese) hanno sempre contribuito a portare avanti in questa città una voce critica. È stato approvato un manifesto da cui parte l’attività del Forum Civico Ecologista».

Come è nata l’idea del Forum e come si è arrivati all’assemblea dell’8 settembre?

 «I trascorsi da un punto di vista ambientale, ecologico e culturale hanno portato Vasto ad un declino che, soprattutto in questi ultimi, ha visto toccare il fondo. Persone del mondo ecologista e culturale hanno quindi deciso di incontrarsi e unirsi per un impegno comune contro questa deriva. Da qui è partita l’idea di costituire il Forum ed attivarsi per portare all’attenzione politica locale una voce civica ed ecologista ed essere propositivi in tal senso».

 C’è una visione ampiamente critica della politica amministrativa locale ambientale: come agirà e quale visione porterà il Forum nel dibattito pubblico?

«La deriva ambientale, ecologica e culturale che Vasto sta vivendo in questi ultimi anni è un percorso che parte da lontano, che affonda le radici negli scorsi decenni: il Piano Regolatore Generale ha portato a cementificare persino la costa, le amministrazioni di “centro-sinistra” fondamentalmente da un punto di vista ambientale non hanno prodotto alcunché come dimostra ad esempio la gestione della Riserva Naturale di Punta Aderci».

Teatro del terribile incendio del 30 agosto, porta da una parte a riflettere su chi potrebbe aver scatenato un atto così drammatico e scellerato e dall’altra sulla visione di una Riserva, quale quella del Forum?

«A Punta Aderci, a dimostrazione della sua importanza, è stato individuato anche un SIC, vale a d ire un sito di interesse comunitario. Negli ultimi anni Punta Aderci ha subito una completa trasformazione: la spiaggia di Punta Penna (la zona più conosciuta della Riserva) sta vedendo da anni aumentare la pressione antropica causato dalla trasformazione del luogo in un brand turistico, un ruolo ben diverso da quello che devono svolgere le Riserve Naturali, ovvero la tutela e la conservazione ecologica. Non può essere obiettivo di un’area protetta puntare sullo sviluppo del turismo: così facendo infatti è stata quindi svuotata di senso con quest’esclusiva opera di brandizzazione. Dal 2011 non nidifica più sulla spiaggia di Punta Penna il fratino, uccello simbolo della Riserva e specie protetta secondo le direttive europee e la normativa italiana. Eppure non è stata ipotizzata, per esempio, nessuna opera di reintroduzione mentre si puntava al mero sviluppo turistico: mancano persino i monitoraggi ornitologici.  

Venendo all’incendio, ovviamente non si può tracciare una linea di collegamento netta con la gestione amministrativa. Ma non si deve trascurare neanche la considerazione che l’area protetta viene troppo spessa lasciata di fatto a se stessa. Mancando i censimenti e i monitoraggi, non sapremo con esattezza quali perdite ha subìto la fauna, a partire dalle specie protette e tutelate, e se e quali in maniera permanente e irrecuperabile. L’area, secondo il Forum, deve essere vista in maniera globale: tiserva, zona industriale e anche abitativa e archeologica. Vogliamo restituire alla Riserva il ruolo che merita con azioni di conservazione e tutela, ed è per questo necessario intervenire con monitoraggi e censimenti di flora e fauna. L’intera area va quindi riqualificata: un'area protetta non può convivere con una zona industriale, quindi quest'ultima va spostata, il recupero dei capannoni vuoti riconvertendoli in zone culturali e la bonifica integrale dopo la dismissione. Si potrebbe costruire per esempio un museo del mare, sfruttando i capannoni abbandonati».

Hai fatto riferimento alle varie amministrazioni, comprese le ultime tre di centrosinistra. Nella primavera prossima la cittadinanza vastese sarà chiamate alle urne per il rinnovo dell’amministrazione: se e come si porrà il Forum Civico Ecologista?

«Il nostro percorso non ha ancora maturato nessuna scelta di direzione precisa su questo. Non nascondiamo che, attraverso le elezioni amministrative, si decide il futuro della città, ad oggi non smentiamo e non confermiamo una possibile presenza alle prossime elezioni comunali. Alcuni di noi hanno ricevuto delle proposte, personalmente già tutte rifiutate. Sicuramente non ci riconosciamo nei tre grandi poli della politica locale che finora hanno attuato solo azioni totalmente distanti da politiche ambientali, ecologiche e culturali alla base della nostra visione e che riteniamo indispensabili».