Il 2021 della Giustizia: un anno al passato

Dalla riforma Cartabia alla candidatura di Berlusconi al Quirinale, dai referendum di Lega e Radicali agli scandali interni della magistratura, dalla riabilitazione di Dell'Utri e Cuffaro a Francesco Paolo Sisto al Ministero di via Arenula: il 2021 è stato un anno di assalto alla Giustizia, ma nessuno se ne è accorto.

Il 2021 della Giustizia: un anno al passato

Quale momento migliore, se non questo, per metter mano alla Giustizia italiana? Quale occasione più propizia, se non quella del governo con tutti dentro – approvato pressoché unanimemente da tutto il mondo dell'informazione –, per far passare leggi e riforme che sono sempre state il sogno proibito di un largo schieramento trasversale, che la Giustizia la vorrebbe asservita, docile, flessibile, inoffensiva?

Da due anni non si fa altro che parlare di Covid, certificazioni verdi, quarantene, bollettini, curve dei contagi. L'emergenza sanitaria ha monopolizzato l'informazione, offrendo al dibattito pubblico una grande arma di distrazione di massa, alimentata da contrapposizioni che hanno fatto comodo soprattutto a chi avrebbe voluto manovrare indisturbato.
 

Così si è parlato poco (e male) di riforma della giustizia, di processi, dello stravolgimento dei capisaldi della legislazione antimafia e di tutto quanto concerne il delicato tema Giustizia. D'altronde, una società civile male informata, e costantemente distratta dalla guerra ai NoVax, finisce col digerire apaticamente anche le posizioni più indigeste. 

Il 2021 è stato l'anno nero della Giustizia. Una restaurazione mascherata da rinnovamento, spacciata per rigenerazione e progresso. La Giustizia è sotto assedio, anche se le raffiche di fuoco sono poco visibili.

La riforma Cartabia è una delle peggiori degli ultimi decenni. Le modifiche hanno parzialmente limitato i danni, ma il risultato finale è comunque allarmante. Il meccanismo della improcedibilità si abbatterà come una tagliola sui processi, il Parlamento detterà ogni anno una lista di reati prioritari che le Procure dovranno perseguire, attentando di fatto al principio della obbligatorietà dell'azione penale e alla separazione dei poteri. 

Ce lo ha chiesto l'Europa, dicono. Come se la Giustizia potesse essere una merce di scambio per lo sblocco di fondi economici.

 

Per approfondimenti: Gratteri: «La riforma Cartabia è la peggiore che io abbia mai letto»

Continuiamo a registrare carenze di organico (in Italia ci sono la metà dei giudici e un quarto dei pubblici ministeri rispetto alla media europea) e la mancata volontà di depenalizzare una serie di reati minori che alleggerirebbero la macchina giudiziaria.

Al momento, nel nostro Paese, l'ergastolo ostativo è stato abrogato. La scorsa primavera, la Consulta si è pronunciata sulla incostituzionalità del 4-bis e ha dato mandato al Parlamento di modificare la norma entro un anno. Così si sono riaccese le speranze degli ergastolani irriducibili – Graviano su tutti – che sognavano di poter accedere a permessi premio e semilibertà, senza intraprendere nessun percorso di collaborazione con la giustizia.

Se passasse l'idea che è sufficiente “dissociarsi” dalla mafia senza collaborare, si farebbe un passo indietro di almeno quarant'anni e si vanificherebbero decenni di risultati ottenuti sulla strada della ricerca della verità anche grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Marta Cartabia, oggi ministro della Giustizia, era vicepresidente della Corte costituzionale quando questa si pronunciò a favore dei permessi premio per gli ergastolani ostativi e sul tema si è sempre schierata apertamente contro il 4-bis, uno dei punti di forza della legislazione antimafia immaginata da Giovanni Falcone

Ma non è tutto, perché la nuova maggioranza extra large ha tentato l'assalto ad altri strumenti fondamentali per il contrasto alla criminalità organizzata, come il trojan e le intercettazioni. E se alcuni emendamenti sono stati momentaneamente accantonati, c'è da giurare che i parlamentari proponenti torneranno alla carica. 

Il 14 dicembre è diventato legge anche il decreto legislativo sulla presunzione di innocenza, un provvedimento confusionario e poco chiaro che ha recepito le disposizioni del Parlamento europeo, ma che di fatto ha limitato la possibilità che l'autorità giudiziaria possa contribuire all'informazione pubblica senza incorrere in sanzioni e richieste di risarcimento.

Il 2021 è stanno l'anno della raccolta firme per i referendum sulla Giustizia, i cui quesiti richiamano in parte alcuni punti del Piano di rinascita democratica di Licio Gelli.

Su questo tema, che sarà centrale nei prossimi mesi, non si è mai aperto un serio dibattito nel Paese: separazione delle carriere, responsabilità civile dei magistrati, abrogazione della legge Severino, rimodulazione delle misure cautelari, sono tutti argomenti finiti nel calderone dello scontro politico e sottratti a qualsiasi tipo di reale approfondimento, come fosse una sorta di rivalsa nei confronti del potere giudiziario, che si vorrebbe sempre meno autonomo e più dipendente dal potere politico.

2021 anno amaro, ma anche Amara: dossieraggi, fango e inchieste hanno contribuito ad alimentare un clima di sfiducia nei confronti della magistratura, del quale si approfitterà per ribaltare schemi mentali e morali nel futuro prossimo venturo.

La candidatura di Silvio Berlusconi (pregiudicato, pluri-indagato, sul libro paga di Cosa nostra, indagato a Firenze per le stragi di mafia del continente) alla più alta carica dello Stato, non ci sconvolge neanche più.

La sentenza di Appello sul processo Trattativa (di cui stiamo ancora aspettando le motivazioni, ma sulla quale eminenti commentatori si sono già pronunciati escludendo del tutto l'ipotesi che una Trattativa tra lo Stato e la mafia sia realmente esistita) ha riabilitato la figura di Marcello Dell'Utri, che la stampa ha prontamente assolto da ogni accusa (anche da quelle per le quali ha già scontato una condanna passata in giudicato).

Salvini ha proposto il generale Mario Mori come senatore a vita, Denis Verdini e Totò Cuffaro tessono ancora le trame della politica nazionale e territoriale. Francesco Paolo Sisto, legale di Berlusconi e uno degli animatori dei sit-in contro la “giustizia a orologeria” dei magistrati che indagavano su Berlusconi, è diventato Sottosegretario alla Giustizia nel governo dei Migliori e la ministra gli ha affidato il compito di stilare le valutazioni sui magistrati. Attendiamo la riforma del CSM per sganasciarci definitivamente.

Il 2021 è stato un anno al passato per la Giustizia italiana, ma non ce ne siamo neppure accorti. Il Covid ha camuffato per bene quest'odore di 1994 che pare di annusare nell'aria. Se esaminati singolarmente, i segnali lanciati non sembrano poi così allarmanti. Ma se analizzati nel complesso, come parte di un unico disegno, ci restituiscono un'immagine angosciante di quello che potrebbe essere il futuro della Giustizia italiana. 

Fortuna che adesso arriverà il 2022, il trentennale delle stragi di Capaci e via D'Amelio, le monete da 2 euro con l'immagine di Falcone e Borsellino e le grandi commemorazioni di Stato.

Allora basteranno due tweet, un paio di passerelle e una corona di alloro per imbiancare sepolcri e coscienze.

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