«L'arresto di Messina Denaro è una sceneggiata»

L’INTERVISTA. Parla Luciano Traina, ex poliziotto (nella sua carriera ha arrestato diversi mafiosi, tra cui Giovanni Brusca, detto il porco, “u verru”) e fratello di Claudio, morto ammazzato dagli uomini di Cosa nostra e dello Stato deviato nella strage di via d’Amelio a Palermo, il 19 luglio del 1992, dove perse la vita il giudice Paolo Borsellino, insieme agli altri uomini della sua scorta (Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Eddie Walter Cosina e Agostino Catalano): «Ci sono accordi politici. Lo abbiamo ascoltato tutti Baiardo». Qualcuno ha anche detto che la mafia è stata sconfitta: «Sono tutte cazzate».

«L'arresto di Messina Denaro è una sceneggiata»
Luciano Traina, Premio Speciale Nazionale Lea Garofalo 2022

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«Non sono contento. Posso essere contento quando abbiamo giustizia come familiari. Che prendono dopo trent'anni un grosso latitante mi sembra una fotocopia. Una soap opera, come la cattura di Riina (1993, nda). Non sortisce nessun effetto da parte mia e dei familiari tutti».

Nel clima ufficiale e festante di questi giorni, dopo la cattura del vecchio e malato latitante (già “posato” da Cosa nostra? Una merce di scambio tra Stato e mafia?), abbiamo raccolto il punto di vista di un ex poliziotto, autore di arresti eccellenti, tra cui quello dell’animale mafioso (con tutto il rispetto per gli animali) Giovanni Brusca.

Luciano Traina è anche il fratello di Claudio, uno degli agenti di scorta di Paolo Borsellino, massacrato (insieme a Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Eddie Walter Cosina e Agostino Catalano) in via d’Amelio (19 luglio 1992). Un omicidio di Stato e di mafia. Ma dopo questo arresto, che si attendeva da 30 anni, riusciranno a ritrovare l’Agenda Rossa rubata dalla borsa del magistrato siciliano?

 

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«Con la cattura si riesce a individuare il “perché” e il “per come”, cosa che non faranno mai. Perché dentro sappiamo che ci sono i servizi e tutto quanto. Come prima».

 

Denaro si è consegnato, è stato consegnato? È un arresto “pulito”, come stanno sostenendo in molti? È ancora in piedi la trattativa tra Stato e mafia?

«Secondo me con la malattia, perché è stata accertato il tumore, non ha bisogno di terze persone, di chi l'accompagna per andare in ospedale, anche se era sotto falso nome. Non so quanto poteva durare questa cosa. Baiardo ha anticipato l’arresto, praticamente».

 

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Baiardo dice anche un’altra cosa..

«Cosa?»

 

Parla dell’ergastolo ostativo, fa riferimento al nuovo Governo (“un fiore all’occhiello, un bel regalino”), parla di una trattativa tra lui e lo Stato e di un arresto clamoroso per qualche scarcerazione eccellente (“magari è programmato da tempo”). Non sono mancati riferimenti nemmeno ai fratelli Graviano (“il generale dei carabinieri Delfino aveva detto a Martelli: “le faccio un regalo, consegnerò Riina”).

«Sono d'accordo in parte. Da questa gente puoi prendere spunto fino a un certo punto. Non puoi prendere tutto per oro colato. Bisognerebbe capire quali sono i loro accordi, appunto con i ROS e quant'altro.»

 

Ma perché Messina Denaro era senza manette?

«Sembrava che lo stavano accompagnando dal taxi, come dice Salvatore Borsellino. Il dottore De Lucia (procuratore di Palermo, nda) avrebbe detto che noi siamo uno Stato democratico, quindi dobbiamo fare vedere che siamo superiori a loro. Ma per un personaggio del genere, che ha commesso stragi e quant'altro, la democrazia si mette da parte. Non è che lo dovevo frustare ma facevo il mio dovere di mettere le manette. Un timbro dello Stato. Far vedere all'opinione pubblica la forza di un pezzo dello Stato, in questo caso i carabinieri che lo hanno ammanettato dopo trent'anni. Anche se è una sceneggiata».

 

 

È importante far vedere questa forza?

«Probabilmente non è nemmeno una forza, forse nemmeno c'è questa forza dopo trent'anni che questo ha fatto i cavoli suoi. Ma, comunque, non vedo il motivo perché non deve essere ammanettato. Hanno ammanettato subito l'autista, s'è visto in televisione, e a lui l'hanno fatto uscire come la prima donna. Quasi quasi mandavano la hostess invece del carabiniere donna.»

 

È una mancanza di rispetto?

«Sì, è una mancanza di rispetto nei confronti dei parenti delle vittime»

 

Ma quando parla di “sceneggiata” a chi si riferisce?

«In questo caso non mi riferisco al carabiniere. Abbiamo visto come si sono comportati i ROS con l’arresto di Brusca.»

 

La trattativa c’è stata o non c’è stata?

«Sono accordi presi prima».

 

È una “sceneggiata” dello Stato?

«Sì. Sembrava una sfilata di moda. Perché non l’hanno fatto uscire con quelli che avevano il passamontagna. Dovevano dare onore a questo tizio?»

 

Ma come si possono sconfiggere le mafie se continuano queste “sceneggiate”?

«Questo è il discorso. Se prendi, ogni trent'anni, un grosso latitante e poi, alla fine, non andiamo al succo. Ora dovrebbero fare terra bruciata su tutti quelli che lo circondavano, che si conoscono ovviamente. Solo così si può vedere se effettivamente lo Stato c'è o non c'è. Questa è la verità…»

 

Qual è la verità?

«Se tutto va a finire come per Totò Riina e tutto è rimasto tacito mi vuoi dire a chi servono queste sceneggiate? A nessuno. Ci sono accordi politici. Lo abbiamo ascoltato tutti Baiardo. È per fare un piacere alla destra? Questa cosa è tutta da capire. Ovviamente non ho la sfera magica ma lo possiamo capire nei prossimi giorni.»

 

È una moneta di scambio l’arresto di Matteo Messina Denaro?

«Appunto. Lei pensa che Matteo Messina Denaro si pente e parla? Se si pente e parla fa la fine di Brusca, dirà quello che vuole o gli fanno dire quello che vogliono. Ma non vanno mai a intaccare Roma o qualcun altro».

 

Lo Stato è incapace di giudicare, processare e condannare sé stesso?

«Bisogna vedere quanti hanno le mani in pasta, non credo che si danno le mazzate loro stessi».

 

L’ex generale Mori, già ai vertici del Ros, ha detto: “la mafia è sconfitta”.

«Sono tutte cazzate. Penso che il reggente già c’era da prima. Mi riferisco a chi ha già sostituito Matteo Messina Denaro. Quelle di Mori sono cazzate».

 

 

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