Sanità in Molise? «Si spera in un sussulto di orgoglio di un popolo»

L'OPINIONE. «Se la società non sarà in grado di rinnovarsi con progettualità nuove e con rappresentanze politiche che rompano con questo squallido passato, questa terra verrà abbandonata al declino.»

Sanità in Molise? «Si spera in un sussulto di orgoglio di un popolo»

Ormai, come nel valzer degli addii di Hayden, un pezzo alla volta, l'orchestra scompare. La politica ci ha messo 20 anni per produrre questo sfacelo e per cedere ai privati convenzionati quasi tutto il fondo sanitario regionale di 600 milioni.

Ora vorrebbero aspettare le elezioni del 2023 prima di passare tutto al privato convenzionato, prolungando l'agonia, lo strazio e la pericolosità di strutture sempre più precarie.

Vorrebbero far apparire, quello che sta avvenendo, non una scelta politica ma una ineluttabilità del destino.

Si parla che per le prossime elezioni regionali dovranno ripresentarsi pesonaggi del giurassic parc che hanno determinato questo sfascio, appartenenti all'epoca Iorio, Frattura, Toma, come unica possibilità per questa regione. Si cercano alchimie tecniche perché le future liste civiche, visto che i partiti dovranno nascondersi in quegli aggregati, non possano che essere sottoposte e guidate sempre dal solito squallore.

Una società che non riesce a cambiare una rappresentanza fallimentare, che ha generato questo sfascio, e non solo in sanità, è destinata a perire.

Se la società non sarà in grado di rinnovarsi con progettualità nuove e con rappresentanze politiche che rompano con questo squallido passato, questa terra verrà abbandonata al declino. Si spera in un sussulto di orgoglio di un popolo ed in una reale rottura con il passato.

Nel frattempo, che la politica si assuma le sue responsabilità e ceda subito tutto al privato convenzionato visto che ha creato le condizioni per questo, evitando di prolungare lo strazio e lo squallore di questo degrado.

Ma anche questa volta politici e sindaci, come muri di gomma, faranno finta di non vedere, non sentire e non parleranno.

Lucio Pastore

 

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