«Sui contenuti di questa legge restiamo molto scettici»
L'INTERVISTA al consigliere regionale Regione Valle D'Aosta Stefano Aggravi, in quota Rassemblement Valdȏtain.
La riforma sull'autonomia differenziata è stata approvata pure alla Camera nella notte del 19 giugno, dopo un lungo iter fatto pure di scontri pressoché politici. È favorevole o contrario? Perchè?
Non possiamo che essere favorevoli ad ogni iniziativa volta a rafforzare l'autonomia regionale e in senso lato a rilanciare la sfida federalista in Italia. Ma sui contenuti di questa legge restiamo molto scettici. Prima di tutto sul perché sia necessario complicare quello che è così semplicemente già previsto dalla Costituzione, cito a tal proposito i contenuti degli artt. 116 e 117 nonché quanto già alcune Regioni italiane avevano iniziato a fare negli scorsi anni con la promozione e/o presentazione di intese alla controparte governativa centrale. Un ulteriore aspetto di dubbio per chi come noi è cittadino di una Regione Autonoma riguarda il tema dei LEP riferiti a materie già assegnate nell'ambito delle competenze regionali dai rispettivi Statuti speciali.
Che valutazione generale dà al Ddl Calderoli?
In sintesi? Forse mi ripeto, ma rischia di complicare quanto si poteva ulteriormente disciplinare sulla base della strada già segnata in Costituzione. Un ulteriore problema che non risolve, bensì complica riguarda per l'appunto i futuri rapporti finanziari tra lo Stato e le singole Regioni, si veda a tal riguardo il complesso meccanismo di definizione dei LEP e le relative compensazioni a quelle Regioni che scelgono di restare ferme sulle loro attuali competenze. Il rischio è vedere un flusso di risorse importanti verso realtà che nel tempo hanno rimandato scelte (anche coraggiose) da fare sui propri bilanci ovvero nella gestione di primari servizi. Resta poi aperto il grande tema della leale collaborazione tra lo Stato e la Regione che si attiva per richiedere l'intesa: perché questo rapporto potrebbe essere complicato da singole iniziative parlamentari che nulla hanno a che vedere con i territori direttamente interessati?
C'è chi dice che per primi, questa legge, l'ha voluta il centro sinistra con il Titolo V della Costituzione nel 2001. È giusta questa analisi?
Il centro sinistra (e alcuni promotori del referendum) dovrebbero spiegarci perché abrogare una legge che tutto sommato non è poi così distante da quello che promosse nel febbraio 2018 la Regione Emilia Romagna proprio a firma Bonaccini (di concerto con la Lombardia e il Veneto). L'allora sottosegretario agli Affari regionali era l'on. Bressa. La riforma del Titolo V fu promossa dal centro sinistra per rispondere all'azione pressante della Lega Nord senza una reale volontà di riformare nel complesso l'architettura statale in senso federale. L'impianto del fu "federalismo fiscale" che prendeva tra l'altro corpo anche dal nuovo Titolo V credo che oggi resti l'unica esperienza che potremmo definire positiva.
Il Titolo V riformato nel 2001 afferma il principio di sussidiarietà verticale, non solo tra Stato e Regioni, ma tra Regioni, Città Metropolitane, Province e Comuni. Tale sussidiarietà, in linea di principio, oltre a venire incontro alle specificità dei territori, dovrebbe avvicinare i servizi ai cittadini, dando loro un maggior controllo su come vengono spesi i soldi delle tasse da essi pagate. Ritiene che tale principio sia valido, ben espresso dall’attuale Titolo V e, infine, ben rispettato dal ddl di attuazione? Se no, perché?
Beato il contribuente che potrà un giorno conoscere l'effettiva destinazione in spesa pubblica delle proprie tasse. Credo che in tema di sussidiarietà si debba considerare maggiormente la tipologia dei territori interessati più che quella dell'istituzione. Mi spiego: un comune di pianura è diverso da un comune di montagna; una provincia è composta da più comuni che territorialmente hanno problematiche differenti. Il principio di sussidiarietà deve tenere conto, almeno a mio modo di vedere, delle differenze territoriali che con sé portano e generano differenze in tema di costo della vita, costo di fare impresa, etc.. Se non si razionalizza il sistema fiscale per ente di riferimento, Comune, Regione, Stato, ad esempio come avviene in Svizzera, e quindi di conseguenza la relativa destinazione nell'ambito dei rispettivi bilanci di competenza, il controllo del cittadino sulla spesa pubblica sarà sempre e comunque impossibile.
Titolo V nel 2001 voluto dal centro sinistra e criticato dal centro destra e Ddl Calderoli oggi voluto dal centrodestra e criticato dal centro sinistra. Non si corre il rischio che il tutto si concluda solo come una mera opposizione politica mettendo da parte i veri bisogni dei cittadini?
Nemici dell'autonomia ve ne sono nel centro sinistra così come nel centro destra. Questo è il vero problema e non è una questione di riforme. Tra chi ha voluto la riforma del Titolo V, così come tra chi ha sostenuto il DDL Calderoli vi sono sostenitori del centralismo tout court, alla faccia dei cittadini e del territori.
Diversi sindaci hanno fatto appelli o pressioni alle Regioni (vedi caso Calabria) per impugnare la legge sull'autonomia differenziata dinanzi alla Corte Costituzionale. Che cosa ne pensa?
Sarebbe interessante capirne il perché. Con il meccanismo dei LEP (art. 3) io vedo in prospettiva l'arrivo di tante risorse al Sud, soprattutto se questo sceglierà di restare fuori dal percorso delle intese.
Andiamo ai Lep perché è qui che la maggior parte del panorama politico si spacca: c'è chi afferma che sarà più dannoso per le regioni del sud e c'è chi dice che sarà un aiuto concreto e che finalmente farà mettere tutte le Regioni d'Italia sullo stesso livello. Quale dei due casi è giusto secondo lei e perchè?
La principale debolezza del DDL Calderoli sta proprio nella sua attuazione e non so se questo sia stato fatto apposta. In senso lato più che "spaccare" possiamo dire che finirà per "costare" all'Italia intera. Determinare LEP comuni senza considerare le differenze territoriali (ad esempio in termini di maggiori costi da sostenere a favore di aree periferiche o lontane da grandi arterie di comunicazione e logistiche) determinerà non pochi effetti negativi nel complesso della finanza pubblica. Meglio ripartire da una logica diversa, ad ogni Regione il suo Statuto, le sue competenze, le sue risorse e la sua spesa, allo Stato il coordinamento di tutto questo e l'intervento in quello che non è di competenza regionale. Tutto il resto è superficialità o propaganda.
C'è chi afferma, però, che con l'autonomia differenziata di risorse ce ne saranno sempre di meno...
I costi delle "compensazioni" saranno notevoli e le inefficienze conseguenti ancor di più.
Ma secondo lei bastano questi Lep a garantire diritti di cittadinanza uguali per tutti?
L'uguaglianza portata all'estremo assomiglia tanto ad esperienze passate che oggi troviamo in Paesi tutt'altro che democratici. In una società che rifugge i doveri e dove tutto diventa diritto cosa sono i LEP? Il rischio è aver scelto un righello per misurare l'altezza di una montagna.
Andando al tema sanità, tema così tanto delicato nel nostro paese, che impatto avrà questa legge proprio sulla sanità?
In Valle d'Aosta la sanità pubblica oggi esiste in forma completa (con tutte le difficoltà presenti) grazie a deroghe ai provvedimenti nazionali di volta in volta emanati, con la spesa pressoché in capo al budget regionale (che ne fa la voce principale). Una situazione particolare nel panorama nazionale. Per spiegarmi meglio, senza queste deroghe la Valle d'Aosta non potrebbe avere un ospedale (al netto di quanto poi nel tempo stia avvenendo sul tema) così come avrebbe notevoli limitazioni di spesa sui servizi erogati sul territorio. Se i LEP terranno conto delle necessità dei cittadini che hanno scelto (o devono per forza) vivere in aree periferiche o laterali rispetto a grandi città, bene, altrimenti interi territori del Paese finiranno nel deserto più completo.
Trova aspetti critici in questo Ddl? Se è si, quali e perché?
Direi che nel corso della nostra chiacchierata ho dato più di uno spunto. Un tema che resta ancora nebuloso riguarda il rapporto che vi sarà con la Regioni a Statuto Speciale (art. 10) e non soltanto in tema di LEP o competenze, bensì anche nel fatto che ad oggi l'attuazione dei nostri Statuti è molto più rigida e complessa rispetto all'eventuale applicazione delle competenze eventualmente trasferite alle Regioni che scelgono di promuovere le intese. Questo aspetto rischia di creare ulteriori inefficienze con evidenti ricadute sui territori interessati.
A conti fatti qual è il vero scopo di questa manovra?
Credo per poter dire di aver portato "a casa" l'autonomia (prima delle Europee e di qualche elezione regionale), con il rischio però di rendere questo processo nel concreto complesso di di scarso risultato nel medio termine. Sono sinceramente curioso di vedere cosa accadrà nella sua fase applicativa a partire dalle intese e dai LEP.
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