Sistemi criminali abruzzesi, gli affini dei Casamonica nella «suburra d’Abruzzo»/4
Alcuni recenti fatti di cronaca riportano all’attenzione quel che noi denunciamo da anni.
Si conclude con quest’articolo il nuovo viaggio nel tempo nelle cronache recenti della Suburra d’Abruzzo, del «mondo di mezzo» che tutti conoscono e quasi tutti accettano chinando il capo vigliaccamente.
C’è chi parla di paura, di timore per le conseguenze di eventuali ritorsioni. Si tace, quindi, per un qualcosa che forse potrebbe accadere, forse chissà e forse come. Ma la realtà reale, quella concreta quotidiana o quasi racconta che ci sono non dei forse ma dei pericoli, dei rischi, delle violenze, delle prepotenze e delle arroganze reali, sicure, certe e accertate. Forse c’è un rischio potenziale se, sicuramente c’è la realtà che basta poco se non niente per essere colpiti, aggrediti e anche peggio.
Siamo partiti dalla recente condanna in primo grado per l’omicidio di capodanno 2020 a Rancitelli e dai recenti pestaggi brutali e violenti a Fossacesia e Casalbordino.
Dopo l’omicidio di Capodanno a Pescara questo riportammo (e poi abbiamo varie volte ribadito negli anni) nel nostro articolo del 10 gennaio 2020 di cui riproduciamo alcuni stralci.
«Da queste latitudini sono partiti, insieme alla molisana Campobasso, i Casamonica. E qui, tra le varie famiglie e gang, hanno preso piede anche i loro parenti e affini: cognomi come Spinelli, Di Rocco, Di Silvio e De Rosa riconducono, infatti, tutti al clan che ha egemonizzato il “mondo di sotto”, della mafia romana, assieme ai protagonisti delle cronache giudiziarie in Abruzzo e Pescara. Come i Casamonica e i clan di Gomorra, da Pescara al Vastese, queste famiglie sono dei veri e propri clan egemoni: sono convinti di essere onnipotenti, impuniti, prepotenti e autorizzati a far tutto. L’abbiamo visto a Roma, con i loro parenti Casamonica, ma è un comportamento diffuso ovunque siano presenti. Ostentano il loro sfarzo e le loro gesta anche sui social network […] chi denuncia, chi non accetta la loro presenza e le loro “gesta” rompe una sorta di codice di omertà e rassegnazione che considerano un loro “diritto acquisito”. Questa violenta prepotenza, così come le attività di spaccio, usura ed altri crimini non vede solo Pescara come teatro. Sono gli stessi comportamenti dei Casamonica a Roma, ma anche degli appartenenti alle famiglie Spinelli, Di Rocco, Di Silvio, De Rosa ed altri affiliati in altre città. Accade nel teramano e nell’aquilano e, forse ancor di più, in comuni come Vasto, San Salvo, Casalbordino ed altri nella provincia di Chieti, dove egemonizzano le cronache giudiziarie e sono protagonisti, spesso nel silenzio e nell’accettazione, di scorribande e prepotenze. Entrano in un locale, consumano alcolici a fiumi e alzano sempre più il livello del chiasso e dei bagordi, impadronendosi letteralmente di locali, dove nessun avventore rimarrebbe. Questi soggetti poi proseguono la serata, o ancor meglio la nottata, rompendo la quiete con musica a tutto volume sparata dalle autoradio compiendo ogni sorta di vandalismo e bagordi di ogni tipo. Le cronache locali, dal canto loro, non si interessano di questi soprusi e mantengono un silenzio che sa di accettazione e omertà e ormai è diventato quasi usuale affermare che chi apre un locale pubblico deve augurarsi che tali soggetti non arrivino, altrimenti la chiusura è certa. In questa Gomorra di provincia incontrano fornitori e clienti del narcotraffico, pianificano altri reati, intimidiscono e picchiano persone che possono essere colpevoli anche solo di esser loro antipatici o non aver avuto il comportamento che loro gradiscono».
Dopo i violenti fatti della notte tra il 10 e l’11 giugno a Casalbordino c’è chi ha ricordato l’ultimo grande precedente di qualche anno fa. Lo riportammo, sottolineando cosa accadde dopo la fine dell’allontanamento di certi soggetti dalla piazza principale, in questo nostro articolo del 12 gennaio scorso.
Pescara, l’anno inizia con violenza familiare e un agguato
Botte alla madre per soldi, ancora una volta violenze segnata dalla schifosa droga. E il giorno dell’Epifania colpi di pistola contro un’auto, un avvertimento nato in un preciso contesto criminale secondo gli inquirenti. Quel contesto fin troppo conosciuto e che abbiamo ripetutamente denunciato, denunciamo e denunceremo sempre.
Questa violenta prepotenza, così come le attività di spaccio, usura ed altri crimini non vede solo Pescara come teatro. Sono gli stessi comportamenti dei Casamonica a Roma, ma anche degli appartenenti alle famiglie Spinelli, Di Rocco, Di Silvio, De Rosa ed altri affiliati in altre città. Accade nel teramano e nell’aquilano e, forse ancor di più, in comuni come Vasto, San Salvo, Casalbordino ed altri nella provincia di Chieti, dove egemonizzano le cronache giudiziarie e sono protagonisti, spesso nel silenzio e nell’accettazione, di scorribande e prepotenze. Entrano in un locale, consumano alcolici a fiumi e alzano sempre più il livello del chiasso e dei bagordi, impadronendosi letteralmente di locali, dove nessun avventore rimarrebbe. Questi soggetti poi proseguono la serata, o ancor meglio la nottata, rompendo la quiete con musica a tutto volume sparata dalle autoradio compiendo ogni sorta di vandalismo e bagordi di ogni tipo. Le cronache locali, dal canto loro, non si interessano di questi soprusi e mantengono un silenzio che sa di accettazione e omertà e ormai è diventato quasi usuale affermare che chi apre un locale pubblico deve augurarsi che tali soggetti non arrivino, altrimenti la chiusura è certa.
In questa Gomorra di provincia incontrano fornitori e clienti del narcotraffico, pianificano altri reati, intimidiscono e picchiano persone che possono essere colpevoli anche solo di esser loro antipatici o non aver avuto il comportamento che loro gradiscono. Una violenza criminale endemica, un impasto tra prepotenza e gangherismo puro che si impone da decenni, violando ogni legge e ogni banale e civile norma di convivenza. L’abbiamo visto anche nelle settimane di emergenza sanitaria dove, da Rancitelli a Casalbordino, ci sono stati anche arresti per spaccio che. come raccontano le cronache, non si è mai fermato durante il lockdown che, come hanno anche rivendicato su facebook, per loro non è mai esistito.
E in queste settimane ci sono già stati episodi, anche oltre questo di Lanciano già raccontato, che fanno pensare ad un possibile aumento delle violenze e di un sistema che sta alzando decisamente il tiro: ci è stato segnalato che nel mese di maggio varie risse sono scoppiate in un locale a Casalbordino mentre per diversi giorni abbiamo visto vari esponenti della famiglia fare quasi da «vedette» della strada davanti l’abitazione di un congiunto in atteggiamento intimidatorio.
Nel comune del vastese un rapido aumento di risse e aggressioni si ebbe dopo la fine del provvedimento col quale, a seguito della denuncia di un barista, fu inibito dal tribunale a tutta la famiglia per anni la presenza nella piazza principale. Passati ormai molti anni, tutto è tornato come prima, se non peggio: il 4 novembre 2017, durante una fiera, fu aggredito un residente («colpevole» di aver difeso un’altra persona che quindici giorni prima era stata presa di mira) in piazza. La rissa durò per diverse ore e inveirono con violenza anche contro le forze dell’ordine e le locali istituzioni gridando «non me ne frega nulla chi sei», «per noi non conti un cazzo» e frasi simili.
https://www.wordnews.it/pescara-lanno-inizia-con-violenza-familiare-e-un-agguato
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