Punta Penna, nuovi allarmi per i cattivi odori

PRIMA PARTE/Nelle scorse settimane, subito prima del blocco del Paese dovuto all’emergenza covid19, diversi cittadini hanno segnalato cattivi odori a Punta Penna, Vasto. Da tanti anni, nonostante le richieste della cittadinanza e di diverse associazioni, non è stato ancora attivato un monitoraggio efficace della qualità dell’aria.

Punta Penna, nuovi allarmi per i cattivi odori
Alcune segnalazioni del gestore del depuratore della zona (2010 e 2011)
Punta Penna, nuovi allarmi per i cattivi odori
Punta Penna, nuovi allarmi per i cattivi odori
Punta Penna, nuovi allarmi per i cattivi odori
Punta Penna, nuovi allarmi per i cattivi odori

Punta Aderci, Vasto, una riserva naturale regionale istituita nel 1997 che incanta con pregevoli bellezze naturali e la spiaggia di Punta Penna (dal nome della zona cittadina) finita agli onori delle cronache nazionali ed internazionali anche come importante meta turistica. Già dagli anni Ottanta esistono studi sulle ricchezze naturali e sull’area archeologica della zona.

Cittadini vastesi e turisti non si accalcano solo d’estate ma cercano di immergersi nella natura durante tutto l’anno, fino al blocco nazionale dovuto all’emergenza covid19. Anche se ci sono giorni in cui ci si può imbattere in una spiacevole sorpresa: odori auseabondi ed irritanti. L’ultima volta è capitato nei primi giorni di marzo e copiose sono state le segnalazioni e testimonianze.  

«Molestia olfattiva articolo 674 codice penale chissà se ci troviamo in presenza di questo reato? – si domanda il presidente dell’Arci Lino Salvatorelli, storica voce dell’ambientalismo vastese - Sarebbe un lavoro da autorità sanitaria» che riflette su come «un percorso per risolvere questa questione che va avanti almeno dal 2005 può essere un esposto contro ignoti per molestie olfattive nei confronti dei propri cittadini (articolo 674 codice penale)» presentato dalle istituzioni e dalle autorità sanitarie. «Fatto dalle associazioni sarebbe l’ennesimo di questi anni e non avrebbe lo stesso peso» sottolinea.

Sono passati ormai quindici anni dalle prime segnalazioni di questa grave problematica, nel 2010 e 2011 Coniv (che gestisce il depuratore nella zona) scrisse - come documentiamo nelle immagini di quest'articolo - varie comunicazioni a diversi enti segnalando quanto stavano subendo gli operai (indicando almeno in un caso la provenienza dalla zona industriale), diverse delle recenti segnalazioni riportavano un denso fumo da un camino della zona industriale presente a pochi passi.

Punta Penna nel piano regionale di tutela della qualità dell’aria è stata classificata zona di mantenimento della stessa. La verifica della costanza di questo livello può avvenire solo con un monitoraggio costante ed efficace, atteso da molti anni mentre le segnalazioni di questa ed altre problematiche si sono intervallate regolarmente, ma mai avvenuta. Ogni ipotesi, ogni considerazione rimane sospesa in aria proprio come i cattivi odori e nulla di certo si può affermare o imputare a chiunque. Almeno non ufficialmente e in maniera documentata. Fin quando le istituzioni e gli amministratori politici (la massima autorità sanitaria del luogo è il sindaco) non imboccheranno la giusta decisiva strada i cittadini e le associazioni possono ben poco. E certo non possono (anche perché non è compito loro) imputare colpe e cause.

Atti e date documentano quanto gli anni stanno passando pressoché inutilmente. La Regione Abruzzo aveva approvato il «Piano Regionale Triennale di Tutela e Risanamento Ambientale» con la delibera di consiglio numero 47 in attuazione dell’articolo 225 della Legge Regionale 15/2004. Questo piano triennale contemplava un settore «aria» che prevedeva interventi di «implementazione del sistema di monitoraggio della qualità dell’aria» in esecuzione di quanto previsto dal «Piano Regionale per la Tutela della Qualità dell’Aria» approvato con Delibera di Giunta Regionale n. 861/c del 13/8/2007 e con Delibera del Consiglio Regionale n. 79/4 del 25/9/2007. Questo Piano, come già riportato, considera Punta Penna come una zona dove «i livelli degli inquinanti sono inferiori ai valori limite» ma non ci deve essere il rischio di superamento degli stessi.

Ma per poter rimanere su un certo livello ovviamente bisognerebbe conoscerlo costantemente, la delibera n 708 del 15 novembre 2016 (giusto 9 anni dopo l’approvazione del Piano per la tutela della qualità dell’aria, nel frattempo si erano intervallati altri due presidenti di regione) della Giunta Regionale allora guidata da Luciano D’Alfonso ha deciso l’attivazione di una rete regionale di monitoraggio e il suo affidamento all’Agenzia Regionale per la Tutela dell’Ambiente.

Quella che in tutta Italia si chiama Arpa e in Abruzzo Arta perché la sigla già era stata assegnata ad un’azienda di trasporti. Allarmi e segnalazioni simili a quelle delle scorse settimane c’erano stati per esempio ben 9 anni fa, nell’occasione l’allora sindaco Luciano Lapenna (oggi consigliere comunale della maggioranza che appoggia la giunta di Francesco Menna) il 14 dicembre 2011 ha trasmesso una nota all’allora direttore generale dell’Arta Mario Amicone per evidenziare le preoccupazioni dei cittadini e chiedere un controllo continuo della qualità dell’aria.

All’inizio dello scorso novembre a Punta Penna sono stati segnalati forti odori acri che comportavano bruciore agli occhi, mal di testa e secchezza alla gola, nell’occasione l’assessore regionale all’ambiente Paola Cianci affermò che «segnalazioni analoghe» le aveva ricevute già nell’estate precedente – a dimostrazione di quanto la questione sia persistente e grave – e che nei giorni precedenti si era riunito un tavolo tecnico con l’attuale direttore dell’Arta Francesco Chiavaroli. Durante il tavolo è emerso che l’Arta dispone soltanto di centraline mobili che rilevano lo smog delle automobili, per «altri agenti inquinanti» servirebbero centraline fisse richieste alla Regione che però le avrebbe negate. Eppure è in corso l’iter per la redazione di un nuovo piano regionale per la tutela della qualità dell’aria, avviato nella scorsa legislatura regionale dall’assessore e poi sottosegretario regionale all’ambiente Mario Mazzocca (esponente dello stesso partito, Articolo1, dello stesso assessore Cianci), che potrebbe essere un’occasione d’oro, che senso ha redigere un piano che prevede determinati livelli e qualità che non si monitorano? Per superare gli effetti del "no" regionale secondo l’assessore Cianci occorrerebbe un investimento comunale che potrebbe superare anche i centomila euro.

Considerazioni che quindi non lasciano molte speranze di risoluzione ma molti dubbi e interrogativi, come è possibile che l’Arta a Punta Penna potrebbe monitorare solo gli autoveicoli mentre esistono tecnologie (in alcuni casi imposte con la concessione delle autorizzazioni alle stesse industrie) che permettono addirittura il monitoraggio continuo dei camini con l’invio dei dati online in tempo reale?

Perché questa soluzione non è mai stata posta sul tavolo a Vasto? In questi anni le associazioni ambientaliste hanno posto questo e altri interrogativi. Nelle scorse settimane l’assessore Cianci ha affermato che si starebbe percorrendo «la strada di uno studio specifico» che potrebbe fornire elementi utili e l’auspicio di «tempi brevi per la variante al piano regolatore della zona industriale».