Questi criminali indegni e immondi smetteranno mai di rubare diritti ai più deboli?

Racket, occupazioni abusive, presenze ovunque. Dalla storia di Ernesto Sanità a via Lazio a Montesilvano, da Villa del Fuoco a Pescara giù lungo tutta la costa i fatti dovrebbero portare ad interrogarsi. Ed agire.

Questi criminali indegni e immondi smetteranno mai di rubare diritti ai più deboli?

«Sventurata la terra che ha bisogno di eroi» ammoniva Bertolt Brecht in «Vita di Galileo». «Cominciamo a smetterla con il concetto degli “eroi”» ha scritto il nostro direttore Paolo De Chiara in un editoriale  sulle «celebrazioni» del trentennale delle stragi del 1992.

Il concetto di eroe è comodo, è una «figura mitologica» ad uso e consumo della spregevole incoscienza. Colpevole anche se continua a spacciare di essere assolta. Vedere coloro che si battono per la giustizia e contro il Paese sporco, contro le mafie e i mondi di mezzo, bassi e alti che impestano questo Paese senza memoria e fin troppo immerso nell’indegnità permette di lavarsi le mani, di diventare finti fatalisti per «giustificare» l’ignavia e la vigliaccheria, il conformismo e la complicità. Se bisogna essere eroi per denunciare, documentare, combattere restiamo a casa, facciamo i cazzi nostri perché tanto è tutto inutile.

Ernesto Sanità, da noi ricordato nell’articolo dello scorso 21 giugno «A Roma e Latina sono mafie, in Abruzzo tutto o quasi tace (noi no!! anzi gridiamo forte!)», non era un «eroe». Era una persona buona e generosa, un cittadino, con diritti e coraggio. Quel coraggio che troppi non hanno e non vogliono (colpevolmente) avere, accettando di lasciar violentare i diritti dei più deboli e fragili e trasformarli in concessioni di potenti, pre-potenti, clientele, squallide consorterie e indegni e immondi sodalizi criminali.

Come quelli che Ernesto denunciò dopo che gli era stata occupata la casa popolare assegnatagli, di cui aveva pieno diritto. Ernesto Sanità non si è mai arreso e, prima di morire, vinse la sua battaglia. La condanna per associazione mafiosa contro alcuni esponenti del clan Casamonica dell’anno scorso arrivò grazie alle sue denunce.  

«A Roma e Latina sono mafie, in Abruzzo tutto o quasi tace (noi no!! anzi gridiamo forte!)» scrivevamo oltre un mese fa. E torniamo a scriverlo oggi perché le case popolari, il racket e le occupazioni da parte dei parenti e affini dei Casamonica sono una delle vette più immonde e indegne del mondo di mezzo e in basso della Suburra d’Abruzzo. Che sin dal primo giorno denunciamo e documentiamo e, come ribadito il 21 giugno, continueremo a fare fino all’ultimo dei nostri giorni. Senza fermarci neanche se ci abbattono.

Nelle scorse settimane è stato finalmente sgomberato il palazzo di via Lazio a Montesilvano (ma di proprietà del Comune di Pescara). Uno sgombero che, come ha denunciato e abbiamo riportato in alcuni articoli il vicepresidente del Consiglio Regionale Domenico Pettinari, era più che doveroso ed attendeva da fin troppo tempo. Quel palazzo era diventato l’emblema dell’illegalità e dell’abusivismo, della prepotenza della delinquenza e di ogni loro sporco traffico.

Nei mesi scorsi l’esponente abruzzese del Movimento 5 Stelle aveva documentato l’ennesima occupazione abusiva in via di preparazione. Uno sgombero ritardato fino all’ultimo, un incendio (certamente non casuale e non accidentale) colpì l’edificio e le discariche abusive di cui era costellato. Pettinari sono anni che denuncia, e chiede a Regione, Ater e chiunque ha il compito istituzionale di agire, di spezzare le catene della delinquenza e dell’abusivismo, dell’illegalità e della prepotenza criminale. Basta occupazioni abusive, basta racket delle case popolari.

E basta con pregiudicati e criminali di una stoffa fin troppo conosciuta – in primis si, sempre loro, a cui facciamo riferimento ancora una volta in quest’articolo – che si trovano per anni se non decenni a vivere nelle case popolari calpestando il diritto di chi ne avrebbe veramente bisogno. Occupazioni ripetute di case, sempre dagli stessi soggetti indegni, vigliacchi, violenti e immondi, si son segnalati anche a Lanciano nel recente passato. E son sempre loro, scendendo ancora più giù lungo la costa ad avere il monopolio della presenza nelle case popolari.

Dopo i recenti violenti fatti avvenuti in questo comprensorio e la condanna in primo grado per l’omicidio di Capodanno 2020 al Ferro di Cavallo pescarese, torniamo a fare nostro il grido degli onesti e dei più deboli e fragili della società, di chi come Ernesto Sanità non tace e non piega la testa. Come è possibile questo monopolio? Come è possibile che, da Vasto passando per la Casalbordino teatro del recente pestaggio sempre da soggetti di quel mondo fino a Pescara e Montesilvano, pregiudicati, spacciatori, accusati e condannati di usura ed estorsione, soggetti che ostentano violenza e un tenore di vita a dir poco di alto livello, da decenni vivono nelle case popolari Ater? Quale diritto avrebbero?

Come possono essere titolari di diritti su case che lo Stato ha costruito e gestisce (o almeno dovrebbe, ma viste tante situazioni la parola gestione ci viene a dir poco ostica da utilizzare…) per gli impoveriti e i più bisognosi? Come Domenico Pettinari e pochi altri, tra cui Associazione Antimafie Rita Atria, PeaceLink Abruzzo, Azione Civile Abruzzo, chiedono con forza da anni quando si andranno finalmente a verificare i requisiti, a restituire un diritto a chi veramente ne è titolare e a dare una spallata forte e poderosa alle Suburra d’Abruzzo buttando fuori questi indegni e immondi delinquenti? Esseri a cui non va riconosciuta nessuna dignità, che vanno solo denunciati e combattuti senza dargli tregua che, lo ribadiamo ancora una volta in chiusura di quest’articolo, a Roma, Latina ed Ostia sono considerati mafie …

Ernesto Sanità ce l'ha insegnato vanno denunciati e combattuti per ogni reato.

 

A Roma e Latina sono mafie, in Abruzzo tutto o quasi tace (noi no!! anzi gridiamo forte!)

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Sistemi criminali abruzzesi, gli affini dei Casamonica nella «suburra d’Abruzzo»/1

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Sistemi criminali abruzzesi, gli affini dei Casamonica nella «suburra d’Abruzzo»/2

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Sistemi criminali abruzzesi, gli affini dei Casamonica nella «suburra d’Abruzzo»/3

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Sistemi criminali abruzzesi, gli affini dei Casamonica nella «suburra d’Abruzzo»/4

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