Quirinale, i conti dei servi

LA PARTITA FONDAMENTALE. I "patrioti" sono ben altra cosa. I Patrioti hanno appeso a testa in giù quel delinquente pazzoide che continuate, senza vergogna, a chiamare "duce". I Patrioti, in questo Paese, sono morti per la libertà, per la giustizia e per cacciare gli invasori (fascisti e nazisti). Il Patriota in questo Paese è stato Sandro Pertini. Insieme a tanti altri. Il "mostro di Arcore" non è affatto un "patriota", è solo un grande delinquente.  

Quirinale, i conti dei servi

«Questa è la peggiore delle Italie che io ho mai visto… La volgarità, la bassezza di questa Italia qui non l’avevo vista né sentita mai.

Il berlusconismo è veramente la feccia che risale il pozzo… Io non avevo mai preso parte alla campagna di demonizzazione: tutt’al più lo avevo definito un pagliaccio, un burattino. Però tutte queste storie su Berlusconi uomo della mafia mi lasciavano molto incerto. Adesso invece qualsiasi cosa è possibile…

Io voglio che vinca, faccio voti e faccio fioretti alla Madonna perché lui vinca, in modo che gli italiani vedano chi è questo signore. Berlusconi è una malattia che si cura soltanto con il vaccino, con una bella iniezione di Berlusconi a Palazzo Chigi, Berlusconi anche al Quirinale, Berlusconi dove vuole, Berlusconi al Vaticano. Soltanto dopo saremo immuni. L’immunità che si ottiene col vaccino”.»

Indro Montanelli

«L’Italia è un paese gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com'è. In cui tutto scorre per non passare davvero. Se l’Italia avesse cura della sua memoria, si accorgerebbeche i regimi non nascono dal nulla, sono il portato di veleni antichi, imparerebbe che questo Paese è speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al culo, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale.»

Pier Paolo Pasolini

Ma che Paese siamo diventati? Se non fossimo il Paese che siamo non ci sfiorerebbe nemmeno per un attimo l'idea di vedere Berlusconi piazzato proprio lì, al posto di Mattarella. Il posto occupato dal partigiano Sandro Pertini. Sulla prestigiosa poltrona della più alta carica dello Stato. La presidenza della Repubblica Italiana. Dove opera il Capo del CSM, colui che rappresenta l'Unità nazionale, il capo delle Forze armate. L'uomo di Stato che presiede il Consiglio supremo di Difesa, che può concedere grazie e commutare le pene (gli amici galeotti non aspettano altro).

Il Quirinale, in un Paese serio, dovrebbe essere severamente vietato all'uomo del "bunga bunga" e della "nipote di Mubarak". All'uomo che, fino a ieri, ha preso per il culo i giudici di questo Paese orribilmente sporco. All'uomo che ha pagato per avere sentenze di favore. All'uomo che ha pagato tutto e tutti per ottenere ogni cosa

Se non fossimo il Paese che siamo Berlusconi non avrebbe mai messo piede in politica. Se non fossimo il Paese che siamo personaggi come lui non avrebbero rappresentato il Paese. Se non fossimo il Paese che siamo, Lui - l'Unto del Signore, che si è fatto da solo (qualche boss potrebbe risentirsi) - passerebbe la sua esistenza in qualche istituto di pena. Se non fossimo il Paese che siamo, in questi giorni, il dibattito ruoterebbe intorno ad una donna per la più alta carica dello Stato. 

Ma questo è niente in confronto alle accuse più gravi e infamanti. Mettendo da parte le inchieste ed i processi in corso legati alla criminalità organizzata resta un fatto che qualcuno continua, volutamente, a dimenticare. Silvio Berlusconi ha avuto, come diversi suoi predecessori, rapporti diretti con Cosa nostra. Ma non solo. Ha pagato Cosa nostra. Ha incontrato, come hanno confermato in diverse occasioni i collaboratori di giustizia, diversi boss. Si è seduto allo stesso tavolo. 

E nel Paese dove si piangono i martiti delle mafie, dove tutti nominano a sproposito i nomi di Giovanni (Falcone) e Paolo (Borsellino), tutto questo rappresenta una vergogna di Stato. Ci si riappropria della memoria solo nel giorno delle commemorazioni e poi, negli altri 364 giorni, si inneggia a personaggi che non hanno nulla a che fare con la legalità.  

"Se questo è un uomo" scriveva Levi. In questo caso dovremmo chiederci se questo è uno statista. Vorrebbero, addirittura, farlo passare per statista. In questo Paese strano tutto accade al contrario. Le persone perbene vengono continuamente messe da parte, in alcune circostanze anche derise, e i delinquenti diventano statisti.Questi politicanti da strapazzo continuano impunemente a prenderci per il culo. Facendoci continuare a mangiare merda. Sanno benissimo che proprio la merda è diventato un piatto prelibato per molti italiani. Alcuni la mangiano anche con piacere. Ma ogni cosa ha un limite. E, in questo momento, stiamo rischiando di superarlo. 

«Numeri alla mano, le possibilità ci sono tutte», ha dichiarato l'altro giorno Roberto Calderoli al Giornale (che fu di un certo Indro Montanelli, che aveva capito benissimo il pericoloso soggetto di Arcore), «di voti ne bastano 430. Il resto arriva». Il resto è sempre arrivato, in passato. Basta poco, soprattutto per chi dispone di finanze e di armi di ricatto. Nel Paese sotto ricatto tutto si ottiene facilmente.

Nemmeno per un attimo vorremmo vedere quella faccia piena di cerone al Quirinale. Non tanto per la perenne figura di merda planetaria. Non tanto per la distruzione del prestigio dell'unica Istituzione seria che rimane in questo Paese. Ma, soprattutto, per quello che potrebbe accadere dopo. Nei sette anni. "Ma è vecchio, non durerà per sette anni". Questa è un'altra cazzata che ci continuano a ripetere da vent'anni. "E' malato", "Durerà pochi anni", "Morirà presto". E per continuare a dire queste stronzate ancora siamo costretti a nominare il suo nome e a vedere la sua facciaccia tutti i santi giorni. 

«Salvaguardare ruolo, poteri e prerogative dell’istituzione che riceve dal suo predecessore e che deve trasmettere integri al suo successore». Queste sono state le parole del Presidente Mattarella, durante il suo ultimo discorso alla Nazione (31 dicembre scorso). Ma con il "mostro di Arcore" è possibile aspirare alla "salvaguardia del ruolo, dei poteri e delle prerogative" dell'istituzione? Potrà mai - il soggetto molto conosciuto soprattutto nei Tribunali italiani - rappresentare degnamente questo Paese? 

Mettiamo per un attimo da parte tutte le puttanate che ci ha raccontato nel corso di questi anni. Tralasciamo le battute fuori luogo, le corna ai summit, le uscite degne del suo nome. Resta quel puzzo che non potrà mai eliminare dalla sua anima. Restano le sue amicizie (ad esempio Dell'Utri, il co-fondatore di Forza Italia condannato per mafia), restano i suoi legami (ad esempio Vittorio Mangano, lo "stalliere" mafioso di Arcore). Resta quella melma schifosa e puzzolente che da tempo bisognava eliminare dalla scena politica italiana. 

Diventa definitiva la sentenza contro l'ex senatore di Forza Italia per concorso esterno in associazione mafiosa. La Procura: "E' stato il garante dell'accordo tra Berlusconi e Cosa Nostra".

"Per diciotto anni, dal 1974 al 1992, Marcello Dell'Utri è stato garante dell'accordo tra Berlusconi e Cosa nostra", aveva sostenuto il pg Galasso davanti alla Corte. "In quel lasso di tempo", aveva osservato il pg, "siamo in presenza di un reato permanente". "Infatti, la Cassazione, con la sentenza del 2012 con cui aveva disposto un processo d'appello-bis per Dell'Utri, aveva precisato che l'accordo tra Berlusconi e Cosa nostra, con la mediazione di Dell'Utri", ha aggiunto Galasso, "c'è stato, si è formato nel 1974 ed è stato attuato volontariamente e consapevolmente".

La Repubblica, 9 maggio 2014

 

"Se saremo uniti e solidali il Paese ripartirà". Queste sono le sue parole, riportate dallo stesso Giornale. "Se vado io al Colle non si va alle urne" (fonte Corriere della Sera). La macchina infernale è stata messa in moto da tempo. Stanno lavorando, i suoi servi, per raggiungere l'obiettivo. I conti della serva sono iniziati da tempo. Tutto si sta muovendo per permettere questo scempio finale. I sondaggi lo danno in ottima posizione, la massa continua a premiare i peggiori. Questa potrebbe essere l'ultima partita.

 

Potevano contrastarlo prima (abbiamo avuto l'opposizione più indegna e incapace del mondo), lo hanno protetto, lo hanno coccolato. Lo hanno pure detto - senza vergogna - in Parlamento. Luciano Violante, per citarne uno a caso, fu chiaro e rassicurante. A nessuno mai, nel corso di questi anni, è venuto mai in mente di mettere in discussione il suo impero, le sue televisioni (con le quali ha contribuito a rincoglionire gli italiani).

 

Dove ha preso i soldi Silvio Berlusconi? Come ha iniziato a costruire le sue fortune Silvio Berlusconi? Da chi è stato aiutato economicamente Silvio Berlusconi? Quali sono stati i legami di Silvio Berlusconi? Perchè parlava con i mafiosi Silvio Berlusconi? Quali accordi sono stati stretti tra i mafiosi e Silvio Berlusconi? Le risposte non interessano a nessuno. La massa non è interessata a capire, a comprendere. 

 

Noi, come pochi altri, continueremo a tenere alta l'attenzione su questa grave questione. La stecca fuori dal coro è necessaria. E in questo momento è fondamentale battere in continuazione sullo stesso chiodo. Forse la "casa" non crollerà ma un domani (tra pochi giorni) non saremo tra i responsabili di questo grave scempio istituzionale, politico e morale

 

Dalla SENTENZA, Cassazione, 9 maggio 2014.

I giudici di legittimità ritengono che la Corte d'appello di Palermo abbia dimostrato, "con motivazione esente da vizi logici e giuridici", che "anche nel periodo compreso tra il 1983 e il 1992, l'imputato, assicurando un costante canale di collegamento tra i partecipi del patto di protezione stipulato nel 1974, protrattosi da allora senza interruzioni, e garantendo la continuità dei pagamenti di Silvio Berslusconi in favore degli esponenti dell'associazione mafiosa in cambio della complessiva protezione da questa accordata all'imprenditore, ha consapevolmente e volontariamente fornito un contributo causale determinante, che senza il suo apporto non si sarebbe verificato, alla conservazione del sodalizio mafioso e alla realizzazione, almeno parziale, del suo programma criminoso, volto alla sistematica acquisizione di proventi economici ai fini della sua stessa operatività, del suo rafforzamento e della sua espansione".

 

Un'ultima cosa: cara (per modo di dire) Meloni, cerca di studiarla e comprenderla la storia di questo Paese. I "patrioti" sono ben altra cosa. I Patrioti hanno ostacolato e sconfitto (in quel preciso momento storico) la tua "ideologia". I Patrioti hanno appeso a testa in giù quel delinquente pazzoide che continuate, senza vergogna, a chiamare "duce". I Patrioti, in questo Paese, sono morti per la libertà, per la giustizia e per cacciare gli invasori (fascisti e nazisti). Il Patriota in questo Paese è stato Sandro Pertini. Insieme a tanti altri. Il tuo amico di Arcore non è affatto un "patriota", è solo un grande delinquente.  

 

«Si ritiene da parte dei giudici che Silvio Berlusconi continuò a pagare ingenti somme di denaro a Cosa nostra palermitana anche dopo essere diventato Presidente del Consiglio».

 

«Risultano annotati in un libro mastro della mafia palermitana movimenti di denaro e ricezione di una somma montante a centinaia di milioni da parte del gruppo imprenditoriale legato a Berlusconi anche dopo che Silvio Berlusconi aveva assunto la carica di Presidente del Consiglio. Un Presidente del Consiglio, se questo è vero, il capo di un governo della nostra Repubblica pagava Cosa nostra».

 

«Nonostante un gravissimo silenzio e una gravissima ignoranza indotta nell'opinione pubblica, sull'argomento noi magistrati avevamo già una sentenza che aveva condannato definitivamente il senatore Dell'Utri per concorso in associazione mafiosa. Questa stabiliva e statuiva che l’allora imprenditore Silvio Berlusconi nel 1974 con l'intermediazione di Marcello Dell'Utri avesse stipulato un patto con esponenti apicali, esponenti di vertice della Cosa Nostra palermitana. Patto di reciproca protezione e sostegno. E che quel patto era stato rispettato dal 1974 almeno fino al 1992».


«Ma questa sentenza di primo grado sulla trattativa Stato-mafia va oltre. È stato dimostrato che l'intermediazione di Dell'Utri è proseguita attraverso la trasmissione di messaggi e richieste di Cosa Nostra a Silvio Berlusconianche dopo il 1992. Soprattutto dopo che Silvio Berlusconi a seguito delle elezioni del marzo 1994 divenne Presidente del Consiglio. Quindi per la prima volta questa sentenza chiama in ballo Silvio Berlusconi non più come semplice imprenditore ma come uomo politico addirittura come Presidente del Consiglio. Questo è un passaggio che pochi hanno sottolineato che può essere incidentale ma è assolutamente indicativo della gravità del comportamento di Silvio Berlusconi che i giudici ritengono accertato, è un passaggio apparentemente slegato all’imputazione mossa a Dell'Utri in questo processo ma molto significativo».

Nino Di Matteo, Procuratore Nazionale Antimafia, Antimafia2000.com, 27 settembre 2018

 

 

«La Trattativa continuò anche con il Governo Berlusconi. Dell’Utri, lo spiegano i giudici nella sentenza, rappresentò a Berlusconi le richieste di Cosa nostra. E dicono i giudici che quel Governo tentò di adoperarsi, non riuscendoci per motivi che non dipendevano dalla volontà del premier, per accontentare alcune delle richieste di Riina. Dice quella sentenza che un presidente del consiglio del Governo italiano, nello stesso momento in cui era presidente del consiglio, continuava a pagare, come aveva fatto nel 1974, cospicue somme di denaro a Cosa nostra».

Nino Di Matteo, presentazione Il Patto Sporco, Roma, 14 novembre 2018

«Pensare che il sostituto del Presidente Mattarella potesse avere profili del genere di cui stiamo parlando, mi consenta di dirlo, mi farebbe sentire in imbarazzo. C’è sempre un limite a tutto.»

Giuseppe Antoci

 

La Costituzione italiana:

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

 

ART. 83.

Il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri. All’elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze. La Valle d’Aosta ha un solo delegato. L’elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi della assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta.

 

ART. 84.

Può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni d’età e goda dei diritti civili e politici. L’ufficio di Presidente della Repubblica è incompatibile con qualsiasi altra carica. L’assegno e la dotazione del Presidente sono determinati per legge.

 

ART. 85.

Il Presidente della Repubblica è eletto per sette anni. Trenta giorni prima che scada il termine, il Presidente della Camera dei deputati convoca in seduta comune il Parlamento e i delegati regionali, per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Se le Camere sono sciolte, o manca meno di tre mesi alla loro cessazione, la elezione ha luogo entro quindici giorni dalla riunione delle Camere nuove. Nel frattempo sono prorogati i poteri del Presidente in carica.

 

ART. 86.

Le funzioni del Presidente della Repubblica, in ogni caso che egli non possa adempierle, sono esercitate dal Presidente del Senato. In caso di impedimento permanente o di morte o di dimissioni del Presidente della Repubblica, il Presidente della Camera dei deputati indice la elezione del nuovo Presidente della Repubblica entro quindici giorni, salvo il maggior termine previsto se le Camere sono sciolte o manca meno di tre mesi alla loro cessazione.

 

ART. 87.

Il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale. Può inviare messaggi alle Camere. Indice le elezioni delle nuove Camere e ne fissa la prima riunione. Autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo. Promulga le leggi ed emana i decreti aventi valore di legge e i regolamenti. Indice il referendum popolare nei casi previsti dalla Costituzione. Nomina, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato. Accredita e riceve i rappresentanti diplomatici, ratifica i trattati internazionali, previa, quando occorra, l’autorizzazione delle Camere. Ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere. Presiede il Consiglio superiore della magistratura. Può concedere grazia e commutare le pene. Conferisce le onorificenze della Repubblica.

 

ART. 88.

Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse. Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura.

 

ART. 89.

Nessun atto del Presidente della Repubblica è valido se non è controfirmato dai ministri proponenti, che ne assumono la responsabilità. Gli atti che hanno valore legislativo e gli altri indicati dalla legge sono controfirmati anche dal Presidente del Consiglio dei ministri.

 

ART. 90.

Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nel l’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri. 

 

ART. 91.

Il Presidente della Repubblica, prima di assumere le sue funzioni, presta giuramento di fedeltà alla Repubblica e di osservanza della Costituzione dinanzi al Parlamento in seduta comune.

 

 

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LETTERA APERTA A GIORGIA MELONI

 

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L'INCUBO POTREBBE DIVENTARE REALTÀ

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- BACIAMO LE MANI/1^ parte

IL PAESE SENZA MEMORIA e SENZA VERGOGNA. Il Caimano torna di moda. Nel Paese orribilmente sporco arrivano proposte scellerate da parte di personaggi scellerati: non vedevano l’ora di riabilitare l’ex Cavaliere di Arcore. Una rovina per questo Paese, altro che statista. Quando ci libereremo politicamente di questi personaggi? Quando potremo chiudere una parentesi trentennale vergognosa? È un Paese alla rovescia: gli onesti diventano delinquenti e i delinquenti continuano a passare per martiri.