Giuseppe Antoci: «L'arresto di Messina Denaro ha ridato dignità ad un Paese»

Intervista al Presidente Onorario della Fondazione Caponnetto, dottore Giuseppe Antoci

“L'arresto di Matteo Messina Denaro ha dato dignità ad un paese che non poteva permettere che una persona stesse latitante per 30 anni. Le motivazioni per le quali è stato latitante per 30 anni sono in approfondimento da parte di quella magistratura che ha segnato, finalmente, un'importante risultato guidata dal procuratore De Lucia, un grande magistrato del nostro paese, che è stato protagonista nei 30 anni della sua esperienza, ma anche negli ultimi anni dal 2020, prima dell'operazione Nebrodi che ha sancito una delle operazioni antimafia più importanti nella storia della lotta alla mafia con relativo maxiprocesso che ha condannato a 640 anni di carcere 9 persone su 10 di quelle rinviate a giudizio e mandate a processo.

Un risultato di altissima efficienza della nostra magistratura, cioè dalla nostra Sicilia è partito un segnale al paese di grandissima efficienza della magistratura.

E poi questo arresto di Matteo Messina Denaro che, insieme ai carabinieri del Ros guidati dal generale Angelosanto, hanno segnato il passo ridando dignità a questo paese. Adesso è chiaro: devono essere approfondite le motivazioni di chi lo copriva e su questo si sta lavorando e lo vediamo tramite le operazioni di servizio susseguenti, come il coinvolgimento della sorella e di coloro che lo aiutavano nei movimenti, come la maestra che ha dato un segnale veramente violento sulla credibilità delle istituzioni scolastiche ma che non vengono ovviamente intaccate da questa esperienza, ma fa comunque riflettere.”

Con la rubrica “Informazione Antimafia” abbiamo intervistato il Presidente Onorario della Fondazione Caponnetto ed ex Presidente del parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci. Con Antoci abbiamo parlato delle ultime novità in termini della lotta alle mafie e sul suo passato alla presidenza del parco dei Nebrodi con relativo attentato, tentata delegittimazione e susseguente “maxiprocesso dei Nebrodi”.

 

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